Il Nord Est dei Fratelli Dalla Via, tra polenta e Padania

Un autoscatto di Marta Dalla Via
Un autoscatto di Marta Dalla Via
Un autoscatto di Marta Dalla Via
P come polenta, pellagra, patate, pop corn.
“Fattore P” è il breve spettacolo, di e con Diego Dalla Via, presentato a sorpresa al Teatro Era prima di “Veneti Fair”. Come una sorta di trattato trasformato in tautogramma (tutte le parole iniziano con la lettera “p”), il monologo è incentrato su miseria e abbondanza in Veneto, sulle origini e destinazioni di alcuni prodotti tipici e sugli sviluppi della società che ci rappresenta.

Mettendo in luce con ironia e arguzia le contraddizioni che risaltano da aspetti sociologici, religiosi e antropologici del mondo Veneto e del Nord Italia in genere, Dalla Via gioca con ritmo e significato, aleggiando dietro ogni parola gli argomenti più attuali e controversi: povertà, politica, popolo padano, precariato…
Con un linguaggio diretto e divertente l’autore riesce a mettere in scena un racconto ironico e perfettamente risolto in un tempo breve (una decina di minuti) che tratteggia l’affresco di alcune delle tante odierne “Italie”.

Altrettanto ironica ed esilarante è la sorella Marta in “Veneti Fair”, ancora una satira sociale sul Nord Est realizzata attraverso un carosello di caricature per dimostrare come il Sud non abbia poi tanto da invidiare al Nord, e come quest’ultimo non sia poi quel modello di esemplarità che si vorrebbe far credere.

In una scena completamente vuota, fatta eccezione per una piccola scaletta a cui Marta si appoggia a seconda del personaggio, la giovane autrice passa da un personaggio all’altro, restituendo ritratti più o meno presenti nel nostro immaginario, corredati di tutti i luoghi comuni: l’imprenditore che sfrutta il lavoro sottopagato di operai stranieri, una Miss Polenta che si esprime per frasi fatte, la Pettegola Bigotta che si scandalizza dell’ultima maldicenza mentre prega, il professore emigrato che si chiede se non stia diventando un po’ tutta l’Italia sempre più siciliana…  

Nella carrellata di bozzetti non può mancare il paesello da cui la stessa Marta è fuggita, forse uno dei quadri più riusciti, che evidenzia il tema dell’appartenenza, dell’identità e delle derivanti contraddizioni, tra insofferenza e nostalgia verso il proprio luogo di origine.

L’efficacia dello spettacolo è data dalla struttura semplice, per quadri, dalla veridicità del linguaggio sfumato nel perfetto dialetto veneto, e dalla freschezza dell’attrice. Marta Dalla Via è una bravissima caratterista, in parte risultato della sua formazione (tra Bologna e Parigi), che si è concentrata sulla comicità di stampo clownistico e sulle maschere femminili, ma sicuramente con un talento innato per l’imitazione e la creazione di personaggi tragicomici, alcuni dei quali veramente incontrati nel corso della sua vita. Le sue pose e le sue figure catturano completamente l’attenzione del pubblico, che riesce a vedere chiaramente e senza sforzo ogni personaggio.

Pur delineando i contorni sociologici del Nord-Est, in “Veneti Fair”, tuttavia, la riflessione non sembra andare al di là del luogo comune che rappresenta e che purtroppo ben conosciamo. Il discorso sul Nord industriale, il razzismo più o meno inconsapevole, l’intolleranza camuffata da fastidio, le difese elevate in nome della paura sono argomenti ormai all’ordine del giorno, e la serie di bozzetti tratteggiati dall’autrice rischia di diventare una galleria di stereotipi un po’ fine a se stessa, senza lo scarto necessario ad una dimensione che allarghi la riflessione a più spunti.

Né aggiunge il video finale, proiettato sul fondale e accompagnato dal brano potente “Lose yourself” di Eminem, in cui un blob di riprese di strada o affermazioni registrate di persone reali dimostra come i personaggi interpretati fino ad allora da Marta esistano realmente e parlino attraverso gli stessi cliché esasperanti, a sottolineare che la realtà supera qualunque finzione.
Di nuovo, la dimensione che ne risulta sembra ancora troppo in superficie, andando a mancare quello scarto necessario a dare maggiore profondità al lavoro, cosa che invece accade nel giustamente premiato “Mio figlio era come un padre per me” (Premio Scenario 2013).

Marta Dalla Via ha comunque davanti un percorso sicuramente promettente, che seguiremo con interesse sia nei lavori individuali che in quelli realizzati con l’altrettanto bravo fratello Diego.

Fattore P
di e con: Diego Dalla Via
durata: 10’

Veneti Fair

scritto e interpretato da Marta Dalla Via
regia: Angela Malfitano
video: Roberto Di Fresco
drammaturgia: Marta Dalla Via e Angela Malfitano
produzione: Tra un atto e l’altro e Minimalimmoralia
Compagnia Fratelli Dalla Via

durata: 1 h
applausi del pubblico: 1′ 50”

Visto a Pontedera (PI), Teatro Era, il 1° febbraio 2014


 

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