Quando vai a vedere uno spettacolo che ha appena vinto il Premio Ubu, se sei un vero appassionato di teatro, un po’ di emozione te la porti dentro, perché sai che starai per vedere qualcosa di certamente interessante.
Se poi lo spettacolo dura 12 ore, con qualche pausa qua è là, 26 sono gli attori in scena, 25.000 i km della tournée che lo aspetta, 12 gli spazi teatrali inusuali (allestiti appositamente) che toccherà, 350 le ore di rappresentazione previste e il tutto si svolge, nel nostro caso, nell’affascinante Hangar Bicocca di Milano, allora l’emozione diventa palpabile.
Buio, luce.
Tavoli, sedie, oggetti un po’ malandati, con l’aria di essere vecchi e consunti, un po’ fuori luogo vista l’ambientazione, ma stiamo parlando di Dostoevskij, e in fin dei conti è giusto che sia così.
Ecco che inizia la maratona teatrale de “I demoni”, che Peter Stein ha deciso di mettere in piedi in barba alle convenzioni, sostenendo che se uno spettacolo necessita di 12 ore per esser messo in scena, lui le userà tutte quelle ore, anche se non è economicamente conveniente (e infatti lo Stabile di Torino, che doveva produrre lo spettacolo, l’ha abbandonato strada facendo), anche se un’operazione simile non è per tutti i pubblici. Posizione che può essere (artisticamente) condivisibile e accettabile.
In un’anonima cittadina della provincia russa, intorno al 1870, l’arrivo del nuovo governatore Von Lembke e di sua moglie Julia fornisce lo spunto per raccontare la vicenda familiare, politica e sociale che ruota attorno alla figura di Varvara (Maddalena Crippa), generalessa crudele, fredda e ricca, che muove le persone che la circondano come pedine nelle sue mani, cercando una collocazione nel mondo per il figlio Stavrogin, appena tornato dalle sue folli imprese a San Pietroburgo.
I molti personaggi del romanzo rappresentano la Russia provinciale dell’epoca, e il nichilismo che li accompagna assume sfumature inquietanti e crudeli (soprattutto nella figura di Kirillov, Fausto Russo Alesi). Un capolavoro letterario dove le contraddizioni dell’animo umano sono solo una parte del lavoro e le vicende familiari assumono un carattere universale, per elevarsi a emblema della vita di tutti gli uomini.
Nella maratona ideata dal regista tedesco il pubblico non resta mai seduto per più di un’ora e un quarto, e l’idea permette di creare una piccola comunità teatrale che, per un giorno, vive insieme una vera e propria esperienza, certamente unica nel suo genere. Eppure… dobbiamo dire: “Peccato!”. Peccato perché il nucleo centrale dell’operazione, lo spettacolo, non è affatto quello che ci si aspetterebbe. E viene da domandarsi come abbia potuto vincere un Premio Ubu, quando nello spettacolo c’è ben poco di originale.
Stupisce come venga usato nel modo peggiore lo spazio teatrale, a fronte di un luogo suggestivo come l’Hangar Bicocca: gli attori si muovono in uno spazio affascinante e vuoto, ma restano addossati l’uno all’altro in un angolo o nell’altro, quasi attratti costantemente dalle due colonne che dividono la scena, che potrebbero essere utilizzate in molti modi, e invece sono solo un oggetto fastidioso che copre gli attori. Attori che non porgono emozioni ma si limitano a passeggiare nella scena, spostandosi da una parte all’altra.
Il disegno luci, almeno nella prima parte, è fatto di tonalità fredde e forti: scelta interessante, che però spiazza quando i protagonisti restano spesso con il viso al buio. Se l’effetto è voluto, non è molto comprensibile.
Simpatiche le incursioni di Stein, che scandisce il tempo delle scene, e ogni volta comunica al pubblico quanto tempo ha a disposizione per fare una pausa, con un ‘savoir faire’ tutto tedesco.
Per il resto, nessuna innovazione, il testo viene “raccontato”, a volte bene a volte no, in una litania di tante, troppe ore, in cui i cambi scena avvengono con i tecnici che entrano nello spazio teatrale per spostare oggetti che non sono stati utilizzati. Un tavolo con due sedie viene sostituito da un tavolo con tre sedie. Perché?
Belle le musiche, realizzate dal vivo, con un pianoforte posizionato in mezzo al pubblico, sempre per l’idea che protagonisti della scena e spettatori diventino una cosa sola.
Apprezzabile anche l’allestimento del bosco, in uno dei momenti finali dello spettacolo, dove lunghi monoliti neri vengono usati per rappresentare gli alberi, anche se la scena stride con il resto, che è invece di un realismo quasi esasperante.
Stein spiega di aver scelto di far lavorare gli attori su una recitazione cinematografica perché lo spettacolo possa girare il mondo ed essere compreso da tutti, eppure le scene sono tirate avanti senza convinzione, e alle 16 la metà del pubblico è impegnata nel riposo post-prandiale.
Unici momenti di vera vita sono quelli offerti da Fausto Russo Alesi, che riesce a far riprendere la narrazione e si fa ben seguire: compie delle azioni, non racconta il testo, lo vive.
Ma questo non basta a far apprezzare uno spettacolo che dovrebbe essere l’evento dell’anno e, invece, si mostra quasi come una lunga telenovela a puntate, dove il meraviglioso testo di Dostoevskij si perde e non c’è nulla di quello che potrebbe esserci.
I DEMONI
di Fëdor Dostoevskij
regia: Peter Stein
con: Andrea Nicolini, Elia Shilton, Maddalena Crippa, Maria Grazia Mandruzzato, Ivan Alovisio, Alessandro Averone, Rosario Lisma, Fausto Russo Alesi, Irene Vecchio, Franca Penone, Pia Lanciotti, Franco Ravera, Paolo Mazzarelli, Paola Benocci, Graziano Piazza, Giovanni Visentin, Carlo Bellamio, Fulvio Pepe, Luca Iervolino, Riccardo Ripani, Armando de Ceccon, Matteo Romoli, Peter Stein, Nanni Tormen, Federica Stefanelli, Antonella Renzella
al pianoforte: Arturo Annecchino, Giovanni Vitaletti, Massimiliano Gagliardi
durata: 9h 10′ (pause escluse)
applausi del pubblico: 3′ 50”
Visto a Milano, Hangar Bicocca, il 22 maggio 2010
L’altro giorno mi sono rivista per la seconda volta lo spettacolo (ebbene si e non me ne vergogno) e, cercando in internet qualcosa sullo stesso, sono incappata in questa diatriba scoprendo da dove proveniva l’acredine del sig. Rudoph al quale mi son permessa di rispondere su un altro sito. Mi sembra d’aver compreso che a scatenare il tutto sia stato il fatto che questo spettacolo aveva vinto – secondo l’opinione di qualcuno – immeritatamente il premio UBU. Posso solo riferire la mia esperienza personale e nulla più : l’anno prima il premio era stato vinto da un altro spettacolo del quale ho visto solo prima parte e, in quel caso, il mio desiderio più vivo era di andarmene già a metà del primo tempo (come fatto dalla mia vicina di posto che se ne è andata nel bel mezzo della rappresentazione) ma, educatamente, ho aspettato l’intervallo anche se dentro di me i pensieri erano piuttosto … tempestosi e ogni secondo era per me uno sforzo di autocontrollo per mantenere la calma . Per quanto riguarda questo spettacolo, invece, mi sono gustata per due volte dodici ore…
Silvia
è meglio dirsele in privato certe cose, via mail personale, che la libera stampa non è che serva a fare sapere ai lettori.
Allora diciamocele via mail private le verità che non vogliamo dire in pubblico.
e in pubblico …argomentiamo sulle dignità e sulle necessità.
una mail personale? ma ci credi cara Francesca. Quando uno decide il suicidio è molto difficile che lo annunci prima con un proclama . Lo mette in pratica e non lo dice a nessuno.
viva la nuova scienza: “la dietrologia interrogativa”. I dietrologi sono anime pure? Più curiosi o invidiosi? Per gioco o per vizio? ecc. ecc.
Mamma mia… quanta tristezza tutti quanti!!!! Comincio a capire cosa non va nel nostro paese. Siamo tutti uguali. Questa discussione è degna dei peggiori “salotti televisivi”. Ma vivete, andate a teatro, fate una passeggiata, fate qualcosa insomma!!! Che palle!!!!! è sconsolante…
rudolph, mi scrivi una mail personale? il mio indirizzo è ovunque! grazie…
ma non è che buttandola in cagnara si sia solamente tentato di eludere l’interrogativo più volte espresso in questi “sfogatoi”, come li chiama il critico porchetta? i critici sono congruenti? intellettualmente onesti? si rivolterebbero contro chi permette loro di esistere? di scrivere libri e accedere a incarichi universitari? Lo spettacolo di Stein ha immeritatamente ed ellitticamente ricevuto denari pubblici? Quando un critico scrive di qualcosa o qualcuno chi ci dice che non ne abbia vantaggi “altri”? …viaggi? ospitalità? giurie? concorsi? traduzioni? incarichi? edizioni? compensi e consulenze? direzioni artistiche?
solo gogol_2 e satov erano la stessa persona informatica (vedere la virgola!). Era per ex Born
Non sono sato io a buttarla in cagnara, mi pareva che prima del mio intervento, gli animi si fossero sufficientemente accalorati. Guerre tra poveri, diceva qualcuno… Dobbiamo seriamente fare una riflessione in teatro sul concetto di povertà….
Carissima redazione, quindi sostenete con certezza che Rudolph, satov e gogol sono la stessa persona?
E’ il mio ultimo post su un blog che ritengo fascista. P.S. saluti a Francesca
siete ancora convinti di essere seri?
ingrassarvi con fondi della comunità?
buona fortuna.
la risposta mi pare seria e pulita e non ho motivo di dubitare della buona fede. Mi scuso se ho “giocato” un po… Il vero gogol_ è quello prima versione, critico e serio. Ho difeso lo spettacolo e gli attori. Al di la di tutto e al netto di molte cose che forse è giusto e necessario approfondire, continuo a pensare che non si può usare (per chi in qualche modo lo ha fatto o tentato di farlo) la critica teatrale , uno spettacolo e un gruppo di attori ( con atteggiamenti e aspettative certamente diverse tra di loro! ) per fare giochi dietrologici, sollevare problemi politici o paventare giudiziarie. L’una è cosa autonoma dall’altra. La m…da e il cacao hanno lo stesso colore ma il gusto è molto diverso (scusate ma mi è venuta così..). Poi sono subentrati tal Rudolp Born (improvvisamente) e successivamente tal “ma seriamente”. E li mi sono permesso di giocare un po. Ho visto che avete “censurato” la lettera (privata) inviata agli attori dello spettacolo da parte di…. (autocensura). Se non lo aveste fatto ve lo avrei segnalato….Meglio così. D’ora in poi Satov è morto….
Buon lavoro a voi ….
Caro Gogol/Satov,
E’ vero, abbiamo dimenticato “ma seriamente”. E si è trattato “seriamente” di una dimenticanza.
Al di là di questo, noi non diamo in mano nessun giocattolo, questo è uno strumento dove lo spettatore/lettore può liberamente esprimere la propria opinione. Tutto qui. Se poi da qualcuno viene utilizzato come spazio per chattare (indipendentemente dall’utilizzo di identità diverse a fronte dello stesso IP) allora non possiamo che intervenire ed agire da moderatori ma, soprattutto, evitare che questo spazio libero ci obblighi a lavorare a tempo pieno solo per arginare sproloqui (o invettive offensive, o materiale riservato) che non portano nessun valore aggiunto ai lettori che seguono Klp. Come già detto, sta nella correttezza di chi scrive far funzionare questo strumento.
Grazie del suo ritorno Gogol_2, è ovvio che IP dinamici prevedono la possibilità di non essere mai bannati del tutto. Va benissimo così.
A livello generale però ribadiamo un concetto: sforziamoci (tutti) di essere costruttivi. L’alternativa è, come sempre, la “guerra fra poveri”, della quale siamo, troppo spesso, non solo teatralmente e artisticamente parlando, tristemente maestri.
Con riferimento alla sue domande:
a) non rilascio interviste, un tempo le facevo
b) non sono di origini siciliane.
caro KLP ti sei dimenticato di “ma seriamente”, Mica poco!! Un lapsus?. Ma sono felice di questa decisione. Il livello cui si è arrivati è esattamente quello che, ” allora seriamente “avevo lamentato. Questi blog sono aria fritta , una fesseria, benevolmente un gioco. E quando dai in mano a qualcuno una macchinetta per giocare, qualcuno la usa. Ma ricordatevi che non tutto quanto scritto era aria fritta. Molti hanno scritto cose sensate e utili. Che voi possiate tramite gli Ip conoscere l’identità informatica dei blogger è cosa risaputa….che vogliate partecipare al gioco anche voi un po’ meno. Ma non avete svelato tutto e questo non vi fa onore…Domanda, se non si fosse affacciato Satov, il gioco avrebbe potuto continuare? Dalla vostra risposta capirò altre cose…
Comunque, a voi un buon lavoro.
… Rudolph, Gogol e Satov (che sono poi la stessa persona e solo questo basterebbe a farsi un’idea del livello a cui siamo arrivati), i censori del Soviet hanno unanimemente deciso di esternare la propria stanchezza nei confronti di questo infinito palleggio di mezze frasi e battibecchi assolutamente inutili. Basta!
La conseguenza immediata è quella di porvi freno nella maniera più semplice che un censore dell’era web 2.0 conosca, una parola di tre lettere: BAN!
A presto, forse…
Cordialmente
Lei è di origini siciliane, vero?
caro satov… non ti preoccupare… me la so cavare da solo.
Per Born: mi tolga una curiosità, in quale ruolo si trova meglio: quello del dott. Jekyll o del signor Hyde.
rilascerebbe un’intervista per me? Le modalità può sceglierle lei, senza previo accordo sulle domande.
per Born: troppo poco. Avanti un altro
mi dispiace che gli amici di Gogol_2 lo abbiano lasciato solo a difendersi .Ma in fondo un po se lo merita…
Poi, questi giovanotti di KLP…che dire, non si capisce bene da che parte stanno…ma anche loro si devono barcamenare…
demostein
Satov, accolgo il tuo invito, all’inizio speravo di discutere di questa vicenda, forse chi non sa leggere e non capisce lo fa volontariamente, forse no, ma non è possibile continuare in questo modo. come diceva, chi era? walter chiari? campanini? ogni altro post in risposta dei difensori del nulla potrebbe solamente concludersi con:
FATTI AVANTI CRETINO!
ciao
attendo articolo/inchiesta/documenti di Born, per quanto mi riguarda appena ricevo i verbali del consiglio d’amministrazione, se c’è materia, faccio un esposto alla procura di torino, milano e napoli, (torino lo stabile, milano il comune, napoli o festivallo)…
ad altro succoso post….
Ormai mi pare che il più sia fatto e i livelli di conoscenza da lei acquisiti possono farci ben sperare. Per cui a sto punto forse converrebbe a tutti smetterla con questo Rosario di litanie dialettiche. Davvero come ha detto lei “occorre una lisma per smussare i toni”.
Grazie ancora per quello che potrà fare.
Asino! Ciuccio! Somaro! Quadrupede! Mulo! Bardotto! Garantito! Terrone! Legista! sostanzialmente Pirla!
qualcuno lo pronuncia ” poddenone”ma si scrive Pordenone……. tre indizi fanno una prova….il cerchio si stringe….caro “mio seriamente”.
buona giornata a te.
bravo Born, sta facendo un oscuro ma ottimo lavoro…per noi. Ha ragione lei Gogol_2 scrive male, pensa male e non sa leggere. Ma diiamogli le attenuanti generiche, non conosce le regole di questi blog….
grazie di tutto
il produttore sotto i fari, quello ombra, appunto, rimane al buio.
ma come niente nuova yok, sanfrancisco, tokio, mosca, brussell, bellino, sanpietrobuggo?
solo poddenone?
il produttore ombra no?
Il suo intuito cosa le suggerisce? Chi è la fonte? Adieu.
uè gogòlle, troppi staig e troppe letture di capitta e canziani, di gregori e ponte di pino.
fatti un po di topolino…che stai da quelle parti
ciao va.
“Cari amici, avete qualche giorno fa ricevuto delle proposte economiche per la ripresa dello spettacolo nel periodo Settembre/Ottobre 2010…”
Il mio intuito non mi tradisce mai. Diffidavo prima e avevo ragione. Il cambio di tesi era sospetto. Si sarà seduto inmezzo a “noi” e per quanto mi riguarda ci può restare, assieme al suo amico “ma seriamente”. Tutto il resto è acqua fresca…E sopratutto mi vanto di essere per lei uno scialbo interlocutore.
a presto
Caro “ma seriamente” le sue parole sono lo specchio della sua frustrazione e della sua pseudo cultura di intellettuale piccolo borghese, travestito da enfant prodige. Se questa è la sua scrittura comunicativa immagino che potrà continuare ad affascinare se stesso e qualche suo collega. Dai suoi vari post si evidenzia poi che in fatto di stima rischia di rimanere solo con se stesso. Ma questo non sempre è un male. Lasci stare la sintassi e il “medio giovane teatrante/frequentatore di teatro, ecc..” (forse e solo un’immagine riflessa) e si concentri invece sulla sua dietrologia da strapazzo che ha enucleato: non ama Stein ( e va bene), ma non ama neppure Tst. ( e va bene). Ma poi asserisce che “non tutti hanno sbagliato”. Ci dica qualcosa di chiaro…. Sulla questione degli “attori al mare” la sua tesi è davvero singolare e fantasiosa ( un altro Teatro/Produttore, un altro regista, una causa civile ecc..) Certo, se ciò fosse avvenuto, la causa civile l’avrebbero intentata gli attori che dopo aver firmato un contratto si sarebbero trovati disoccupati e senza una moneta in tasca. Stein non è un filantropo e lo ha detto. Non lavora per beneficenza e lo ha detto. Perché allora chiamarlo a dirigere un tal spettacolo. Non era uno sconosciuto, e fino a prova contraria ( ma deve esserci) la rottura si è consumata in modo stupido…(con passaggi non ancora del tutto chiari). Non centrano i 100 mila euro che sarebbero mancati per lo spettacolo. Centra altro…e qui la dietrologia la può fare da padrona. Ma a volte le cose sono più semplici di quanto si voglia farle apparire. Una tesi ( per me abbastanza realista e credibile) è quella che il Consiglio di Amministrazione del Tst non abbia creduto alla possibilità di successo dello spettacolo, paventando ( per la sua lunghezza, per le modalità di “fruizione”, per la logistica ecc..) un probabile flop e abbia rinunciato. Pensando così di pagare un prezzo minore rispetto a quello di un fallimento esplicito e tutelandosi da eventuali azioni civili. Ovviamente ha sbagliato la previsione (e la decisione). Il boicottaggio susseguente è stato abbastanza a largo spettro. Quindi Tst ha sbagliato e Stein ha avuto ragione. Può non piacere, si può dire che poteva essere gestito diversamente, che in quel passaggio, da produzione a forma di workshop, si sono consumate delle ingiustizie e altre cose poco nobili ecc. Tutto ciò , se è avvenuto, ce lo dovranno dire eventuali cause civili o penali. Il resto, per ora, continua a restare gossip.
Caro ma seriamente… lei ha un indiscusso talento per la scrittura, lei esprime concetti in una forma che è sostanza. E la forma è tutto. Da questo momento La invito ad ignorare le miserie umane e intellettuali di questi scialbi interlocutori, che mi hanno fornito tutte le informazioni che mi servivano. Anche se loro non informano, sono informati dai fatti. apprezzo cmq davvero molto il suo punctum, il suo sguardo cinicamente poetico su questo mondo di replicanti e replicati.
straordinario il suo ultimo post.
Un ultima battuta per gogol_2: “Mi sono seduto in mezzo a voi per conoscervi meglio. Ora sarete voi a dovervi riconoscere”. ha proprio ragione ma seriamente… lei scrive male, pensa male e non sa leggere.
Ai posteri
Non sono un “assiduo frequentatore dei palcoscenici da più di un decennio”… . Per me rimane “fonte” e non “fonti”. Questo, gentile Born, per rimetterla sulla giusta carreggiata. Intendo sulla mia identità. Le assicuro che sono tutt’altra persona da quella che lei immagina o presume… Molto più estranea all’ambiente di quanto possa pensare, senza interessi o quintessenze da difendere. Con però la capacità (presunta) di analizzare, ragionare, criticare, interloquire con tutto ciò che mi appare meritevole o immeritevole di attenzione. Ancorché interessato a discutere, pacatamente e senza presunzione, di teatro, di carenze e pregi di uno spettacolo, se vuole anche di “etica ed estetica” teatrale. Ciò detto possiamo tornare al merito. Confermo per intero l’assunto del ragionamento del precedente mio post. E sono certo che ne possa condividere il nucleo forte. Non mi appello a nulla. Concordo con lei: lo sdegno è sempre una buona medicina contro l’assuefazione. Ma, purtroppo, a volte, rischia di diventare una testimonianza solitaria e inefficace. Per cambiare, serve lucidità, idee e organizzazione. Ma anche queste sono solo parole. Comunque, se vuole mandarmi una mail ne sono felice….
Buona serata
gentile Born, per nulla estromesso dal sistema, ne rimango volontariamente ai margini, osservandone da altre prospettive il lento e costante impoverimento, l’imbarbarimento di costumi e lingua.
Vorrei essere in grado di trasmettere la posizione di assoluta calma che si riceve dal senso di non appartenenza ad alcun gruppo, dall’essere (dal tentare di essere) fonte di riferimento del proprio pensiero.
Quante volte, nei dopo teatro, assisto a discussioni da bar sport su attori/registi/istituzioni e difficilmente rilevo posizioni originali, qualcuno che veda le cose da una posizione originale.
Panettoni natalizi su “Le Albe”, il “Progetto Scampia” ( e io che penso che facevano meglio a mandarli a scuola i bambini di scampia, a scuola a sudare sui libri e ne avrebbero fatto uomini migliori forse, ma dopo qualche mese con Martinelli e Roberta Carlotto??? uomini migliori? boh).
Torte Pasquali sui gruppi romagnoli, impacchettare, inquadrare, avanguardia in confezione monodose?
ricerca emma dante figlia brava e diletta della borghesia addolorata che ha visto il dolore dei quartieri in cartolina e cartolina ne produce. e la tradizione ? ah si ci pensa la rilettura abborracciata di qualche mito greco, ci basta una qualche antigone a metafora di indicibili eroismi effrattivi. oh ma a pensarci bene l’Antigone moderna è Berlusconi? ve ne siete accorti? (adesso mi cancellano da tutti i blog del regno di don francuzzo).
it’s allright ma, I’m only bleeding.
Gogol, Lei non sa scrivere, e chi scrive male pensa male.
Non si offenda, ma nel tentativo di usare una lingua alta la sua sintassi (che non è ortografia) prende scivoloni di eccessiva pendenza per essere riferibile ad una persona in buona fede.
L’arditezza priva di logica delle sue argomentazioni poi è tutta formale e senza consecutio.
Insomma, accetti il fatto che qui il discorso non è un indovinello sull’identità di una singola persona ma che il caso “demoni” è ormai diventato, speriamo lo diventi su scala maggiore, un caso esplicativo di un sistema di potere, di un metodo, di una classe dirigente.
Per chiarezza: 1) non ho comuni interessi con il sig.Born, non so chi sia (non m’importa) ma abbiamo la stessa curiosità per chi vanta tanta gloria e (forse questo ci accomuna, forse no) come si suol dire “predica bene e razzola male” ; 2) Non lotto contro lo Stabile, non lotto contro Stein, non preferisco l’uno o l’altro, Stein non lo stimo, l’attuale Stabile di Torino lo stimo meno di Stein, almeno dai tempi del prode (o weltrone) Le moli-Borghi; 3) GLI ATTORI non potevano andare al mare con il contratto in tasca firmato, un altro teatro/produttore avrebbe semplicemente contestato la regia e continuato con altro regista, in base al principio: tutti sono utili nessuno è insostituibile, dopo, avrebbe semplicemente iniziato l’azione civile a tutela dei propri interessi. Che mr. Stein sia (si dica che sia) ‘no grann’ artista (citazione da canzone napoletana) rileva meno di zero ai fini dei valori condivisi di civiltà del lavoro e dei comportamenti sociali (codice civile).
4) Non hanno sbagliato tutti, di certo ad alcuni è parso che lo Stabile non si sia tutelato, che mr. Stein abbia avuto vantaggi economici immeritati, che la sua produzione ne abbia tratto un guadagno illecito, che altri produttori ne abbiano tratto vantaggi illeciti, che altri enti pubblici abbiano messo in questa vicenda denari che non c’era alcuna ragione prendessero quella via, se non ragioni appunto occulte.
Poco gentile Gogol (sempre di più l’opera),
Posso umilmente consigliarle di fidarsi meno del suo intuito e, come dicevo alcuni post addietro, studiare, leggere, informarsi, riflettere, pensare, pensare, pensare.
Lei mi sembra l’esemplificazione del medio giovane teatrante/frequentatore di teatro, il solito bel “complemento a uno” ai tronisti di maria de Filippi ed al suo pubblico, versione ubu. (quadri-maria de filippi) Rastato o comme des garcons, tascapane, occhiale nero fifties, pork pie, avanguardia inconosciuta, gonna e maglioncino grigio ma di buona famiglia, dizione esecrabilmente corretta, tanti ma tanti amici del tutto sconosciuti oh ciao, amooooore. zang coltellata.
Evvabbuò’ levità: ma che ce frega ma che c’importa, se l’oste al vino ha aggiunto l’acqua, se franco quadri ha dato un premio al suo amico, al suo parente, e noi gliè dimo e noi gliè famo, gl’hai dato il premio ma nun c’hai fregatoooooo
La prego però di non appellarsi alle eventuali ripercussioni sugli attori e sul loro rapporto col TST.
Ho già precisato che saranno tutelate alcune figure.
Lei, assiduo frquentatore dei palcoscenici da più di un decennio, dovrebbe sapere, di grazia, che è un errore lavare panni sporchi in piazza.
Le sue perpèlessità sui miei reali intenti potrà poi verificarle a giochi fatti. Per la precisione, e per sua informazione, il sostantivo fonte dovrebbe declinarlo al plurale. Se lei solo sapesse… condividerebbe (e lo farà) parte, se non tutto del mio sdegno. lei stesso è ignaro, gentile signore.
aspetto una sua mail personale… quando mi arriverà ne riparleremo….Se le può interessare posso dirle che se lei avesse la mia mail avrei individuato come d’incanto la fonte. Su questa storia credo che di cartucce da sparare ce ne siano diverse. Ma al contrario di un diffuso pensiero dietrologico, forse in poche direzioni e tutte ben mirate. Mandanti, esecutori, comprimari, amanti ecc…Certo che si; ma questo è un altro lavoro e spetta ad altri soggetti. Avere la pretesa di abbracciare tutto, rischia di scivolare nel millantanto credito, e il sacco vuoto. Ciò detto non amo molto gli “osservatori” quelli che stanno a guardare, per schierarsi poi al momento giusto. In questa storia, Le rammento però che qualcuno (parlo di diversi attori dello spettacolo) rischia di non mettere più piede in nessun circuito dello TST. Pagando un prezzo non dovuto. Rilevo poi che un grande giornale come la Stampa, di cui ne conosco abbastanza i meandri, non si è mai degnata di offrire un contributo di recensione seria ( seria, non accondiscendente!) allo spettacolo. Vedremo all’epilogo. Se non si fosse ancora capito è abbastanza chiaro che difendo lo spettacolo in quanto tale, sopratutto difendo il gruppo degli attori che con caparbietà, rischio e coraggio lo ha alimentato e sostenuto, assieme al regista. Potevano, come ha scritto Gork’kji, “andarsene tutti al mare, avendo i “contratti in tasca già firmati a spese del contribuente”. Ripeto, attaccare lo spettacolo, (laddove è stato fatto) usando strumentalmente le armi della critica teatrale, per sollevare un problema politico , giudiziario o più semplicemente per mettere in cattiva luce questo o quel personaggio è un gioco fin troppo scoperto, inconsciamente gattopardesco, che alla fine lascerà esattamente le “cose” come stavano in precedenza, con gli stessi equilibri, gli stessi meccanismi decisionali, operativi, e, se volete, di potere. Tutti hanno sbagliato, tutti sono corrotti, nessuno ha sbagliato nessuno e corrotto. Mettersi alla testa di battaglie senza truppe, da avanguardie illuminate, sparando nel mucchio è come voler grattare l’aria appiccicati al pavimento.
Su di Lei sig. Born mi permetto, senza offesa alcuna e con il dovuto rispetto, di mantenere le mie forti riserve ( non sulla sua persona, che non conosco, ma sui suoi veri intenti). Me lo suggerisce il mio intuito, che ormai ha i capelli bianchi, bianchi.
Apprezzo questo sua ultimo post. Riguardo alla sua identità è lei ad essere fuori strada. Le ho detto dil imparare a leggere tra le righe, alludendo anche alle citazioni fatte… Andrea è un nick personale, mi creda, so con chi sto parlando e presto gliene darò prova, inviandole una mail personale. Ricapitoliamo…
La posizione di “ma seriamente” mi è è parsa da subito minoritaria, rispetto ad un sistema, dal quale volente o nolente è stato estromesso. Ed il distacco forzato è uno dei propulsori più potenti nell’individuazione della personalità.
I soggetti di cui si avvale un sistema di potere sono più di due, in quanto è capace, con l’arma implicita del ricatto, ad erigere muri omertosi.
Si tratta di una gelatina composta da amanti di uomini potenti, da amicizie funzionali, da muri omertosi e talvolta da veri e proprie adesioni a sistemi illegali.
Diceva Brecht: ” E ci sedemmo dalla parte del torto, perchè tutti gli altri erano occupati…”
Una battaglia è credibile quando fa distinzione tra mandanti, esecutori, complici e concorsi esterni, non quando concentra la sua attenzione solo su un aparte della fitta trama.
Da ANNI IL MONDO DELLO SPETTACOLO E’ SOTTO IL GIOGO DEI CAPRICCI PUBBLICI E PRIVATI di alcune eminenze grigie, che godono del sostegno di personalità insospettabili.
Il caso in questione è emblematico: lettere di ringraziamento di burocrati, allegate come promemoria di chissà quali futuri benefici, danno un senso di appartenenza a certi gangli, che, qualora lei fosse stato dall’altra parte del muro, sono motivo di morte per altri. In nome di molti condannati a morte, e di quel principio sempre più relativo che risponde al nome di Verità, consegnerò all’opinione pubblica un”diario di bordo” di questa oscura vicenda. Ora che il giro in navetta sta per concludersi, i marinai si ammutineranno?
So di correre il rischio di sparare nel mucchio, ma non nel caso che ho posto nel blog. Non ho difeso nessuna pagnotta, Stein è uomo di sicuro spessore, e alcune trovate dello spettacolo le ho trovate di indubbio rilievo.
Io faccio sul serio, signor (se vuole le invio una mail personale), ammetto di scherzare, ma solo sulle cose piccole, senza importanza. per rispondere alla sua riflessione sulla questione delle monete, la risposta è in una domanda: ogni avventura come questa ha un inizio e una fine. Quanta parte di questo tesoretto posso acquisire, senza pormi problemi? E la risposta: il mio limite è questo. Chi lo ha osservato non tema per il suo futuro.
dfistinti saluti
Rudolph Born
Complimenti sig. Born ( s’ora in avanti solo le Lei) , ma non sono Andrea. Molto molto fuoristrada. Ma poco importa. In ogni caso le comunico che un copione lo so leggere e anche tra le righe del suo precedente post. Qui mi fermo. Se avrò modo di leggere il suo dossier su Repubblica ( non credo mai sulla Spampa, ma mi potrei anche sbagliare) cercherò di trovare tutti gli elementi oscuri di questa vicenda. Essendo un paladino della legalità e delle cose trasperenti non potrei che esserne felice. Ma cosa centra un attore come Gor’kji…o altri attori? Perchè ha difeso lo spettacolo e la sua pagnotta? Lei e il suo nuovo interlocutore “ma seriamente”avete evidenziato dei “comuni interessi”. E questo dopo tante schermaglie mette un po d’ordine. Sarebbe curioso capire quali. Mi pare di cogliere che più che l’arte e il teatro qui c’entrino le monete. Quelli che a vostro giudizio sono distribuite male e ai soliti che già ne dispongono abbastanza, contro chi invece non ne riceve abbastanza. Una vecchia storia, che ci porterebbe lontano. Parlando di dossier, siamo in piena attualità. Di solito questi hanno sempre proprie finalità, in parte esplicite, altre implicite. Non le chiedo di esplicitarle perchè sarebbe esercizio inutile, ma le prometto che appena avrò chiaro i suoi reali obiettivi e finalità. La mia riflessione ad oggi (semplificando) è questa: i soggetti di questa vicenda sono almeno due (originariamente), TST e il regista Peter Stein. Tra i due pare non ci sia ormai più grande feeling, dopo la rottura. Registro invece che da parte vostra ( o perlomeno di “ma seriamente”) i due continuano a essere messi sullo stesso piano. Dovete dire chiaro contro chi volete puntare il fucile. Ne va della credibilità della vostra presunta battaglia. Usare la critica teatrale per sollevare un problema politico o giudiziario è poco serio. E fino a questo momento, questo è stato paventato. Personalmente credo di avere, nel merito, poche idee ma abbastanza solide e precise. E non sono a favore del TST.
Complimenti sig. Born ( s’ora in avanti solo le Lei) , ma non sono Andrea. Molto molto fuoristrada. Ma poco importa. In ogni caso le comunico che un copione lo so leggere e anche tra le righe del suo precedente post. Qui mi fermo. Se avrò modo di leggere il suo dossier su Repubblica ( non credo mai sulla Spampa, ma mi potrei anche sbagliare) cercherò di trovare tutti gli elementi oscuri di questa vicenda. Essendo un paladino della legalità e delle cose trasperenti non potrei che esserne felice. Ma cosa centra un attore come Gor’kji…o altri attori?? Perchè ha difeso lo spettacolo. Da q Lei e il suo nuovo interlocutore “ma seriamente”avete evidenziato dei “comuni interessi”. E questo dopo tante schermaglie. (ora capisco il primo veemente Ma quali? E contro chi? e per quali pobeitt
grazie per il consiglio, ma sono già ad un ottimo punto. Posso anticiparle che a settembre una delle maggiori testate giornalistiche, pubblicherà un mio approfondito dossier. Prevedo uno scossone sismico nella direzione dello Stabile di Torino. E visto la simpatia che nutro per lei, per la sua chiarezza e un notevole spessore dialettico (sono uno di quegli ultimi convinti asserori del nietzschiano “ETICA ED ESTETICA …..” ) le faccio un regalo in anticipo: ai libri contabili ci siamo già arrivati….
Abbia pazienza e vedrà…
Riguardo a me, per Giorgio Colli, Umberto Galimberti rappresento una figura indispensabile.
Non era vanagloria la mia, ma nel mio ambito godo di un’incondizionata stima a livello europeo.
Ma questa è una precisazione inutile, ai fini del nostro comune interesse. Le auguro ogni fortuna.
con affetto
Rudolph Born
Gentile sig. Born,
Sono lieto che si possa finalmente sapere cosa sia successo nel segreto dei consigli di amministrazione (che peraltro sono del tutto pubblici in forma di verbale).
Rimango convinto che nella vicenda “Demoni” ci sia qualcosa di molto opaco. Ho parlato ad una mia conoscente che esercita la professione di avvocato e lei mi dice che basterà chiedere copia degli atti alla direzione del Teatro Stabile di Torino in via ufficiale con una raccomandata di ritono per ottenere copia di tutti i verbali del consiglio di amministrazione, per quanto riguarda i libri contabili invece la vicenda è più complessa, ma si può chiedere visione.
Lo stesso discorso ovviamente vale per il Festivallo del manager quaglia, che ha “coprodotto” i Demoni e per il comune di Milano che ha in qualche modo finanziato il proseguimento della produzione.
Io chiederò tramite la mia amica copia di questi documenti per provare a capirci qualcosa a parte il gossip.
Le chiedo, ci farà sapere dove pubblicherà i risultati della sua indagine?
grazie
ma…seriamente (assolutamente sconosciuto dappertutto)
ok Andrea, lo farò, ma tu devi imparare a leggere tra le righe di un “copione”. Troverai il nome di…
Tu dici che il mio cognome è anonimo? Forse per te, ma non per certi addetti ai lavori. Cmq vi ringrazio per avermi offerto la possibilità di pubblicare prossimamente un approfondito dossier su tutta questa nebulosa vicenda. Che siano resi pubblici i compensi, gli indennizzi e i costi di produzione, la connivenza massonica di certa critica sempre più istituzionale e preconfezionata. In tempi di magra, coloro che hanno la possibilità di mangiare vacche grasse, devono parlare sottovoce e non con questa boria.
Raccolgo l’invito di Francesca (davvero non ti ricordi di me?) di pubblicare tutto ciò in altra sede. Senza offesa per nessuno, più ampia e istituzionale.
credo che il mio nome non lo dimenticherai più.
“Non lo capisco, non lo capisco, eppure non sono un cretino…. Chi glielo aveva detto di non essere un cretino?”
errore madornale carissimo Born…Gogol_2 è altra persona da Gor’kji. Permettimi (senza polemica) una domanda : volevi difendere l’Audisio o attaccare Gor’Kji? Ma è solo una curiosità. Sarò,come si dice, “ignorante” ma il tuo cognome mi risulta abbastanza nuovo nel “panorama della cultura europea”, così come mi è parso eccessivo e un po sbragato il tuo “appoggio” all’Audisio laddove si arriva a definirla, “una delle firme più significative del nostro panorama critico”. Suvvia…il senso delle cose che si dicono. Per la curiosità di chi vuole giocare un po: Gogol_2 ha scritto con altri tre nik ….. ma non con quello di Gor’kji. Se vuoi mettere alla prova il tuo “giornalismo d’inchiesta” prova a scoprirli…
gogol_2 e gor’kji sono la stessa persona. Cmq rispondo alla domanda postami: perchè ho risposto dopo così tanto tempo? Perchè peso le parole e cerco dei riscontri…. E’ vero o no che questo è il sale del giornalismo d’inchiesta che tutti a parole dicono di proteggere… Chi ha vinto Nuove Sensibilità nel 2008? Chi nel 2009?
A qunati è stata inviata una mail di che invitava (con un manifesto entusiasmo) a leggere il commento postato il 31 maggio?
Cmq basta con questo rosario di invettive, sterili e inconcludenti. In un’epoca così poco drammatica bastano due aggettivi per scatenare una rissa. Occore una lisma per smussare i toni.
Una sola osservazione: questo è il mio nome e il mio cognome. Quindi la censura era immotivata.
E non credo di essere così anonimo nel panorama della cultura europea. mi dispiace solo che francesca non abbia fatto alcun cenno a me. Chiudo ad ogni con una citazione dell’Apocalisse di Giovanni 22.12
“Ecco, io vengopresto e il mio premio è con me, per rendere ad ognuno secondo ciò che sarà l’opera sua.”
mi accontento di essere “ignorante” nel senso appunto di uno che ignora. Il fatto di non capire di solito dipende anche dal “maestro” che spiega… Ma non ti crucciare: c’è sempre tempo… per imparare.. Ripeto: ironico si, offensivo mai…Figurati, mi sei addirittura simpatico. Ho provato a rileggere tutto e forse, al netto delle tue elucubrazioni magari possiamo scoprire di avere pure qualche cellula di affinità. Oltre al merito è pero sempre importante il metodo… Al momento per me vale quanto ho scritto precedentemente e che qui ti ripropongo: ” Nella mia lunga militanza di vita ho ormai imparato a leggere tra le pieghe delle parole, guardavi dentro e scoprirne la bellezza o l’inganno. Le tue sono, per me, rispettosamente apparenti ed illusorie, non comunicano nulla, sono respingenti e non attraenti.” Ti offro un indizio: soffermati sulle prime parole della prima frase. E sul “rispettosamente”. Puoi, se vuoi, trovarvi delle verità…Sempre che tu ne sia predisposto mentalmente.
Ps. sei completamente fuori strada sul “qualche cricca di potere” e anche s sulle “falangi nazional-avanguardistico-teatrali”. Ma proprio, fuori… fuori. Ma è un dettaglio.
caro gogol, decisamente più l’opera che l’autore.
Se non capisci, non capisci.
Ipoteticamente puoi pure essere uno di qualche cricca di potere, certo da come scrivi, da come tenti di offendere facendo finta di essere lieve ed equilibrato (io no, ti prendo solo in giro) e da come manchi di argomenti non saresti fuori posto fra una delle falangi nazional-avanguardistico-teatrali (la napoletana? la marchigiana-ravennate-napoletana? la milanese?), però non è un mio problema.
Se sei tra i “fortunati”, buon pranzo e buona cena, caviale e e champagne e infine dessert effrattivo e moderno.
Se non lo sei, buon panino con mortadella, buoni laboratori, buoni stage, qualche fringe e tanti auguri lo stesso.
Viva la vita.
ciao
Viva la vita e
Ho visto che avete fatto un po di muso duro, beccandovi degli stalinisti. Pazienza…vien da dire. Giusta la scelta e condivisibili le considerazioni così come enucleate. Attenti alle trappole… Che fine ha fatto “l’amico” della Audisio, tal Rudolph Born? che aveva a voi svelato il nome del presunto attore Gorki? Dopo la precisazione della stessa Audisio è completamente sparito…O magari ha semplicemente cambiato nick.
per quanto riguarda “ai” copiato…potevi risparmiartela…é come acqua fresca che mi sciviola addosso. Il resto della tua lunga e solitaria tiritera contro il mondo (borghese) e le persone che lo abitano, anche…. Non mi interessano gli intellettualismi avanguardistici. La storia ha già dato….Preferisco il pubblico “ignorante” e “popolano”. Auguri per il tuo, spero lieto, proseguimento di fine corsa…Perchè alla fine, intuisco, troverai solo muri. E spero che, simbolicamente parlando, servano positivamente per appoggiarvi la tua mente effervescente. Magari ne rinascerà un soggetto nuovo, combattivo ma riconciliato con il mondo. Nella mia lunga militanza di vita ho ormai imparato a leggere tra le pieghe delle parole, guardavi dentro e scoprirne la bellezza o l’inganno. Le tue sono, per me, rispettosamente apparenti ed illusorie, non comunicano nulla, sono respingenti e non attraenti.
Un saluto disarmato.
quanta rabbia, “ma seriamente”, quanta rabbia. E veramente tutto l’astio che porti dentro ti ha coperto talmente bene gli occhi da ignorare le regole che Josif ha così semplicemente e radicalmente esposto?
Fai tanto quello che vuole rovesciare il mondo. Forse il primo passo è sapere come farlo. Questo è un giornale. Cazzo. Non è una tribuna politica. Esiste una legislazione. Cazzo. Non è un’anarchia. Questo non è un bavaglio. Cazzo. E’ tentativo di sopravvivere conservando il pensiero limpido nonostante sia così difficile. Questo è il nostro lavoro. Il tuo?
1. Perchè le accuse a pioggia siamo tutti capaci a farle, ma se non le accompagni da motivazioni, “prove” valide e nome cognome di chi accusa sai che cosa sono? Diffamazioni.
2. Perchè i soldi per rispondere alle querele per diffamazione noi non li abbiamo
3. Perchè faresti meglio a scrivere le tue accuse (adesso, oltre che essere diffamazioni, appaiono, credimi, come sfoghi inutili e disarticolati ) in una mail firmata, con tuoi dati e nr di telefono allegati. Inviacela! Poi chi lo sa? Potremmo anche chiederti di scrivere un pezzo e non un commento. Se ne vale la pena.
Così invece non abbiamo altra scelta che quella di “tagliare” le parti in cui si “diffama” qualcuno. E’ quasi un autobavaglio, certo, peccato che in questo caso le fonti non siano la magistratura né tantomeno fonti certe ed attendibili (chi sei?). Attenzione che il prossimo passo è quello di bannare l’ip!!!
perchè censurate? è entrata in vigore la legge bavaglio? o da progressist alternativi vi siete ricordati che anche stalin era progressista alternativo
copiato? Ho copiato?
io Ho
tu Hai
egli Ha
dicevo, servirebbe leggere, imparare, pensare, capire. Pensare, poi provare ad essere.
Il metodo è lo stesso da secoli, serve fatica. Non sovvertirete nulla basandovi su affettazione, ignoranza, parassitismo/presuntuoso e marginalità culturale subita (evitiamo l’elogio della marginalità che qui non c’entra-si tratta di scrittura come metro del pensiero, di semplici regole).
Altri vi agiscono, i Martone, le Carlotto, i Quaglia, i Laera, i Le Moli, i Borghi, i Valenti, gli Escobar, i Curti (servilli), i Santini, persino le Nonni brrrrr e dico ce ne vuole nevvero?. Che ormai basta vestirsi di nero e essere poco educate e subito si diventa portatrici di complessità culturale.
Vi danno in pasto qualche briciola, un logo. Vi spacciano l’illusione di vivere un tempo moderno ma di moderno appunto rimane il logo, un bel nome cyber, e forse l’intenzione (vostra).
Qualche “residenza” vi quieta per degli anni, un “progetto” vi rende multiorgasmici; parole, parole senza senso, senza sostanza. Il Teatro è altra cosa, legni, cantinelle, tecnici, attori, sudore e SPETTATORI che si emozionano. L’evento e la performance sono la norma di chiusura del sistema borghese che vi ruba lo spazio della vera creatività, della bellezza dell’apprendimento, lento, costante, doloroso.
Il simbolismo significante, banale traslazione della complessità dei postmoderni. Cos’è Baudrillard per gli ignoranti? latella che mette amleto sottosopra. E ancora qualcuno grida al genio. Quanto dolore, HOWL!
Ho visto le menti migliori della mia generazione rincoglionirsi per delle minchiate, le peggiori erano e sono la gran parte, e per loro non c’è mai stata speranza.
Fra L’ETI che chiude e il fintofestival di napoli con fintomanager salvereste il fintofestival perchè fa tanto l’americano (o il berlinese, o lo scozzese a scelta).
Fra intenzione ed espressione poi, in realtà, c’è sempre fatica e talento, mi dispiace per tutti i vari gruppi post raffaelliti, i clandestini, i motiperpetui, i nipotinidibergman e tutti gli altri..oh quante belle suggestioni madama dorè, e POI? e POI? NULLA CAZZO. NULLA.
Stein una volta, forse, è stato geniale, adesso è solo uno che esiste, un altro che sbarca il lunario con L’EVENTO dichiaratamente, sfacciatamente, volontariamente effrattivo e proprio per questo del tutto innocuo.
E rimane sempre aaperta, dolorosamente aperta la questione…come mai il Teatro Stabile di Torino non ha tutelato se stesso, il suo patimonio? come mai il Teatro Stabile di Torino ha ceduto risorse senza corrispettivo al signor Stein e ai suoi produttori? di quale complessità indicibile è macchiata questa vicenda?
in forma anonima o autografa la sostanza non cambia, la domanda non cambia, se una risposta decente esistesse (ne dubito) sarebbe stata data a suo tempo.
ah si dimenticavo, c’è sempre qualcuno che se il dito punta la luna preferisce scrutare il polpastrello invece di guardare verso la luna.
Caro amico, mi stai quasi diventando simpatico…Il tuo primo posto l’ho letto bene e ti ho risposto con ironia( non con rabbia) . Poi anche tu ai copiato il metodo. Quando poi ci decideremo a svelare le nostre vere identità posso discutere con te della “vera” storia di quello che tu chiami “truffa ai danni della comunità” con riferimento al rapporto tra il TST e lo spettacolo i Demoni. Ti assicuro che forse avrai molti elementi in più per valutare le cose in modo un po’ diverso. Scoprirai che la verità ha tante facce e non una sola. A meno che non vi siano pensieri pregiudiziali……
saluti amichevoli
Brava Francesca. Al di la di tutto, delle critiche e/o delle diversità di valutazione e quant’altro, mi sento quasi portato a solidarizzare con te, con la tua sicura buona fede. E’ un istinto quasi naturale: alla fine simpatizzo sempre con chi subisce, con chi perde, con il secondo e mai con il primo. Io, che pure ti ho direttamente o indirettamente criticato. Mantengo fermi i miei punti, specialmente sull’anonimato dei commenti. ( sono tendenzialmente contro) e ritengo che tutto questo ambaradan alla fine abbia l’unico effetto di offrire uno sfogo a tante persone in cerca di questo. Anche se a tratti ci sono state cose egregie di discussione (Logatto-Bruno Visio ecc.) Un saluto sincero
…stupefatta di come una recensione, scritta sinceramente e senza pretesa di offesa nè di scatenare chissà che inferno, abbia portato a tanti commenti. da tempo ormai ho deciso di astenermi dal commentare, e non lo farò nemmeno adesso. solo una cosa: non ho idea di chi sia questo tal rudolph e dubito sia un mio amico, visto che i miei amici hanno deliberatamente deciso con me di non intervenire. Non ho idea di chi sia questa persona e mi piacarebbe che tutti avessero il coraggio di dire chi sono quandoscrivono un commento, soprattutto se tira in causa altre persone…sembra che a volte la voglia di far polemica sia più forte del desiderio di avere un confronto costruttivo. ma non mi ergerò a educanda nè altro. grazie comunque di tutta questa attenzione!
bastava leggere il mio primo post per capire, ma tu non hai letto hai assunto che io fossi un attore deluso dal maestro (sic). Avevo scritto (lo ripeto così forse se una volta leggi capisci): lo spettacolo di Stein, a prescindere dalla sua qualità più o meno discutibile è una enorme…
…
Ho anche scritto che nel merito auspicavo la veglia della magistratura.
ora puoi ricominciare a dire le tue parolone offensive. ciao.
ma seriamente …..nel merito di che? …per me stai parlando arabo….quindi un saluto cordiale. Tanto è tutto un gioco e nell’anonimato tutto è permesso ….ma io , per scelta, tento di non insultare nessuno. Nemmeno chi pensa, credo con forte convinzione, che il mondo sia diviso tra eletti e sudditi. Scordandosi che invece ci sono anche i “cittadini”…. Basterebbe sforzarsi di capire…..
mi ricordi quel tal porchedda che fece chiudere il forum di ponte di pino perchè qualcuno diceva…
…
mi ricordi quel tale.
mai nel merito.
eh..vabbè m’arrendo, tu appartieni, con tutta evidenza, al gruppo che deve conservare privilegi e prebende a tutti i costi.
tanti cari saluti.
ps
ti ricordo che sei tu che hai assunto e supposto, nn hai fatto un solo commento nel merito del mio post.
ma non è che il tuo nick ha più a che fare con l’opera che con l’autore?
Ei là… quanti paroloni….. che per tentare di dire cose “alternative” e inutilmente offensive . Dal repertorio ne mancano però ancora diverse ….
La linea rimane salda : nessun spreco di materia grigia a chi sa solo manipolare parole e insulti anzichè argomenti e idee. Non si danno le perle ai porci.
Ps. Schersosamente: c’è una rivista che viene propagandata casa per casa da apostoli della fine del mondo. Il suo titolo (paradossale) è : SVEGLIATEVI !!!! Spero non ne volglia diventare un nuovo apostolo.
sei solo un altro robertino carlotto. borghese con la puzza sotto il naso, effrattivo fino alla punta del mignolo, non oltre, santarcangelo è il tuo luogo perfetto, niente sorprese, tutti amici, tutti a dire il nuovo e il moderno (SIC! ) sei tu che guardi dall’alto.
…
idee “troppo generoso”? guardavi lo specchio dei tuoi pregiudizi? le tue non idee, le tue omologazioni.
…
dello spettacolo mediocre che grazie al sistema di alleanze e di interessi a rete vende in giro per il mondo non mi frega nulla…
…
e svegliatevi, provate anche solo per dieci minuti a mettere in moto la VOSTRA TESTA.
finalmente qualcuno che dice quello che pensa….che guarda il mondo dall’alto, con lo scetticismo delle verità precostituite…e dell’invidia mascherata da finta estraniazione . Gli altri mediocri…. intelletualli…,qualcuno (Stein) addirittura “quanto di più simile al nazismo per modalità comportamentali e prassi lavorativa possa essere riscontrato nel mondo teatrale”. Altri inceve avanguardie dell’arte teatrale. Misconosciute. Mi pervade però un dubbio: per arrivare a tali affermazio sul regista tedesco penso che il nostro anonimo commentatore abbia potuto vivere da vicino il metodo di lavoro di Stein, magari per poi allontanrsene o non esserne corrisposto… professionalmente, s’intende. (e’ un’ipotesi ovviamente). Ma si …. alla fine è giusto che ciascuno esprima le proprie frustrazioni (idee? Mi parrebbe troppo generoso!) come vuole in questi spazi anonimi. Gli unici dove ciò è possibile. Alla fine anche questo è un contributo alla socializzazione collettiva.
finalmente
Non riesco a capacitarmi come possano spendersi fiumi d’inchiostro su di una persona sostanzialmente mediocre come Peter Stein che, anche se forse in passato ha avuto momenti di lucido genio, è quanto di più simile al nazismo per modalità comportamentali e prassi lavorativa possa essere riscontrato nel mondo teatrale.
La vicenda economica della produzione de i Demoni poi grida vendetta ed il fatto che il Teatro Stabile di Torino abbia deciso di non tutelarsi patrimonialmente espone i suoi amministratori alle veglie o ai sonni della magistratura.
Avete mai visto una situazione dove ordinate uno scaffale ad un artigiano, subito dopo litigate con lo stesso artigiano che non ha ancora terminato il suo lavoro e gli lasciate lo scaffale mezzo terminato e lo pagate pure?
Nessuno di voi intellettuali riesce ad arrivaci?
dunque, IL Teatro stabile di Torino ha speso una cifra x per questo spettacolo e a fronte di questo ingentissimo esborso in ritorno ha ricevuto nulla/nada/nihil, non è strano? non vi sembra strano che dei denari pubblici si perdano in questo modo? che gli amministratori non si tutelino?
.
Lo spettacolo è stato poi adottato e spacciato come produzione del festival di Napoli con esborso di altri denari -tanti- pubblici, persino il comune di Milano ha messo dei denari dentro a questa mitica produzione del demiurgo con la bacchettina in mano.
E poi la storia della mitica produzione indipendente milanese, di quel giovane operatore che ha rilevato lo spettacolo rischiando in proprio…e la turnè internazionale..madeché, il produttore di Steiin in italia è sempre stato un signore poco affabile, da anni lo stesso e lo è ancora, solo adesso ha un paravento.
…..
interruzione terminata, riprendete pure con gli intellettualismi.
seriamente.
ma voi credete ancora a franco quadri? a porchedda? a capitta? alla gregori?
Bravi di KPL. Una scelta da condividere, ma quasi obbligata. Caro “amico” di Francesca Audisio, mi spieghi perché ti sei deciso ad ergerti a difesa della autrice che tu definisci addirittura come “una delle firme più significative del nostro panorama critico” a distanza di circa 1 mese e mezzo dal commento di Gorki, che in premessa dichiarava di essere un attore della compagnia che ha portato in scena i Demoni di Peter Stein? Di commenti su quell’ quell’articolo ce ne sono stanti tanti. Ad esempio quello di Bruno Visio del 1 giugno , che riletto, non mi pare che non sia stato pio così tenero. Mi stupisce ( ma non così tanto..) che tra i tanti commenti “contro” si sia scelto quello di Gorki, che rileggendolo mi pare del tutto all’acqua di rose. Oggetto per di più di una pacata e costruttiva risposta della stessa Audisio che ben si è difesa da sola.
La seconda cosa anomala di questo “improvviso” commento è che in sottofondo pare far emergere non tanto “l’amicizia” della Francesca Audisio, quanto la “inimicizia” dell’attore (anche qui presunto) a firma di Gorki. A tal punto da “fare personali ricerche” (un detective?) per individuarne l’identità effettiva (nome e cognome vero – omessi da KLP), e la sua storia. Per poi renderla pubblica ai lettori. Per giustificare un tale sforzo di ricerca deve (immagino) essere forte l’obiettivo postosi. Che, a pensar male, a me sembra con tanto la difesa dell’Audisio ma l’attacco all’ attore in questione (vero o presunto).
Magari la signora Audisio , collaboratrice/redattrice di KPL ( spero lo sia ancora..) può far luce su questo vero o presunto “amico” che si firma Rudolph Born. Ci aiuterebbe a capire.
Meditate amici meditate….
Permettetemi in tutta serenità di ripostarvi quanto ho scritto a proposto dei questa forma di commenti il 28 giugno scorso: “Questa pseudo forma di libertà ha sicuramente dei meriti. Quelli di poter dire ciò che ti passa per la mente senza alcuna autorizzazione. Cosa che non si può fare da altre parti. Diciamo che è messo a disposizione uno spazio per sfogare le nostre pulsioni, frustrazioni e, qualche volta anche qualche idea. Ma nulla più. L’articolo, la recensione diventa un semplice pretesto, uno specchio per le allodole.
@ Rudolph: abbiamo deciso di omettere dal tuo commento nomi e accuse che, sotto copertura di nome fittizio (almeno presumo sia così), provocano più danni alla nostra testata di quanti non ne facciano al destinatario delle accuse stesse. Questa è un’eccezione alle nostre regole che prevedono il commento libero senza obbligo di registrazione… quando si tratta di far nomi e, soprattutto, denunciare pubblicamente misfatti che con l’arte hanno poco a che vedere è buona cosa rendersi riconoscibili in maniera inequivocabile e, magari, denunciare la cosa in altra sede. Chiunque è liberissimo di pubblicare accuse anonime dal proprio blog, sito, ecc…
“??? ????, ????? ?????? ?????? ?????, ????? ?????, ????? ????????? ???.”
Il 31 maggio un attore della compagnia di Peter Stein, firmantesi con lo pseudonimo gor’kji, ha postato un legittimo commento in risposta alla recensione della mia amica Francesca Audisio.
Mi ha folgorato il tono autoritario e profondamente offensivo dell’incipit del suo intervento, di cui riporto un significativo estratto:
“E’ vero ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione. Le opinioni stesse poi possono essere apprezzate o criticate. Tanto o poco. Dipende. Da cosa? Da quanto si discostano da alcuni criteri di sensatezza, oggettività, logica e anche, permettetemi, buongusto e consapevolezza culturale o scientifica. […] Potrei contestare le note negative di questa recensione che a mio parere parte da premesse strabiche sul concetto di uso dello spazio, di innovazione teatrale, di recitazione e di azioni che fanno vivere il testo, ma lascio perdere per discrezione. ”
Insomma un attore, anonimo, per scelta, (ora capirete perchè) tralasciando di entrare nel merito della recensione di Francesca (sintomo di carenza di argomenti) con un’arroganza da signorotto feudale, liquida una delle firme più significative del nostro panorama critico come una persona priva di logica, buongusto, consapevolezza culturale e scientifica.
Caro gor,kij, sei veramente sfortunato, perchè io sono in disaccordo con il contenuto della recensione, e sono disposto a chi fosse interessato spiegare perchè, senza astio o supponenza. Ti ho menzionato la cattiva sorte, perchè tdopo aver trovato inaccettabili e di cattivo gusto il tuo tono, supponente e intimidatorio, mi sono deciso a fare personali ricerche (fa parte del mio lavoro) al fine di svelare la tua identità, la tua storia. (cfr. cit. iniz).
Udite, udite signori!!! Il personaggio misteriso è…
ho appreso da Repubblica-Torino che lo spettaolo di Stein “I Demoni”, approderà finalmente anche a Torino il 30 e 31 ottobre prossimo a conclusione della lungo tournne mondiale. Non ci speravo più… ma sono felice. Speriamo che l’organizzazione sia all’altezza….
Tatro Astra- TPE (Teatro Piemonte eEuropa- Fondazione). Aspetto che si aprano le prenotazioni…. spero ne diate notizia…
nel merito del cambiare la impostazione e la forma di gestione dei commenti la proposta è quella che ho fatto in qualche commento precedente…..
ciò che ti passa per la mente senza alcuna autorizzarione. Cosa che non si può fare da altre parti. Diciamo che è messo a disposizione uno spazio per sfogare le nostre pulsioni, frustrazioni e, qualche volta anche qualche idea. Ma nulla più. L’articolo, la recensione diventa un semplice pretesto, uno specchio per le allodole.
no davvero nessuna eminenza grigia che controlla ecc..Conconrdo con te sovente i pezzi e i commenti lasciano davvero il tempo che trovano…. I. punto è proprio questo. Se ti svlelassi che Gogol-2 è lo stesso che ha commentato, discusso con altri 3 o quattro nikname ? Come la mettiamo? E chissa quanti hanno fatto la stessa cosa… Ma che credibilità ha tuitto ciò? Ve ne rendete conto oppure no. Questa pseudo forma di libertà ha sicuramente dei meriti. Quelli di poter dire
@gogol: che intendi per “cambiate l’impostazione e la forma di gestione dei commenti e tutti si sveleranno”? Che i commenti sovente lascino il tempo che trovano è sacrosanto. Tutto sommato, se proprio vogliamo fare del relativismo totale, anche gli stessi articoli, spesso, lasciano il tempo che trovano. Il problema è nel fatto che ai commenti noi tentiamo di accordare una dignità (confermata dal fatto che non vi è selezione né approvazione previa) che troppo spesso non viene ricambiata con la stessa moneta quando si tratta di commentare dei pezzi “scomodi” o comunque che non soddisfano i gusti dei lettori. Fino ad arrivare al punto in cui si fanno strane e nebulose allusioni a chissà quale eminenza grigia che controlla la scelta dei pezzi da pubblicare e la loro redazione… mah..
per SergioLG, redattore del sito. Sei daccordo o non sei daccordo? Cambiate l’impostazione e la forma di gestione dei commenti e tutti (quelli autentici) si sveleranno. Sono sicuro che la qualità degli stessi cambierebbe!!! Sono daccordo con te, ma a questo punto potrebbe avere ragione anche Bruno Visio, che i commenti sovente lasciano il tempo che trovano…..
posto che potrei anche essere d’accordo con voi sull’autenticità dei commenti, forse mi sono perso qualche passaggio (possibilissimo!), ma mi sembra che sia gogol_2 che mariolino che alfredo siano forme anonime.. no?
quindi non ho capito, lottate contro voi stessi?
oltretutto, sempre posto che potrei anche essere d’accordo con voi sull’autenticità dei commenti, io trovo che anche se autografati da nome e cognome lascerebbero il tempo che trovano. non fraintendetemi, eh, io sono tanto contento che si commenti molto questo sito, che venga frequentato. Ma sono ancora dell’opinione che i commenti sono una cosa, il pezzo stesso un’altra. si spera sempre che una discussione virtuosa nasca da un articolo pubblicato. ma non credo che bisogna entrare nel merito della qualità dei commenti come della qualità dei pezzi.
mi spiego: trovo che 9 volte su 10 i commentatori parlino senza poi troppa cognizione di causa. e su questo il nome e cognome influisce solo relativamente.
Continuo a dire che eccezzioni si scrive con una zeta sola….e per chi vuole fare il critico mi sembra ci sia qualcosa da imparare, almeno solo l’ortografia.
Andatevi a leggere quello che scrivono i siti di teatro: sono tutti dei cretini quelli che scrivono bene di questo spettacolo?
sono daccordo al cento per cento con gogol-2. Basta con tutta sta roba anonima….O si fanno discussioni serie in cui si sa con chi si parla oppure ciccia….tutto diventa aria fritta. Per discutere poi ci vuole un metodo….ma tanto…Dietro la tanta decandtata libertà online stanno crescendo delle bolle piene d’aria…Per inciso sono daccordo sulla PROPOSTA di gogol-2.
vedo che sostanzialmente sei daccordo con me sulla poca credibilità di questi “commenti sfogatoio” di carattere anonimo, siano essi indirzzati agli spettacoli che ai critici. Non sono dibattiti credibili poichè, come già dicevo, dietro l’anonimato si può scrivere e organizzare di tutto, in una spirale e un crescendo di qualsiasi cosa. RIPETO QUELLO CHE HO SCRITTO E POI DITEMI SE NON E COSI’:
“Volendo potrei, senza, che nessuna se ne accorga organizzare dieci, quindici, venti commenti tutti a favore o contro questo o quello. Indirizzare una discussione, orientare un giudizio, a seconda delle mie simpatie, tendenze, orientamenti ecc.”
VOGLIO FARE UN PROPOSTA: INTANTO PER POTER FARE I COMMENTI SERVE UNA REGISTRAZIONE VERA E CONTROLLATA, ovvero Nome, Cognome e Indirizzo, e altri dati che ne possano verificare l’autenticità. Inoltre anche la registrazione dell’indirizzo IP del soggetto che invia i commenti on line). Sono sicuro che tutto prenderebbe una piega diversa. Si avrebbe una quasi “selezione naturale” dei commentatori effettivi.CI PENSINO I REPSPONDSABILIO DEL SITO. – Cosi non è altro che uno sfogatoio, o quasi. Fanno eccezzioni alcune riflessioni di Bruno Visio.
Ho assistito sabato scorso allo spettacolo a Napoli, e concordo in pieno con Francesca Audisio, di cui peraltro ho letto la recensione DOPO, perchè non voglio farmi preconcetti su uno spettacolo. Qui poi c’è un premio Ubu! Mah.
Vorrei solo dire a quelli che hanno espresso indondizionato entusiasmo: mi fa piacere che siate usciti soddisfatti da questo tour de force, ma perchè fare maligne osservazioni o sputare giudizi supponenti su chi non è d’accordo?
@lu gag: scusami, io non ho proprio capito qual è il tuo punto. non ho capito la frase “certo quanto mai si dà la parola al pubblico, tanto basterebbe per apprezzare questo spazio”. E forse nemmeno il capitolo sull’anonimato, non capisco se per te è una cosa buona o no.
Tuttavia non è di questo che parlavo, quindi forse prima di tutto non mi sono spiegato io.
@gogol: guarda, se la faccio semplice è proprio perché temo sempre che il discorso, via via che si snodano i commenti, vada sempre più ingrassandosi di motivazioni che non gli appartenevano.
mi spiego: che tutto il polverone alzato da Bruno Visio sul modo di fare critica sia stato soffiato da me e da altri sul RUOLO della critica è un fatto normale, perché un discorso non può prescindere dall’altro, anzi direi che il primo deriva dal secondo.
Altro capitolo: quando dico che non sono d’accordo con la tendenza di molti lettori, ormai troppi, a commentare i siti di critica teatrale usando toni spocchiosi di chi ha la pretesa di insegnare ad altri il loro proprio lavoro, non parlo a caso. Sono molte, troppe le riviste che subiscono ultimamente questi attacchi (che ne so, vatti a leggere teatroecritica). Pieno di gente che vuole insegnare ai redattori come dovrebbe essere la critica. E, ripeto, non mi riferisco troppo a Visio, che almeno ci mette nome e cognome. Ma qui è pieno di gente che dietro a un comodissimo nickname sputa sentenze che non hanno nessun fondamento. E la cosa non è solo offensiva, fa piuttosto mal sperare sul livello generale dei dibattiti che si aprono. Quando dico che “parlo per esperienza” non è per insegnare una verità, ma per esprimere il DATO DI FATTO che nessuno è madre senza aver partorito, in altre parole nessuno ha ben chiaro come si svolge un compito finché con quel compito non si sporca le mani. Avrò modo di parlarne anche proprio su queste pagine, a breve.
ancora a gogol: non capisco davvero questo tuo tentativo di metterla sul piano così specifico di Stein. Non vedo proprio che cosa tu stia cercando di dimostrare, facendo notare che questa discussione si è svolta su QUESTO sito e su QUESTO spettacolo. C’è nelle tue righe tutto uno strano senso allusivo, come se tutti noi, con te, dovessimo renderci conto di chissà quale torbida verità. E se provassi a illuminarci con parole chiare?
Ancora e solo spettatrice , rivendico il diritto alla parola ed al giudizio….sicuramente giudizio non strutturato, ma non mi piace che si dubiti dell’onestà di chi scrive su queste pagine .Certo quanto mai si dà la parola al pubblico, tanto basterebbe per apprezzare questo spazio.L’anonimato è necessario per sottrarsi all’invadenza di google .
caro SergioLG , posso dire …..che te la cavi un po troppo facilmente?.. No, non è esatto dire ” su questo sito” perche, provate a fare un giro, e vedrete quanti pochi o nessun commento è presente alle varie e altre (tante) recensioni….Bisogna essere precisi, occorre dire : “su questo spettacolo e su questo sito”. E’ un dato di fatto… e i fatti non si discutono. Se ne prende atto e si cerca di capire. Di risposte ovviamente ce sone sono tante…e forse tutte congtengono un pizzico di verità…
per me significa che la gente va a teatro. ed è un bene. e legge. ed è un… meglio. e vuole avere (almeno nella maggior parte dei casi) una coscienza critica. ed è fondamentale.
la cosa di cui sono un po’ meno soddisfatto è che c’è sempre qualcuno (e non mi riferisco direttamente a Bruno Visio, ma in generale a una tendenza) che non vede l’ora di venire a commentare su siti come questo (perché sui giornali non è possibile) tentando – non si sa bene su quali basi – di insegnare il mestiere del critico a chi quel mestiere tenta con fatica di comprenderlo da sé scrivendo e non limitandosi a teorizzare. l’azione resta il mezzo più efficace per comprendere. No, non è una teorizzazione, ma una razionalizzazione.
quanto ho scritto mi rendo conto che poteva esserne in larga misura dedotto. Mi rimane la curiosità (ma veramente!) di capire perchè tutto sto interesse/accanimeno su uno spettacolo come i Demoni. Perche solo su questo spettacolo ci sono cosi tanti commenti? e solo su questo sito. Chi ha opinioni le comunichi…..
mi scuso con Daniela Arcuri (finalmente un nome e un cognome!!) è stata una carognata con il punto interrogativo. Non volevo sottendere che gli “amici” fossero quelli che hanno boicottato lo spettacolo di Stein e i nemici proprio quelli che lo hanno portato avanti. Ma rileggendo q
ma cosa c’entra che Klp abbia sede a Torino con tutta la questione della (mancata) produzione del TST ai Demoni??? Caro Gogol, sei proprio fuori strada! Guarda che noi non abbiamo “amici” a cui tener le parti, stanne pur certo! Saluti a tutti.
Curiosità? Ho provato ad aprire le decine di recensioni presenti su questo sito e verificare quanti commenti sono presenti in ciascuno di essi. Fate una verifica. Quasi nessuno. Qui siano ormai a 48 Un record. Davvero curioso….Una casualità che il sito sia torinese e che il rapporto de i Demoni con la città sabauda non sia proprio dei migliori?
Ma come puoi non capire! Se io fossi l’amico, il fratello, l’amante, diciamo di , Pëtr Stepànovi? n(Alessandro Averone) potrei scrivere che lui non ha “un modo fastidioso ed artefatto di stare sulla scena…” ma che, al con contrario, ha “una caratterialità eccitata e untuosa, strisciante e abile, sempre autorevole e padrona di sé anche nei rovesci e nei momenti di maggiore concitazione”. Oppure di Kirillov (Fausto Russo Alesi) che invece “ha una recitazione sempre simile a se stessa, cadenzata all’orientale, un po istrionica”. Dove sta la verita? Essa dovrebbe emergere nella identità di chi la esprime. Ma per propria natura i blog non permettono ciò e qundi il tutto si riduce ad un gioco.. Si! niente più di un gioco… ma deve essere chiaro, senza credibilità alcuna. Nel bene come nel male. Volendo potrei, senza, che nessuna se ne accorga organizzare dieci, quindici, venti commenti tutti a favore o contro questo o quello. Indirizzare una discussione, orientare un giudizio, a seconda delle mie simpatie, tendenze, orientamenti ecc. O non è così?
il mio era un commento sulla bellezza prima di tutto del testo di dostoevskij, poi sulle scelte di stein nello scegliere i dialoghi da mettere in scena…il fatto che ci siano 3-4 attori che non sono all’altezza non pregiudica di sicuro la grande qualità di scrittura dei dialoghi…non ho capito bene cosa vuoi dire gogol2…di che anonimato parli? sono un ventenne che ama dostoevskij e non un addetto ai lavori che avrebbe qualcosa da guadagnarci…non è chiaro quello che dici…comunque bah…
Lo spettacolo tutto sommato non è male ma gli attori ( o la maggior parte di essi sono tutte schiappe…) Teoria bizzarra… ma, come si dice… tutto da copione….. quasi tutto in anonimato…(compreso il sottoscritto, ovviamente). In anonimato si può spacciare di tutto… L’amico che elogia, l’invidioso che disprezza, il frustrato che si sfoga, ecc. Ma questo è il gioco e allora giochiamo….
ho visto lo spettacolo a napoli, devo dire, in linea generale ne sono stato soddisfatto, ho trovato buone le idee registiche, l’uso degli spazi…mi sembrano inutile le critiche delle persone che lamentano qualche attimo di noia e di lentezza: in uno spettacolo di 12 ore non vedo come si possano evitare…l’unica cosa che mi ha deluso molto è stata la recitazione di alcuni attori. Prima di passare al punto dolente volevo dire che ho trovato kirillov, trofimovic e satov(ma soprattutto kirillov) veramente bravissimi…la scende del suicidio di kirillov è fantastica…un plauso a stein per la scelta delle scene, per una volta non si cerca di stravolgere dostoevskij e il suo messaggio(non so se avete visto i demoni di san pietroburgo(il film) e lì c’è veramente da piangere)…i dialoghi, almeno la maggior parte, sono ad altissimi livelli…varvara ed altri attori di contorno sono credibili(anche senza eccellere)…il punto dolente è la recitazione di alcuni attori: cominciamo dalle pecche meno gravi, due dei demoni della compagnia di petr recitano veramente male, lo stesso petr ha un modo fastidioso ed artefatto di stare sulla scena…liza non ha credibilità, a me è sembrata goffa, in alcuni punti veramente fuori luogo(e poi parlava a bassissima voce), altro punto debole la recitazione di fedka che pur avendo una piccola parte non si fa certo onore…ma la cosa peggiore è stata la recitazione di stavroghin…veramente inammissibile visto che i demoni punta il 50 per 100 della sua forza sulla sua figura…secondo me ha proprio stravolto il personaggio, stavroghin è un uomo tormentato, freddo, vuoto, ma allo stesso tempo interessante(non a caso tutte le donne del romanzo perdono la testa per lui) mentre lo stavroghin in questione sembra solo un derelitto, un folle qualsiasi privo di qualsivoglia interesse, inoltre l’insistere dell’attore sui tic facciali rendeva la recitazione a volte ridicola…detto questo resta il fatto di un gran bello spettacolo, una bella esperienza(si è mangiato anche molto bene)…insomma un buon spettacolo che, però, poteva essere ma non è stato un capolavoro!
Anche io ho provato qualche momento di noia nel primo pomeriggio, ma la recitazione di Elia Schilton, Maddalena Crippa ed Alessandro Averone mi sono piaciuti molto. Hanno saputo portare momenti di ottimo teatro
solo spettatrice: non mi piaciuto perchè le prove degli attori non sono state tutte all’altezza un piacere veder recitare Elia Schilton, non posso dire lo stesso di Pia lanciotti e in parte di Ivan Alovisio,lo spazio mi è sembrato poco e male utilizzato, lo stesso per luci e costumi.Credo che la partecipazione del pubblico sia comunque dovuta alla strordinaria qualità del testo.poichè sono abituata a d interrogarmi , mi chiedo se non alla fine merito di Stein averci consegnato la scrittura di Dostoevskij per una lettura puntuale.Momenti di noia nel primo pomeriggio.
INteressantissimo il dibattito sulla critica che è nato da una recensione ad uno spettacolo.
il dibattito è nato dal fatto che la critica era divergente dal coro delle critiche a questo spettacolo.
Anche dal fatto che toccava un mostro sacro.
La temperatura poi è salita perchè qualcuno dei lettori del blog ha fatto comparazioni che sono sembrate improprie (Vacis e Tiezzi).
E proprio qui sta il cuore della questione: Internet rivolta le scale di valore e l’idea di critica.
Spettatori che vanno a teatro ogni tanto hanno sensibilità diverse da chi ci va tutte le sere, magari per obbligo. E su Internet possono dire la loro, di sensibilità. Non sarà che questo sposta il compito del critico? Perchè non esiste una branca della critica che studia l’effetto del pubblico sui linguaggi?
Anche perchè,ormai, non c’è più qualcuno che ha autorità indiscussa (anche Quadri non ha più di cinquanta righe ogni paio di settimane).
Internet ridistribuisce l’autorità, la ridefinisce. E in questo modo ridefinisce le categorie di giudizio.
Non è questo che dice la direttrice del blog?
Non è con questa ridefinizione delle categorie del giudizio che bisogna fare i conti?
Pallini e faccine sono ormai presenti nella nostra vita.
Come influiscono sul giudizio la superficie e l’approfondimento?
Uguale: se tutte le parole spese da Bruno Visio producono le proposte di fare pezzi correlati…
Molto meglio le proproste di Simo (qualche intervento fa).
Sono quasi giochi: ma perchè no, Bruno?
Una cosa strana (che puzza un po’ di provincietta): Com’è che uno spettacolo noioso come i Demoni di Peter Stein non viene messo a confronto con “Les ephemeres” di Ariane Mnouckine? Dodici ore di puro godimento teatrale?
Non mi si dirà che con tutta la sapienza critica sfoggiata non lo avete visto.
Ahmid
credo che il direttore si riferisse proprio a questo, quando diceva che KLP non pubblica solo recensioni:
https://www.klpteatro.it/index.php?option=com_content&view=article&id=841:fausto-russo-alesi-intervista&catid=37:video&Itemid=126
https://www.klpteatro.it/index.php?option=com_content&view=article&id=768:demoni-peter-stein-retroscena&catid=49:generale&Itemid=90
Per me il dibattito è chiuso. Andare oltre rischia di modificare il senso delle cose dette, che, al netto delle polemiche, ritengo produttive per tutti. Prendo atto con favore delle cose da lei dette (Daniela Arcudi- Direttore di Klp) e non ho alcun motivo di dubitare che le cose stiano veramente così. Anzi le faccio un plauso. Credo abbia però colto (in ogni caso glie lo confermo) che la critica non era rivolta nello specifico alla sua testata o alla sua persona ma tentava una riflessione generale. Le cose da lei segnalate sull’andazzo presente nella rete e tra le testate on line, ma non solo quelle, ne è esattamente la conferma. Rimane, a mio modo di vedere, un pacato dissenso sul modo di scrivere alcune recensioni, a prescindere dalla testata su cui sono scritte. Ma sono sicuro che quanto emerso in questo lungo dibattito sarà di stimolo a tutti (sottoscritto compreso) a fare meglio le cose che deve o vuole fare.
Prima di congedarmi mi verrebbe la voglia, giornalisticamente parlando, di dare un piccolissimo suggerimento. Visto il tanto” battage” nato sullo spettacolo de “ I Demoni”, perché non provate a trattare l’oggetto (lo spettacolo) anche da altri punti di vista. Non solo una recensione ma altri “pezzi” a corredo: magari qualche intervista (al regista, a qualche attore o più attori), oppure un pezzo di cronaca sul dietro le quinte o altro ancora. Potrebbe completare il quadro e offrire ai lettori qualcosa di più di una o più opinioni sullo spettacolo.
Un saluto a lei, alla redattrice Francesca e tutti gli altri redattori e/o collaboratori.
La selezione naturale, quella pagata a fior di nulla, come dice lei Bruno, avviene anche on-line. E sono assolutamente d’accordo con le regole che elenca quale pratica di vita del giornalismo cartaceo, dal quale provengo anch’io. Peccato che, diversamente da quanto pensa lei, per me quelle regole esistono anche nell’editoria on-line, o meglio in certa editoria on-line (parlo ovviamente solo di Klp, che ben conosco da dentro): a partire dall’organizzazione interna e dalla revisione dei pezzi (personalmente io leggo il 98% circa dei pezzi prima che vengano pubblicati, e non so quale altro “direttore” lo faccia), fino alle verifiche, per quanto possibili, come in ogni giornale. Le assicuro, invece, che numerosi altri siti pubblicano qualsiasi cosa e senza che nessuno passi i pezzi prima della pubblicazione, pur di far numero. E, ahimé, talvolta questa pratica l’ho riscontrata anche sulla stampa cartacea (e pure di tiratura nazionale!) da lei, Bruno, tanto mitizzata. Ma non è la nostra scelta. Io non sono stata abituata a fare giornalismo così.
“Scrivere su un testata cartacea, sia essa una testata a tiratura nazionale o locale, ha verifiche dirette. Se scrivi (mi si scusi il termine) “cazzate” il lettore con comprerà più il giornale e qualcuno, addetto ai lavori, prima o poi se ne accorgerà”. Beh, mi permetta di dirle che la stessa cosa accade sul web, dove – anzi – la concorrenza è ancora più spietata. E non entriamo nel merito di quante “cazzate” vengono pubblicate quotidianamente sui giornali o riportate dai telegiornali, perché non finiremmo più.
Evito in genere di partecipare alle discussioni che nascono tra i commentatori per scelta e per mancanza di tempo. Preferisco continuare a lavorare seriamente (credo e spero) ed in silenzio dietro le quinte. Chiedendo in primis umiltà e onestà intellettuale a chi scrive su Klp. Poi gli errori possono commetterli tutti, anche noi, ma non penso sia il caso dell’Audisio, che tanto clamore ha suscitato sui Demoni. Una recensione deve esprimere un parere che va giustificato. E lei lo ha fatto, senza offendere nessuno. Ma Klp non è solo recensioni; è molto altro, mi si permetta.
Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma come anticipato non amo intervenire in questo tipo di dibattiti.
Per concludere, penso che la crescita della testata (seppure nella marea infinita di difficoltà quotidiane) e il seguito che è riuscita a creare dimostrino l’impegno di tante persone che ci credono e che lavorano seriamente, seppur a titolo gratuito. Questo chiedo ai “miei” redattori: serietà, umiltà, onestà, coscienza critica. E libertà di pensiero, cosa che – com’è evidente – appartiene anche a tutti i lettori/commentatori.
Spero che SUFFICENTI senza “i” anni di giornalismo abbiano fatto sì che ECCEZZIONI con due zeta siano solo due errori di ortografia fatti di getto…
ho scritto di getto e ci sono ovviamente degli errori ortografici e di forma. Riscrivo correttamente il seguente periodo:
” Con l’accortezza di avvisare il lettore, il quale anche se non la condiovide , non per questo smetterà di leggere i tuoi pezzi. Ma queste erano e sono regole della carta stampata. Quelle del Web, delle tante testate giornalistiche che spuntano come funghi, immancabilmente rischiano, di diventare altra cosa. Con altre dinamiche. Spesso lasciate a se stesse, senza una specifica organizzazione interna, senza troppi controlli. Sopratutto senza verifiche sul campo. Scrivere su un testata cartacea, sia essa una testata a tiratura nazionale o locale, ha delle verifiche dirette. Se scrivi (mi si scusi il termine) “cazzate” il lettore con comprerà più il giornale e qualcuno, addetto ai lavori, prima o poi se ne accorgerà. Sul web ciò è pressochè impossibile, non tecnicamente ( ci sarebbero mille modi per farlo) ma praticamente, poichè non esiste alcun vincolo pratico/economico che lo solleciti……
Se vi piace scrivere, fatelo, con passione e impegno ma non dimenticate mai che scrivete per altri non per voi stessi. Sono quelli per cui scrivete che vi daranno la possibilità di poter continuare a farlo. Almeno così la penso io.
Un abbraccio a tutti.
Il confronto, poco alla volta si sposta sul versante giusto. Ne sono felice. Avevo deciso di chiudere queste forse noiose incursioni ma la lettura di questo ultimo post della signora/signorina Alessia mi ricaccia dentro. Al di la della garbatezza dei toni, che sempre aiuta, credo rimanga, al netto di alcune considerazioni/eccezzioni ( il cronista di guerra, il cronista di un mondiale di calcio) un dissenso di fondo. Ho sufficenti anni di giornalismo alle spalle (di cronaca, di informazione, meno di spettacolo e/o pafgine culturali) e i miei veri maestri, quelli che mi hanno aiutato a crescere dal punto di vista professionale sono stati i più severi propugantori delle regole, quelle che lei Alessia chiama un po sbrigativamente “pratica accademica”. Quanti pezzi finiti nel cestino, quanti articoli di 120 righe (la famosa cartella giornalistica) scritti con passione e amore sono diventati cosette di 20 righe o giù di li. Imparare a sintetizzare, scrivere poco e sopratutto farsi capire. La gavetta, non l’accademia sollecito. Avere un direttore o un capo redattore che ti cazzia ogni volta che vai troppo fuori , che ti allarghi troppo nelle opinioni a scapito della informativa. Quello ti aiuta a crescere professionalmente. Sopratutto scrivere sapendo di essere pagato fior di nulla. Il tutto crea davvero una selezione naturale. Chi rimane diventa bravo. E a quel punto, quando la battaglia su campo è stata vinta e i lettori ti riconoscono e ti apprezzano, allora, e solo allora, ti puoi concedere qualche divagazione, qualche pezzo di opinione. Con l’accortezza di avvisare il lettore, il quale anche se non la condiovide , per questo non smettera comunque di continuare a leggere i tuoi pezzi. Ma queste erano e sono regole della carta stampata. Quelle del Web delle tante testate giornalistiche che spuntano come funghi immancabilmente rischiano, di diventare altra cosa. Con altre dinamiche. Spesso lasciate a se stesse, senza organizzazione interna, senza troppi controlli. Sopratutto senza verifiche sul campo. Scrivere su un testata cartacea, sia essa una testata a tiratura nazionale o locale, ha verifiche dirette. Se scrivi (mi si scusi il termine) “cazzate” il lettore con comprerà pià il giornale e qualcuno, addetto ai lavori, prima o poi se ne accorgera. Sul web ciò è pressochè impossibile, non tecnicamente ( ci sarebbero mille modi per farlo) ma praticamente, poichè non esiste alcun vincolo pratico/economico che lo solleciti. Con conseguenze a catena. La principale è proprio la scarsa attenzione alla qualità della scrittura. Il resto lo già espresso in tuti i post. Non voglio fare lezioni a nessuno. Ognuno prenda , se vuole, quello che le pare giusto e utile. Ma un piccolo appello lasciatemolo fare. Se vi piace scrivere fatelo con pA
È molto bello e molto nobile riflettere su tutte le auspicabili qualità che il critico – conclamato o aspirante che sia – dovrebbe avere.
Credo anche che Sergio LG abbia lanciato questioni di una portata tale da meritare uno spazio di confronto appositamente dedicato. Chissà, magari.
Comunque, concordo con lei Bruno su alcune legittime richieste da lettore (tipo non dimenticare mai che la scrittura critica non è un atto autocelebrativo, ricordare di essere di servizio alle arti sceniche, l’umiltà, ecc. ecc.).
Ne aggiungo un’altra: l’onestà intellettuale. Il che significa anche restituire uno sconcerto, quando provato e se provato. O tirarsi fuori da meccanismi di celebrazione collettiva se non condivisi (certo poi da motivare, come credo che abbia fatto l’Audisio). Credo, suppongo, immagino che su questi punti converrà con me.
Ora, se ha pratica di giornalismo saprà anche che alcuni grandi esempi ci mostrano come a volte sia necessario tradire la pratica accademica, meticolosamente appresa in qualche scuola, università, master, per confrontarsi con la pratica-pratica, quella della scrittura militante. Il che richiede a volte di infrangerle le regole.
Perdonate il confronto, ma è solo per far capire cosa intendo dire: se l’obiettività, l’imparzialità e un sano distacco che a volte rasenta la freddezza è requisito accademicamente sempre decantato per ogni aspirante buon-giornalista, è anche vero che un reporter di guerra in mezzo ai bombardamenti ha tutti i crismi e le necessità di infrangere questo dogma. Così come un giornalista sportivo durante i Mondiali.
Ebbene, ho l’impressione che a volte, nel suo piccolo, il critico teatrale viva lo stesso conflitto… deontologico. Per questo è molto difficile dettare regole universali di scrittura e quando lei, Bruno, pretende che venga applicato un metodo rigoroso, quasi scientifico, mi verrebbe da dire: non si può! Per questo ribadisco il concetto dell’altro post: forse il segreto della critica “luminosa” è nella selezione, nella fiducia e nel confronto che alcune riviste rendono possibile.
Quando scrive: “…Un articolo come quello scritto dalla signora Francesca Audisio , purtroppo ( lo dico con un certo dispiacere) non passerebbe il vaglio del più scialbo direttore di un qualsiasi bollettino o testata locale di provincia. Non si tratta di uno spettacolo messo in scena dalla proloco paesana…”, ecco, mi sembra un po’ frutto di un nozionismo molto-accademico e poco-pratico.
Anche perché Klp un direttore ce l’ha, è giornalista, ha dato l’ok per la pubblicazione della recensione e credo (anzi sono sicura) che non fosse sotto l’effetto di alcuna droga.
Infine, mi scusi, un’ultima considerazione per rispondere alla sollecitazione che ha lanciato tre o quattro post fa: evviva i tifosi anche a teatro. Evviva ogni recensione capace di infervorare gli animi, che a mio avviso la consapevolezza e la responsabilità non si guadagnano sfogliando o cliccando le riviste col mignolo all’insù.
Che bello.
Poi, certo, il resto è musica, ma sono certa che a qualche concerto prima o poi ci s’incontra!
Un saluto!
Caro Sergio e cari tutti che avete avuto la pazienza di seguire queste tortuose elucubrazioni partite da un articolo di una redattrice. Per inciso:non credo che nessuno volgia crocifiggere l’autrice di quel pezzo sullo spettacolo dei Demoni. Mi piace si polemizzare ma possibilmentre con uno sforzo di ragionamento e di comprensione degli argomenti altrui. A tal proposito rilevo che dopo il fuoco inziale la tifoseria s’è un po fatta da parte. Ho seguito con attenzione il tuo ragionamento caro Sergio. Che dire? Sono puntualizzazioni utili se vuoi anche significative e come tali le faccio criticamente proprie. Ci stanno anche nel mio schema. Ma li consedero eccezzioni alla regola. Nominare e rendedere esplicite le proprie sensazioni in un pezzo di critica non è un delitto. Al contrario può essere un dettaglio che offre una articolazione di valutazione al lettore. L’importante è che non abbia la pretesa di racchiudere e inglobare nella sensibilita espressa in lettere l’insieme degli spettatori. Non spetta al critico ( forse) collocarsi da una qualche parte, sia essa la platea (pubblico) o il palco (gruppo teatro). Il suo ruolo è (deve necessariamente essere un’altro). la forma dello scrivere qui diventa sostanza vera, e può cambiare il senso complessivo di una recensione. Faccio un esempio: le consderazioni da te fatte circa gli spettacoli che puntano alla sensibilità dello spettatore, e non alla bellezza stilitisca, allo srotolare il testo (Stein) invece che interpretarlo (Ronconi) sono corrette. Non per questo debbono portare a dei giudizi “bello,facile, lineare” l’uno; difficile, incomprensibile, persino noioso” l’altro. O viceversa. No. Basterebbe avvisare il lettore/spettatore delle differenze, fare emergere una chiave di lettura, offrire, qui si, “un punto di vista” intepretativo.. Scritto in chiave giornalistica, la tua rtiflessione sull’Amleto di Korsunovas : ” Lui rappresentava (forse voleva rappresentare il punto limite della follia umana: il tedio. L’aridità totale”, la vedo come un ancoraggio al presumibile smarrimento di parte del pubblico. Altra considerazione:non è vero che il pubblico “non capisce nulla”. Afferra ciò che è in grado di percepire, secondo le proprie sensibilità, conoscenze, preparazione culturale, stati d’animo ecc. Compito del critico è anche dargli una mano, aiutarlo a penetrare nel ventre e nel cervello della rappresentazione. Spero di essermi fatto capire. Il resto è musica e ognuno ha le proprie preferenze.
Davvero un saluto a tutti.
Bruno
Caro Bruno, mi ha fatto piacere il tuo commento al mio pezzo su Leopardi e mi fa piacere che si alzino queste discussioni. Io scrivo per questo (a proposito del perché!), davvero. 🙂
Rileggendo il mio intervento (lunghiiiiissimo) di ieri, mi rendo conto che forse non è stato chiaro un punto, quindi lo ripeto:quello che intendevo dire è che alcuni spettacoli molto più di altri mettono in scena la forma “sensibilità”, se ne esiste una. Cioè, alcuni spettacoli sono stilisticamente rigorosi e possono essere analizzati con occhio critico puro, distaccato. “Leopardi Shock”, che tu hai letto (ti do del tu, eh) è uno di quelli. Chiaro, semplice, intellettuale, in un certo senso anche freddo. E nemmeno quest’ultimo aggettivo è inteso in senso di “gusto”, ma in senso stilistico. Altri spettacoli puntano invece sulla sensibilità dello spettatore. Quello di Stein è un esempio e ne ho citati altri. Ho citato Enrique Vargas come apoteosi, ché i suoi sono percorsi sensoriali, vale a dire – per definizione – qualcosa che esula dal poter essere soggetto a una vera e propria critica distaccata, o quantomeno obbliga il critico a tuffarsi nel proprio stesso giudizio bagnandolo con le proprie “impressioni”. Ma senza bisogno di arrivare a Vargas. La scorsa stagione ho visto l’Amleto di Korsunovas. Beh, non mi scorderò mai una cosa, di quello spettacolo: dopo il suicidio di Ofelia lui ha aggiunto alla drammaturgia un blocco intero, un vero e proprio quadro. In poche parole, senza che lo spettatore avesse il tempo di collocarlo all’interno della storia, si snodava questo lungo quadro a cui partecipavano tutti i personaggi (anche quelli già morti) e nel quale DAVVERO non succedeva NULLA! Ma nulla nulla nulla. Qualcuno ogni tanto diceva frasi sconnesse, qualcun altro si aggirava per la scena annioato. Io ero concentratissimo e dopo un po’ ho cominciato a soffrire un senso di ansia mai provato. Voglio dire, in un percorso drammaturgico forsennato com’è quello di Amleto (soprattutto nell’ultima parte) Korsunovas ha aggiunto un quadro di buoni 40 minuti in cui non succede niente. Ho pensato “no, aspetta, forse è successo un intoppo tecnico”. No. Lui rappresentava il punto limite della follia umana: il tedio. L’aridità totale. Tutto questo per dire che – in uno spettacolo formalmente perfetto – lui ha scompaginato tutto inserendo un momento di frattura che giocava direttamente con la sensibilità dello spettatore, con il suo “status”, con la sua emotività del momento. Rischiando magari anche che qualcuno non lo reggesse, che si alzasse. Ed è successo: una decina di persone sono uscite. Quelle che sono rimaste non hanno capito nulla di quel significato, fino alla fine dello spettacolo. Ora, per forza di cose un’operazione del genere giocherà con la sensibilità del critico, che non è affatto prevedibile come reagisca. Korsunovas ha condotto un’operazione sensoriale, di fronte alla quale il giudizio critico avrebbe per forza di cose svicolato sul gusto. io non credo che il miglior critico sarebbe stato in grado di mettere in discussione quel passaggio, se non nominando le sensazioni provate. O ricorrendo alla semplice analisi dell’istanza, come ho fatto io qui. 🙂
L’intervento del redattore Lo Gatto mette a fuoco alcuni elementi di un certo interesse. Con un rischio: di far diventare una questione di stile ( e, insisto, di regole) una sorta di dibattito filosofico sul concetto di critica. Cosa, che da lettore non sono particolarmente interessato. Il che che non vuol dire non se ne debba discutere. Alcune brevissime considerazioni: la difesa della collega Audisio mi è parsa doverosa ma molto forzata. La tesi più generale che viene sostenuta è utilizzata a difesa della stessa è grosso questa (tradotta in linguaggio universale): quando mi siedo in platea e guardo lo spettacolo e alla fine non mi soddisfa (“non ne percepisco il senso, la motivazione, lo spunto”) invitabilemente il pezzo che scrivo ne sarà condizionato e i lettori se ne accorgeranno. Tesi comprensibile ma non del tutto condivisibile. Mi scuso per la pignoleria ma forse può aiutare. ( per me i termini hanno sempre significati relativamentre precisi). Giornalisticamente parlando la domanda del “perchè” si scrive non esiste. Attiene alla finalità della professione e non alla deontologia della forma. Esiste, e fortemente, la domanda “per chi si scrive”. Ed è a questa e all’altra del “come” si scrive che occorre soffermarsi, e sopratutto allenarsi. Credetemi, non è perfezionismo o cavillosità, è sforzo denontologico. Tanto più se si scrive senza la mannaia del tempo e dello spazio a disposizione . E dio sa quanto ce ne sia bisogno in questo settore….
Dice SergioLG: “Trovo che siano chiarissime tutte le ragioni per cui *nella visione di Francesca* lo spettacolo di Stein non è riuscito”. Quali sono? Se ,come viene sostenuto, alla Audisio non manca (riferito allo spettacolo) quello che lei chiama “istanza” ovvero “senso, motivazione o spunto”, che cosa allora? Ho letto la recensione di spettacolo a sua firma (Sergio LG) e ne ho apprezzato l’equilibrio e le modalità. Ho pure lasciato un commento. Mi fermo. promettendo di ritornare su un secondo argomento sollevato: la critica da che parte deve stare? Con gli artisti o con il pubblico?
Saluti affettuosi a tutti
Bruno
Sono assolutamente d’accordo con Bruno quando dice che l’interrogativo fondamentale per chi scrive è: PERCHE’? PER CHI? Così come lo è per qualsiasi forma espressiva, in primis il teatro. Io lo chiamo “istanza”. E mi rammarico profondamente di uno spettacolo proprio quando mi rendo conto che a mancare è proprio l’istanza, vale a dire il senso primo che mi tiene seduto in platea, la motivazione, lo spunto. Se non è chiaro quello, il lavoro non funziona. E’ quasi matematico. E tutti i critici e/o gli spettatori, a modo loro, lo sentiranno. Davvero.
Lo stesso vale per chi scrive di teatro. Il mio parere è che in quello che scrive Francesca e che sostiene Alessia non manchi quell’istanza. Trovo che siano chiarissime tutte le ragioni per cui *nella visione di Francesca* lo spettacolo di Stein non è riuscito.
Concludendo, ribadisco quel che ho scritto all’inizio, cioè che bisogna stare attenti a definire troppo i termini, i canoni, le regole. Così come è una questione spinosa l’intera critica e l’intero concetto di “estetica” proiettato su ciascuna arte, lo è altrettanto (per sillogismo) la critica alla critica. Con questo intendo, ad esempio, che se in linea generale non vorremmo mai leggere (per conto mio non vorrei mai scrivere) “è bello, è brutto, mi è piaciuto, non mi è piaciuto”, anche questa regola esiste proprio per essere smentita: ad esempio uno spettacolo come quello di Stein (così come Nekrosius, Korsunovas, Latella, Purcarete, Ronconi, lo stesso Brook etc.) è uno spettacolo che (vista l’imponenza) punta proprio a ridefinire il concetto stesso di durata, a distruggere la sensibilità comune con cui ci si approccia a un prodotto teatrale per riorganizzarla su canoni che sono diversi. In qualche modo è un gioco sensoriale molto simile a quelli di Vargas, in cui lo stesso spettacolo si veste sui sensi di chi lo fruisce, con relative differenze di “impressione”, spesso abissali.
In questo senso occhio a dire che cosa dovrebbe fare e non fare la critica, perché si sta commettendo una grossa ingenuità: nessuno si permetterebbe con la stessa leggerezza di cosa dovrebbe fare e non fare il TEATRO. Nessuno. Nemmeno… un critico! 🙂
Io (e molti come me) che frequento principalmente il teatro di ricerca, indipendente o meno, mi sono trovato recentemente – spesso in seguito a una critica magari più severa di altre – ad ascoltare gli artisti che lamentano una carenza di spazi, di soldi, di libertà di lavorare. Come se non fossimo tutti sulla stessa barca. Perché non si comincia a capire che l’ambiente è UNO? Perché non si capisce che non è vero che lo schema è: artisti da un lato, pubblico e critica dall’altro. Lo schema non può che essere: artisti e critica da un lato, pubblico dall’altro. Perché altrimenti la critica NON SERVE A NIENTE. La critica muore.
Questa, così come il tentativo di stabilire quale sia la critica giusta e quale quella sbagliata, sono leggerezze (o comunque posizioni su cui il ‘forse’ s’impone!) comuni, che – e qui parlo a nome mio e di alcuni miei colleghi – troppo spesso va a nostro danno. E per “nostro” intendo mio e di tutti quei colleghi che stanno buttando sudore e sangue per ricostruire i margini di quella figura sbiadita che è la critica. Per parte nostra, questa battaglia la stiamo combattendo nel modo più limpido e “orientale” possibile, cioè senza imporre dogmi, piuttosto mettendone in discussione altri.
Grazie a chi ha letto e legge.
Salve a tutti. Sono redattore su KLP e diciamo che parlo da “critico”. Uso le virgolette un po’ per precauzione visto il polverone alzato da questo breve termine, un po’ perché è una figura, questa, ancora (o nuovamente) sfumata, che sta tentando faticosamente di riconquistare la consapevolezza dei propri contorni, in un ambiente come quello del TEATRO (e qui mi riferisco a tutti, quelli che il teatro lo fanno, lo vedono, lo amano lo digeriscono, lo recensiscono etc.) che è sempre più grande, fortunatamente sempre più vivo e di conseguenza sempre più difficile da sondare. In altre parole, è molto più semplice fare un’autopsia a un morto che un’operazione chirurgica a vivo. Siamo d’accordo?
Questo per dire che la mia impressione generale, ma forse mi rivolgo soprattutto a Bruno, è che si stiano usando molti termini che non sempre si riferiscono a un significato definito. Io ho fatto il teatro, ho studiato teatro, ho visto e vedo, amato e amo il teatro, che è la cosa di cui scrivo e di cui vorrei continuare a scrivere. Da parte mia posso dire di essere un grande fan dei “forse, probabilmente, magari etc” (leggere per credere), proprio perché – essendo credo tutti d’accordo sul fatto che la critica porti con sé anche e soprattutto un’opinione – aiutano il lettore a “considerare una veduta”. Io credo che anche nel PARLARE DI TEATRO, come stiamo facendo in questi stimolantissimi commenti, necessiti di diversi “forse”. Lo dico da critico militante, da persona che vive attivamente l’ambiente teatrale e lo vive a tutto tondo, tanto da spettatore quanto da studioso di teatro e da giornalista. In questi anni che compongono la “contemporaneità” ci sono innumerevoli aspetti che non sono ancora chiari. E questo è un bene, sempre. Ci sono anche alcuni ruoli che sono meno chiari di altri. E questo non è sempre un bene. Scendendo più nel pratico, dirò PER ESPERIENZA che è davvero raro, da giovane critico o aspirante tale, conquistarsi un proprio ruolo. A complicare le cose è sicuramente il fatto che la critica si trovi in mezzo a due mondi, quello di chi fa il teatro e quello di chi vede il teatro. Il virgolettato citato da Alessia, che vorrei tanto fosse praticabile tradurre in norma, dimostra una cosa fondamentale: il ruolo del critico è comunicazione, così come lo è, in maniera completamente diversa (e differente di caso in caso) il teatro come forma espressiva. Mentre il lettore, lo spettatore, non deve comunicare niente, se non la propria partecipazione (che è già di per sé un compito). Ha tutto un sapore molto teorico, ma mi porta a esprimere e a condividere con voi quello che ormai è il mio pensiero guida, il mio personale “manifesto della nuova critica”. E chi mi conosce lo sa bene quanto rompa le palle a tutti, colleghi e non! 🙂 Quello che secondo me molti artisti non capiscono è che critica e artisti sono parte dello stesso meccanismo, che devono lavorare insieme.
…….in questa meravigliosa arte dello scrivere lo inserissero come premessa mentale prima di scrivere, forse se neguadagnerebbe in chiarezza e anche in elevamento culturale. Nello scrivere di critica o di informazione preferisco chi si avvale di avverbi dubitativi (forse, probabilmente,semmai, ecc) che di quelli affermativi (di sicuro, certamente ecc.). Di chi preferisce il punto interrogativo a quello esclamativo. No sono “gusti”, sono sostanza. Aprofitto per rispondere ad alcune sollecitazioni della signora/signorina Alessia. Il suo percorrere e cercare una via d’uscita al problema di critiche troppo tranchan o troppo accondiscenti, conferma l’esistenza del problema della forma dello scrivere di critica. Confesso di non essere un addetto ai lavori ( un critico di teatro) ma di avere una qualche esperienza giornalistica. I tanti spunti nati dalle polemiche ma anche dalle argomentazioni svolte nei commenti a corredo dell’articolo della signora Audisio potrebbero diventare un percorso di lavoro. In che modo non lo so. Occorre pensarci. Circa il sapere quali possono essere i miei critici di riferimento devo in gran parte deluderla. Di solito non mi soffermo quasi mai ( da buon lettore) sul nome dell’autore o dell’autrice. Leggo il pezzo e lo giudico nel suo insieme, secondo le regole che conosco e che ho pure cercato qui di mettere in circolo (vedi il mio secondo post). Vado a verificare il nome solo quando mi ritrovo un pezzo che davvero esce dai canoni di una recensione accettabile ( non importa se condividsibile o meno nelle singole valutazioni). Sarei ipocrita però se dicessi che non custodisco alcun nome di critico che più di altri leggo con attenzione. Non sono molti ma i loro nomi non sposterebbero di un millimetro le mie considerazioni. Ci sono molti siti internet di critica teatrale e moltissimi autori che si cimentano con dedizione nell’arte di recensire spettacoli. Intendo rispettarne lo sforzo e l’impegno che mi auguro sia sempre finalizzato a far crescere non già schiere di tifosi ma spettatori consapevoli e critici.
Sarò banale.. forse un po retrò… ma mi voglio ripetere. La mia è una critica al modo di scrivere di critica. Le regole. Queste devono sempre essere rispettate. L’Audisio o altri non ha importanza. Un parametro utile nel valutare la bontà di un pezzo di critica, oggi, nell’era mediatica? Quando crea “tifoserie” (forse) ha fallito il suo scopo. Qui sta il punto. Perchè un articolo deve suiscitare dibattito non creare partigianianerie (sempre con la dovuta relatività, poichè tutti un po partigiani lo siamo!). Dicamo che, forse per età ed esperienza, diffido di chi tende a presentarmi la realtà a tinte uniche o bicromatica. Preferisco chi scrive sollevando dubbi. Il “forse” a volte aiuta il lettore ad interrogarsi e assumere una dimensione critica, a scavare meglio, anche a documentarsi. Nello scrivere un pezzo di informazionee e/o di critica la prima domanda da porsi è sempre la stessa. Per chi scrivo? Per i lettori? Per i imiei amici? Per far contento qualcuno o dispiacere altri? Cose elemntari ma se tuti quelli che si cimentano in q
Gentile Bruno,
addita Francesca Audisio di scarsa umiltà, eppure mi sembra che i suoi due post siano ben più presuntuosetti.
Mi creda, di fronte alla sua “critica alla critica” (anche se lei non vuole chiamarla così, non saprei definirla altrimenti) sono andata a cercare notizie sulla Audisio per capire chi fosse e dall’alto di quali competenze fosse chiamata a scrivere di teatro. Su una testata poi, mica un blog.
In realtà non occorre arrivare lontano perché in cima a questo sito c’è il link “Redazione” che parla di tutti quelli che scrivono su Klp.
Caspita, due lauree l’Audisio. Operatrice teatrale. Organizzatrice di eventi culturali. Fonda una Compagnia. Giornalista pure.
Forse non è proprio uno zeppo di terra (e con questo rispondo anche a chi recriminava all’Audisio il suo scarso diritto a scrivere di teatro rispetto a chi invece aveva molto diritto di non essere criticato da lei).
Se si calcano le scene, per convenzione, ci si espone alla critica. Ed è uno scontro tra titani perché se da un lato non è che uno può riconoscere solo i critici accondiscendenti e accusare tutti gli altri di essere indegni calpestatori di siti, blog e testate, dall’altro è vero che rompe assai le scatole vedere il proprio spettacolo mal-decantato da uno considerato incapace, insensibile, impermeabile.
Così partono le accuse di presunzione. E sono queste, forse, Bruno, le cose che portano verso la mediocrità e la banalità, soprattutto perché spostano la concretezza del confronto. Non più su argomenti, ma su pippe.
Lo scrivere di teatro, per quanto condotto con cognizione di causa, non può esimersi dal restituire una visione “propria”. Dunque, per questo, “solo” un’opinione? Al contempo tutto ‘sto fioccare di riviste su internet – dove tutti hanno voce, indipendentemente dalle competenze – genera confusione…. Come uscire dal gap?
Forse con la fiducia e la selezione. Ma anche col confronto che talune riviste rendono possibile.
Ognuno può selezionare i propri critici di riferimento (anzi, magari ci vorrà indicare i suoi, così tutti potremo illuminarci di fronte al loro potere argomentativo, cosa che lei, forse, non ha trovato su Klp). E ognuno, quando non è d’accordo, può lasciare un commento, come in questo caso. Ma solo dove è possibile, certo non su la Repubblica.
Concludo. L’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, in occasione del Premio della Critica 2010, ha ribadito come “Compito della critica (utile) è creare e favorire continue occasioni di dialogo con gli artisti, il mondo della cultura, le istituzioni, gli enti pubblici, gli spettatori, i lettori”.
Non è forse quanto sta avvenendo grazie all’articolo dell’Audisio?
Come si può facilmente capire, la mia non era una critica alla”critica” ma, molto più umilmente; un piccolo appunto al modo di fare recensioni e critica. Qualcosa che ha a che fare con l’ambito giornalistico, dello scrivere per i lettori. E persino banale pensare che uno abbia il diritto di esprimersi con un “mi è piaciuto”, “non mi è piaciuto”. Ma qui siamo all’olfattivo , ai “gusti”. Recensire un testo, un libro o uno spettacolo è cosa ben più impegnativa. Il dubbio è che ormai tutto stia lentamente e inesorabilmente scadendo nella mediocrità, nella banalità, portando al lettore sempre meno argomenti e sempre più opinioni. Prescindendo dal nome dell’autrice del testo che recensiva lo spettacolo (I Demoni) e , se volete, anche dalla testata, banalmente mi interessa altro. Vorrei trovarmi, come lettore che ha visto lo spettacolo ( lo corso anno a San Pancrazio) vedermi aiutato a meglio valutare i diversi aspetti dello spettacolo: la regia, il testo, l’interpretazione, gli attori. Avere spunti critici (non giudizi bianco/nero) su cui riflettere. Una recensione dovrebbe analizzare gli aspetti estetici e di contenuto di uno spettacolo. Essere scritta in terza persona, possibilmente mettendo a fuoco le qualità e i difetti (senza giudizi tranchant) , contenere elementi di informazione (spunti della trama?) di interpretazione e di valutazione dell’opera rappresentata. Insomma, mettere in evidenza i pregi e i difetti , i punti di forza o di debolezza dell’opera, offrendo in tal modo delle chiavi interpretative al lettore. Che autonomamente potrà formasi un’opinione e decidere se andare a vedere lo spettacolo, magari con qualche elemento critico in tasca. Si dirà: ma la recensione non è la critica. E cosa allora?
Bello però che tanta gente abbia voglia di scrivere a un blog di teatro, no?
Che sia questo il futuro della critica? Io confesso che mi diverto a leggere questo blog: la recensione della Audisio, con cui per una volta concordo, ma soprattutto i commenti. Mentre le recensioni sui giornali ho smesso di leggerle da un po’. Erano deprimenti. Sembravano pizzini.
E poi aprire la discussione a gente che non va a teatro tutti i giorni per professione, ma ogni tanto, per passione, serve a rompere qualche steccato, qualche fossilizzazione di giudizio. o no?
E’ bello leggere la difesa accorata dell’attore dello spettacolo. Ed è vero che non è giusto generalizzare come fa la tv. Però ad andare via prima erano un po’ più di due o tre. Ma questo non è importante. E’ Bello che la gente prenda posizione personalmente. A me, per esempio questo spettacolo non è proprio piaciuto. Ma leggere le parole di Gorkij, non che mi faccia cambiare idea, ma mi aiuta a comprendere le ragioni di certe scelte. Lo spettacolo l’ho trovato un po’ antiquato, come certi cappotti che sanno di naftalina. Ma è vero anche che l’operazione di Stain: mettere alla berlina il Teatro Stabile di Torino, e con lui tutti i teatri Stabili, perchè non sono più in grado di produrre teatro, oggi. Visto che Stein lo spettacolo l’ha fatto con metà dei soldi, beh, questa operazione, da sola vale il premio UBU. E infatti credo che gliel’abbiano dato per questo.
Stein, Vacis, Tiezzi sono registi diversissimi, appartengono a generazioni e contesti diversi. Ma nessuno deve scandalizzarsi se si legge l’uno attraverso l’altro. Io non ho visto lo Zio Vanja di Vacis, sento pareri contrastanti, qualcuno dice capolavoro, altri dicono brutto. Però ho visto molti anni fa lo Zio Vanja di Stein e quello era sicuramente uno spettacolo sbagliato. Peggio di questi Demoni, se possibile. Ho visto su Internet che anche Tiezzi ha messo in scena uno Zio Vanja, qualche tempo fa. Lancio un’idea: c’è qualcuno che li ha visti tutti e tre? Sarebbe divertente confrontarli, no?
Facciamo la classifica!
Madonna quanto ho scritto. Scusate. Fare i critici prende la mano.
Simo
Cara Francesca, anch’io condivido le sue considerazioni. Le difenda perchè sono giuste. E’ anche perfettamente legittimo che altri spettatori amino lo spettacolo e ringrazino gli attori, che effettivamente sono stati encomiabili. Io sono rimasta fino alla fine, e per me è stato uno sforzo inutile. Ma intorno a me c’erano altri che si spellavano le mani. I due amici, digiuni di teatro, che avevo convinto a venire hanno dormito a lungo, e credo che per farli tornare a teatro dovrò faticare parecchio, ma va bene così.
A proposito di Vacis, a me non sembra strano il parallelo. Sono registi diversissimi. Stein è algido quanto Vacis è appassionato. Ma qualche tempo fa ho visto Zio Vanja a Trieste e i costumi, le luci, ma soprattutto la recitazione degli attori, o meglio le geometrie che componevano nella scena con il loro movimento, effettivamente avevano qualcosa in comune. Che per altro si ritrovava anche, per esempio, nel Viaggio in India di Tiezzi. Credo sia semplicemente una sensibilità contemporanea.
Grazie
la cosa pazzesca è che qui si dice che la gente si improvvisa critica teatrale. ora, è chiaro che la gente non conosce francesca audisio, altrimenti, se la conoscesse, non direbbe MAI che si è IMPROVVISATA critica teatrale (come si fa a dire che uno è improvvisato senza sapere chi è? perchè non le è piaciuto l’ultimo spettacolo di Stein?? andate a fare una chiacchierata con lei, poi mi dite se è una “improvvisata”), ma a parte questo, questa affermazione presuppone anche il fatto che il sito klpteatro sia fatto da una redazione di idioti che mette a fare recensioni (e quindi criticare…) persone che si improvvisano, quindi, a parere di tutti questi bei commentatori, il sito non vale nulla. se una redazione pubblica un articolo e permette a una persona di recensire uno spettacolo (non è un blog signori, questo è un sito internet) evidentemente ritiene che quella persona sia perfettamente in grado di fare dei commenti con oculatezza e attenzione, e se fa passare l’articolo evidentemente pensa che sia un articolo sensato, al di là di quello che può pensare o dire dello spettacolo. ma qui, la gente scrive commenti, si improvvisa critica della critica (perchè questo state facendo) e stabilisce, autonomamente, che francesca audisio si sia bevuta il cervello e che da un giorno con l’altro sia arrivata in rete, abbia preso possesso del sito e si sia messa a scrivere cose a caso senza capacità alcuna di giudizio. una domanda, ma il ruolo di quelli che scrivono qui sopra qual’è? non è quello di fare le critiche agli spettacoli? e dunque? che devono fare? il mondo è proprio bello perchè è proprio vario!!!
Finalmente si legge qualcosa di sensato! Bravi Gor’kij e Bruno!
Finalmente leggo qualcosa di sensato! Ha perfettamente ragione, Signor Bruno. Qui, nei vari commenti, tutti si improvvisano critici teatrali, proprio come nei bar, dopo le partite di calcio, tutti sono allenatori ed esperti del gioco del pallone.
Se si vuole esprimere una propria idea, che può essere se lo spettacolo è piaciuto o no, benissimo, ma dare giudizi azzardati, effettivamente non è una cosa molto giusta.
Una prima regola dello scrivere e l’umiltà… Sopratutto scrivere per chi legge, non per leggersi e contemplarsi. Anche quando uno si improvvisa “critico”. Il vero limite di Internet, oltre i grandi, grandissimi meriti e vantaggi, è che i lettori (coloro che leggono per formarsi un’opinione) possono incappare in spacciatori di mediocrità giornalistica, invasi, loro malgrado, da furia narcisistica. Il retro pensiero, conscio od inconscio, recita : “Cari lettori, adesso vi spiego io come stanno le cose”. Che si scriva di economia, di politica, di arte o di spettacolo, il concetto cambia poco. La cosa può funzionare se si tratta di “forum” mediatici. Meno se si ha l’ambizione di rappresentare una testata giornalistica anche non cartacea. Un articolo come quello scritto dalla signora Francesca Audisio , purtroppo ( lo dico con un certo dispiacere) non passerebbe il vaglio del più scialbo direttore di un qualsiasi bollettino o testata locale di provincia. Non si tratta di uno spettacolo messo in scena dalla proloco paesana, ma, spero se ne possa convenire, di un’opera di valore universale, su cui si sono cimentati , nel tempo i più grandi registi e drammaturghi del secolo scorso e attuale. Leggendo il pezzo si trovano molte opinioni e pochi argomenti. Cito: “…..Eppure… dobbiamo dire: “Peccato!”. Peccato perché il nucleo centrale dell’operazione, lo spettacolo, non è affatto quello che ci si aspetterebbe. E viene da domandarsi come abbia potuto vincere un Premio Ubu, quando nello spettacolo c’è ben poco di originale. ”….. A chi è rivolto quel “non è affatto quello che ci si aspetterebbe”? . E cosa è per l’autrice “l’originalità”? Mi si perdoni , ma non si possono contrabbandare giudizi così personali per critica. Per di più mettendosi dalla parte degli spettatori che in questo caso appaiono accomunati nello stesso giudizio. Più onesto sarebbe stato scrivere : “lo spettacolo non è affatto quello che mi aspettavo”. Se la stessa frase l’avesse scritta Franco Quadri (critico teatrale di repubblica) magari avrebbe avuto un qualche peso. Diversamente ( non me ne voglia l’autrice) sarebbe passata inosservata. In sintesi, quello che appare e traspare non già una argomentazione critica motivata e supportata, ma un giu izio di gradimento. Estremizzando: “Non mi è piaciuto ne lo spettacolo ne il regista”. Una opinione. Legittima. Ma solo questo. Il difetto e l’errore di molti improvvisati critici è quello di voler fare diventare una proprio giudizio (spero non pregiudizio) un’altra cosa. Scrivere per i lettori è sempre una responsabilità. Un consiglio? Serve più modestia…..
A me lo spettacolo ha terribilmente annoiato e non mi è piaciuto! Si può dire o mi linciate in piazzale Loreto?ahahahah
Secondo me gli spettatori hanno applaudito tanto perchè finalmente era finito la spettacolo!!!!
Complimenti agli attori e a tutti gli operatori, ma una noia mortale non paragonabile al prezzo improponibile!!!!
Grazie Francesca che con coraggi e rispetto esprimi le tue idee e i tuoi pareri!!!
avevo intenzione di non rispondere più, ma su questo commento, porto con assoluta semplicità e senza alcun tipo di attacco personale, non posso che essere d’accordo, io che per prima ho criticato lo spettacolo. ribadisco che la mia voleva essere una critica (non credo strabica, nè inconsapevole) allo spettacolo in sè, non all’operazione (che ho condiviso e che sento vicina a me, come operatrice teatrale e come spettatrice) nè tanto meno a Stein, che stimo e ammiro per tutto quello che ha fatto. Non ho apprezzato lo spettacolo in sè, ho trovato poche emozioni (eccetto che quelle che mi hanno porto Fausto Russo Alesi, Rosario Lisma e Pia Lanciotti) ma può essere che non sia stata in grado di coglierle, non per ignoranza o poca frequentazione teatrale – per inciso: vado a teatro tutte le sere e certo non per ordine dei geronti (e poi chi? non sono dipendente di nessuno…), raramente a vedere un UBU, spesso a vedere altro e le emozioni le so provare e riconoscere molto bene. Credo di non aver detto niente di offensivo, nè di aver messo in dubbio la professionalità dei partecipanti, la bontà del lavoro e tutto quello che ne è conseguito, come lo Stabile che si ritira e le critiche. Mi fa piacere, questo sempre, se la gente apprezza il teatro (e dunque anche se ha apprezzato i DEMONI), perchè purtroppo viviamo in un mondo dove il teatro non è amato come dovrebbe e non pensavo sinceramente che la mia opinione sui Demoni potesse scatenare questo dibattito (a chi mi dice se ho il diritto di dire queste cose, come se avessi detto chissà cosa di terribile rispondo che scrivo su un sito internet dove posso esprimere la mia opinione, e dunque lo faccio) ma anche questo mi fa piacere, perchè che ogni tanto si parli di queste cose è anch’ essa cosa sana, soprattutto se ci si confronta serenamente. Sul fatto che STEIN sia un outsider del teatro non sono del tutto d’accordo, e comunque penso che proprio in virtù della sua grandezza e capacità sia possibile criticare quello che fa, proprio perchè è grande può essere criticato. Non credo nemmeno di aver sfiorato il poco buon gusto, e comunque mi stupisco nuovamente delle reazioni all’articolo perhcè davvero non pensavo di avere detto niente di così dissacrante, ma solo di aver fatto degli appunti a un grande professionista che ha sempre fatto spettacoli eccellenti e in questo caso mi ha delusa sinceramente.
comunque, ribadisco la mia stima per STEIN, per gli attori e per tutti quelli che hanno lavorato al progetto e spero davvero che nessuno se la prenda troppo, se tanto la mia opinione non è importante e non sono nessuno, perchè accanirsi così?
ps. mi sono persa il punto in cui ho detto che apprezzo vacis???
( premessa doverosa: sono un attore della compagnia )
E’ vero ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione. Le opinioni stesse poi possono essere apprezzate o criticate. Tanto o poco. Dipende. Da cosa? Da quanto si discostano da alcuni criteri di sensatezza, oggettività, logica e anche, permettetemi, buongusto e consapevolezza culturale o scientifica. Faccio un esempio terra-terra: se io affermo su un blog che il mare di Porto Marghera è decisamente più bello di quello di Lampedusa, esprimo legittimamente un’opinione, ma non mi devo offendere se qualcuno si scalda contestando me e l’opinione che ( per definizione soggettiva, ma) è tanto distante dal buonsenso.
Potrei contestare le note negative di questa recensione che a mio parere parte da premesse strabiche sul concetto di uso dello spazio, di innovazione teatrale, di recitazione e di azioni che fanno vivere il testo, ma lascio perdere per discrezione.
A questa opinione poi si aggiungono quelle di alcuni commenti qui sopra che si fanno portavoce di 200 persone a botta ( “la metà del pubblico” è stato scritto ). Mi ricordano tanto quei politici di destra che in tv per essere più persuasivi dicono una sciocchezza e poi per rassicurare prima di tutto se stessi aggiungono: “ma tanto la gente lo ha capito, gli italiani lo sanno e stanno tutti con noi”.
Vorrei distogliere dalle vostre teste questa sicumera: la stragrande maggioranza del pubblico accorso in massa a I Demoni, fatto di addetti ai lavori e di gente comune, di appassionati e di semplici curiosi estranei a questa cosa di nicchia che è ahimè ormai il teatro, si è letteralmente esaltata e commossa. Le critiche sono tutte unanimi nel riconoscere a Stein la geniale semplicità nel raccontare il grande Dostoevskji, gli applausi finali sembrano quelli di un concerto dei Rolling Stones e durano fino a non farcela più. Solo quei due o tre che sono andati via per legittimi gusti differenti non lo sanno, ognuno è libero di fare ciò che vuole del proprio tempo.
E non parlo qui, attenzione, come persona interessata, non parlo del mio lavoro, parlo del risultato di questa operazione folle, da testimone diretto, oculare e sempre presente del lavoro di tutti quelli che hanno dato vita a questo spettacolo coraggiosissimo.
Si è parlato, ingiustamente, di “attacco al potere” o qualcosa del genere. Bene, per chi non lo sapesse ancora: I Demoni è il più sonoro schiaffo al potere teatrale italiano. Ricordo che lo spettacolo prodotto inizialmente dal Teatro Stabile di Torino è stato cancellato dopo 40 giorni di prove ( con i contratti già onorati coi soldi dei contribuenti ). Per motivi risibili. Ebbene il sig. Peter Stein, che è sì ricco ( e adorato – chissà perchè? – in tutto il mondo ) ma non “potente” in Italia, ci ha messo qualcosa delle sue finanze ( poteva! ) e gli attori già pagati da Torino, che potevano andarsene al mare, lo hanno seguito. Sappiate che i direttori degli altri Stabili italiani, riuniti in una specie di cartello lobbistico, hanno tutti snobbato in massa quest’operazione salvataggio dello spettacolo per non dispiacere Torino. Non confondete I Demoni con altri spettacoli kolossal del Piccolo o di chissà chi. I Demoni sono gli outsider. Punto. Poi è arrivato anche il premio Ubu. Ma chi se ne frega? L’Ubu è la carezza preziosa e troppo stimata di un critico superpotente e sovrano che conta solo per chi ne ha soggezione. Uno spettacolo non vale di più se vince l’Ubu. Questo spettacolo vale perchè ha sortito l’effetto sperato da Stein, portare per mano lo spettatore in un viaggio dentro le atmosfere e l’anima dei personaggi di Dostoevskji. Ho visto gente piangere di commozione, sconosciuti venirci a ringraziare, molti vogliono tornare! Insomma entusiasmo autentico e sorprendente da parte di tutti e chiunque. Ops, di QUASI tutti…scusatemi, stavo cadendo anch’io nel vostro grossolano errore.
Cordialmente.
non comprendo come ci si possa accanire così contro un’opinione, quando questa è anche condivisa da molti. non mi pare che la recensione sia dissacrante nè offensiva, anzi, mi pare che vada a parlare dei dettagli che non sono piaciuti e non metta minimamente in dubbio la professionalità di stein, ma solo questo suo spettacolo. chi si offende, urla alla rissa e si accanisce, ha certamente qualcosa che non va, perchè il confronto dovrebbe essere vitale. Io personalmente ho visto lo spettacolo ieri, e ho ritrovato tutto quello che c’era scritto in questa critica, parola per parola. e se la critica è pubblicata significa che la signorina francesca ha il diritto di farlo, ovvero qualcuno le ha permesso di scriverla, quindi ha i numeri e le carte per potersi esprimere almeno qui, nella rete. perchè non dovrebbe farlo? gli spettacoli sono per il pubblico, anche chi non capisce nulla di teatro avrebbe il diritto di dire che uno spettacolo non gli piace, ma lo può fare soprattutto chi è autorizzato a farlo. Una critica non dovrebbe forse criticare? Non capisco davvero questo accanimento, è triste, siamo in un paese triste. E comunque lo spettacolo non è piaciuto a me e nemmeno a metà delle persone che erano li, l’altra metà si è addormentata dopio due ore.
Ho visto oggi lo spettacolo e mi è piaciuto moltissimo. Non sono andato a vederlo perché ha vinto il premio Ubu (non credo nei premi: in genere, sono tutti prestabiliti e, soprattutto, indirizzati da chi li decide) ma perché amo il teatro, chi lo fa e chi ci lavora per ore dando tutto se stesso. D’altra parte, credo di non essere stato ill solo a cui sia piaciuto, visto che gli applausi a fine recita sono stati lunghi e sinceramente meritati e non sono per nulla d’accordo con chi dice che gli attori non abbiano saputo trasmettere emozioni. Proprio loro infatti, in una scenografia così essenziale, hanno reso vivo l’interesse per una maratona di 12 ore, che può essere stata sì pesante, ma mai noiosa, anzi, la scelta del regista di formulare lo spettacolo come un racconto da seguire passo a passo, l’ha reso interessante, instillando nello spettatore il desiderio di seguire la scena successiva.
prrrrrrrrrrrrrrr…..
mai toccare i potenti in italia, per carità! abbassarsi a 90° e non permettersi di dir nulla (che tanto – diranno i benestanti – non se ne hanno i mezzi, le capacità, x giudicare). meglio sputtanarli in privato, magari, ma in pubblico continuare ad osannare il sacro potere.
Se andare a vedere uno spettacolo che vince il premio ubu vuol dire prendere ordini dai geronti, mi spiace per lei caro mario. Io sono andato a vedere uno spettacolo di Peter Stein e NON un premio che, a mio modesto parere, è stato proprio regalato! Ho trovato lo spettacolo veramente NOIOSO e con attori che,sempre a mio modesto parere, non mi hanno trasmesso nessuna emozione!!!ammiro il signor luca per il coraggio che ha avuto rimanendo fino al penultimo intervallo…io sono andato via molto prima e ringrazio la gentilissima francesca perché finalmente qualcuno scrive ciò che pensa.
La prossima volta non scriva ciò che gli altri si aspettano per far felice una massa che non sa accettare la visione di altri.
Se questo è un paese che va a rotoli è proprio perché ci sono persone che non dicono quello che pensano, che non si rendono conto dell’importanza di ascoltare voci che siano dissonanti e fuori dal coro. Voi non ascoltate, leggete e giudicate, non vi fermate a pensare a quello che è stato scritto, sentenziate, ma non osate entrare nel dettaglio della critica perché non ne avete i mezzi. Gentile Francesca tutti quelli che la attaccano lo fanno perché Lei mina le poche certezze che hanno, dal momento che il premio Ubu è il premio Ubu allora non si può toccare (difficile arrivarci lo capisco), toglie la terra che hanno sotto i piedi e lo fa scrivendo secondo me puntualmente, precisamente e con cognizione di fatto quello che anche io e molti altri pensano dello spettacolo e del lavoro di Stein (che non mi è mai piaciuto e trovo siano più interessanti ed originali molti giovani registi sconosciuti, ma lui è famoso e per voi cambia tutto). Lei lo fa senza mai scadere in banalità da bar sport (come invece fanno altri) ed è aperta invece al confronto. Se posso darle un consiglio, non risponda a certi commenti che sono solo attacchi stupidi. Non si abbassi a rispondere a chi vuole la rissa. Certo ha scelto la strada più difficile, quello di dire quello che pensa, questa si è una boccata d’aria fresca.
Mi spiace molto di aver creato queste reazioni. Se ho la possibilità di esprimermi,io mi esprimo.il problema in Italia sta nel fatto che quando si dice qualcosa di negativo sui potenti si viene immediatamente attaccati,perchè si osa alzare una voce dissonante dalle altre. Non credo di essere presuntuosa, credo che a parere richiesto si possa rispondere soprattutto se si mantiene il rispeto altrui,che io ho sempre tenuto presente. La mia piccola opinione l’ho espressa senza insultare nessuno (al contrario di quelli che scrivono su di me) e se è condivisa,bene, se non lo è sarebbe bello muoversi su terreni più interessanti, per esempio parlando dello spettacolo e rispondendo parola per parola a quello che scrivo, quello si che sarebbe un confronto bello e costruttivo. Ma sembra non sia possibile. E’ meglio arginare chi la pensa diversamente e metterlo nell’angolo.
La prossima volta scriverò quello che tutti si aspettano così farò felici più persone.
perché si scambia la democrazia per la libertà di dire comunque e ovunque la propria piccola opinione! E poi d’altro canto lei va a vedere uno spettacolo perché ha vinto l’Ubu, quindi prende ordini dai geronti (eccola la sua freschezza la sua giovinezza!), e dall’altro pensa che sia esercizio di libertà dissacrare in ordine al fatto che c’è libertà di esprimersi? Ma mi faccia il piacere, come diceva il grande Totò!. Bisogna forse un attimo ricapire i contesti e i registri in cui ci si esprime e l’autorità che si ha per farlo.
Gentile Francesca, pur nel rispetto dell’opinione di tutti, finché si dice al bar però, le è mai venuto il dubbio che il suo sguardo fosse troppo ristretto e che magari il problema stesse nel ricevente e non nel mittente (Stein)?. Stein mi pare che avesse tutti i titoli per stare lì dove stava e starà, sul palco dei Demoni da grande regista, lei ne ha di pari per giudicarlo? Ma se le piace Vacis, siamo in un altro mondo certo… Però quello avrebbe dovuto premetterlo a capo della recensione, avremo fatto subito la tara.
Io ho visto lo spettacolo domenica e, nonostante i miei pregiudizi iniziali, mi è piaciuto moltissimo. Forse lo spazio non è stato del tutto agito, forse non si è sfruttato il fascino dell’ Hangar (scusate, ma nello stato in cui è ora non ha niente di affascinante…sembra la salerno-reggio calabria), ma io ho percepito intensità ed emozione durante tutte le 12 ore. Concordo con la mancanza di originalità, che vista da un’altra angolazione può essere chiamata semplicità, ma forse un testo così ricco e complesso avrebbe subito un’inutile mutilazione se fosse stato appesantito da un’interpretazione registica contorta. Stein ha voluto portar fuori l’intenzione dell’autore…semplicemente raccontando, mostrando una storia e le emozioni che nascono da essa…
de gustibus…
Io credo di aver fatto una critica costruttiva e non distruttiva, dicendo in sincerità quello che penso e senza mancare di rispetto a nessuno, tanto meno al lavoro che sta dietro allo spettacolo, che conosco molto molto bene. Il paragone tra Vacis e Stein credo non abbia senso, ma credo che abbia senso il confronto e il rispetto delle opinioni altrui. Quindi, bene che a molti lo spettacolo sia piaciuto! Ad altri (molti anche quelli) non è piaciuto, ma è bello che sia così! buona giornata a tutti.
Beh difficile che fossimo tutti a pensare quello che pensa lei caro Luca visto che siamo rimasti tutti fino alle 23 ad applaudire per dieci minuti.
Credo che a criticare ci voglia sepre molto meno che a saper fare.!!
E allora criticate!
Siete le prime persone che leggo a cui non sia piaciuto questo bellissimo spettacolo. Io l’ho visto sabato ed ho sentito commenti soltanto positivi.
Vacis???????????
Certamente a chi piace Vacis non può piacere il teatro di Stein……
Grazie a lei, io ho cercato solo di essere obiettiva…buona giornata!
gentilissima Francesca, la ringrazio per aver scritto quello che tutti pensavamo domeica scorsa alla Bicocca. E’ uno spettacolo davvero deludente! POsso confessarle una cosa? Al penultimo intervallo noi ce ne siamo andati. E ho visto che alcuni ci hanno preceduto, altri ci seguivano.
La ringrazio per aver scritto qualcosa di dissonante ma vero.
Durante la prima ora lo spettacolo di Stein mi ha ricordato uno spettacolo di Vacis che ho visto a Torino qualche anno fa, su Goethe, la Vocazione teatrale. Ma quello era vivo, e poi durava meno di tre ore. Ebbene: credo che quella volta ne avrei viste volentieri altre tre ore, ma questi Demoni erano proprio noiosi!