Se n’è parlato tanto del “musical lo-fi” “Cinque allegri ragazzi morti”, tratto dall’omonimo romanzo a fumetti di Davide Toffolo con le musiche del gruppo dello stesso Toffolo, i Tre allegri ragazzi morti.
La saga racconta la storia horror-romantica di cinque liceali che, in seguito a un incidente mortale procurato da un rito voodoo, diventano zombie condannati a nutrirsi solo di carne umana, rinunciando all’amore e astenendosi dal modificare il corso delle esistenze altrui.
Il primo episodio della versione teatrale di questa saga, “L’alternativa”, ha avuto l’anteprima al Teatro Litta di Milano nell’ambito di Apache ed è andato esaurito ancor prima di debuttare.
A Roma ha replicato con successo in data unica nei nuovi spazi delle Carrozzerie n.o.t. Un esperimento nuovo e interessante per vari motivi. Ne parliamo oggi con la regista, Eleonora Pippo.
Mi hanno chiesto di farti un’intervista “pop”, sei quindi autorizzata a dare risposte pop. Ma la prima domanda è banale. Come e perché nasce lo spettacolo? Un tempo eri una groupie dei Tre allegri oppure è Davide Toffolo che ha sentito un desiderio di teatro impellente?
Ascolto i TARM da quando ho visto il loro primo concerto nella palestra della mia scuola. Era il ’94 e io frequentavo il quinto anno dell’Itc Milani di Pordenone. Da quel giorno sono diventata fan, andavo a tutti i concerti e stavo attaccata agli ampli a sfondarmi i timpani con “Quindiciannigià”. Quei volumi esagerati sovrastavano quello della voce di mia mamma che mi diceva di tornare a casa presto e facevo le sei! CARMMLOFI nasce così.
In scena, insieme a Davide, ci sono Mimosa Campironi, Maria Roveran, Libero Stelluti e Matteo Vignati: quattro giovanissimi scatenati e tutt’altro che morti. Recitano, cantano, ballano e suonano, ma soprattutto sprigionano un’energia coinvolgente. Come li avete scelti: avete fatto loro un’interrogazione sui testi dei TARM?
Li ho scelti tramite un video-provino. Ho diffuso sul web un’open call rivolta a giovani attori nella quale ho richiesto l’invio di un video lo-fi girato secondo le pochissime indicazioni di una micro-sceneggiatura. Cercavo persone coraggiose, capaci di trasformare gli interrogativi in azione.
Toffolo ha costruito negli anni un immaginario fatto di musica e fumetto, riuscendo a collegare sempre questi due mondi. Come hai lavorato, a livello registico, con tutto questo materiale che parla di adolescenti e zombie?
Ho pensato all’horror come ad una manifestazione di origine psicosomatica. Il conflitto interiore dei protagonisti è così violento da non poter essere contenuto dal corpo. Se Sabina non si trasformasse in lupo mannaro, se non avesse la possibilità di superare il limite della propria pelle, morirebbe. Al ragazzo che la corteggia succede esattamente questo, muore di paura. Le canzoni, la danza e le poche parole del fumetto sono le “armi” a disposizione dei protagonisti in questa lotta per la sopravvivenza a se stessi.
Alla replica romana c’erano decine di ventenni, nerd con lo zaino in spalla e appassionati di fumetti, oltre a fan di Toffolo con tanto di libro in mano per l’autografo. Scene che a teatro si vedono raramente. Credo che il valore più importante dell’operazione sia la potenzialità di intercettare nuovi spettatori, attingendo da altri settori. Una risposta “nei fatti” alla crisi del sistema teatrale. Molti, durante lo spettacolo, cantano a memoria le canzoni: che effetto fa?
E’ molto emozionante. Il pubblico di CARMMLOFI ha un valore enorme: è lo spettacolo. Il più delle volte il teatro è un luogo morto che parla solo a se stesso, in questo caso parla di morte a delle persone vivissime, che sono anche i protagonisti della storia. I ventenni che cantano durante lo spettacolo vivono attivamente il proprio ruolo di pubblico, fanno “come se fossero a casa loro” perché sentono che lo spettacolo gli appartiene.
Dopo la replica romana c’era una bella atmosfera di entusiasmo, anche gli operatori teatrali sembravano soddisfatti. Secondo te qual è l’elemento vincente che ha decretato il successo dello spettacolo? Forse è anche merito dell’eterna adolescenza della (nostra) generazione TQ?
Credo di sì. Siamo quelli del “tutto può essere”, del “posso essere tutto”, perciò la ricerca della propria identità, caratteristica della fase adolescenziale, non finisce mai. Gli adolescenti di CARMMLOFI sono quindi gli adulti contemporanei.
Avete prodotto il primo dei nove episodi della saga (edita da Fandango-Coconino). Che accade adesso? Quando rivedremo i ragazzi morti in scena?
Ci sarà un tour primaverile, a maggio, a breve saranno comunicate le date. Mi piacerebbe molto mettere in scena tutti gli episodi… come “Guerre stellari”! Vedremo
Sarebbe bello che CARM facesse da apripista a maggiori contaminazioni fra musica indie e teatro. Cosa ha da imparare, secondo te, lo sciagurato sistema teatrale italiano dal vostro spettacolo?
Il teatro italiano non crede nel contemporaneo e nello sconosciuto. Ha bisogno di modelli riconosciuti per poter dare fiducia, e continua a ripercorrere la propria storia invece di mettersi in ascolto dei tempi che corrono. Se, in nome di questo ascolto autentico, si modificasse nel linguaggio e nei temi credo che recupererebbe il suo valore. Caryl Churchill, una delle drammaturghe più rappresentate nei maggiori teatri inglesi, ha scritto di clonazione più di dieci anni fa. A New York i musical parlano di madri di famiglia bipolari (“Next to normal”) e sono fondati sulle contaminazioni più raffinate: “Here lies love”, sulla vita di Imelda Marcos, è basato sul concept album di David Byrne con Fatboy Slim…
Cinque Allegri Ragazzi Morti
IL MUSICAL LO-FI Episodio 1: L’Alternativa
musiche: Tre Allegri Ragazzi Morti
con: Davide Toffolo, Mimosa Campironi, Maria Roveran, Libero Stelluti, Matteo Vignati
movimenti coreografici: Simona Rossi
adattamento e regia: Eleonora Pippo
Visto cos’è successo a questo onorevole diventato musicista? http://youtu.be/CrbV–B4FrI
Sono stata a vedere il musical a Milano. Anche io sono fan dei TARM da più di 15 anni. Lo spettacolo è stato bellissimo, inutile dirlo. Conoscevo il fumetto e la trasposizione teatrale è stata di una fedeltà e semplicità disarmanti. Ho pianto e sorriso tutto il tempo per l’emozione. Intorno a me ho visto solo persone sorridenti, oltre che qualche curioso catapultato in un mondo a lui sconosciuto, ma comunque la reazione è stata positiva. Di Davide non c’è da dire altro rispetto a ciò che già si sa: una delle più belle e talentuose persone che abbia mai visto. Un “uguale tra gli uguali”. Mi complimento ancora con la regista per la scelta degli attori. Una qualità esagerata, soprattutto da parte di Mimosa Campironi, che sono sicura farà molta, molta strada. Bravi tutti! Andate a vederlo se ne avete la possibilità! Un’esperienza da restare tramortiti per giorni. Parlo per esperienza.