
Ubulibri rende omaggio a Jean-Luc Lagarce, prolifico drammaturgo francese ucciso dall’aids nel 1995 a soli trentotto anni. Lo fa attraverso la pubblicazione, in libreria da metà marzo, di quattro suoi testi scritti tra il 1986 e il 1995. Fra questi “I pretendenti” e “Giusto la fine del mondo”, visti di recente dal pubblico milanese del Piccolo Teatro per la regia rispettivamente di Carmelo Rifici e Luca Ronconi.
“I pretendenti”, dramma dai numerosi personaggi, racconta in modo critico le vicende relative al cambio della guardia ai vertici di una istituzione culturale di periferia, ambienti che Lagarce conosceva bene. “Giusto la fine del mondo”, testo fortemente autobiografico, considerato il manifesto e il capolavoro di Lagarce, racconta invece di un figlio malato che raggiunge la sua famiglia per l’addio.
Gli altri due testi raccolti in “Teatro I”, “Ultimi rimorsi prima dell’oblio” e “Noi, gli eroi”, ripercorrono ancora tematiche care all’autore: la solitudine e l’incomunicabilità dell’individuo. Nel primo testo tre vecchi amici si ritrovano nella casa di proprietà comune per deciderne la sorte; il secondo descrive una famiglia di teatranti, con i relativi problemi di convivenza e di sopravvivenza.
Ciò che emerge nettamente nello stile di Lagarce è la capacità di inscenare l’assenza di un vero dialogo e del confronto tra i personaggi, facendo emergere il vuoto esistenziale di gruppi eterogenei di persone (colleghi, famiglia, amici, compagnia teatrale).
La lezione di Beckett è perfettamente assorbita, ma Lagarce la ricolloca in una dimensione temporale a noi più vicina. Soprattutto nelle due pièce più drammatiche e tematicamente più affini – “Giusto la fine del mondo” e “Ultimi rimorsi prima dell’oblio”, tradotte per l’occasione dal direttore della Ubulibri Franco Quadri – ci si accorge che questo teatro del nostro tempo, pessimista come chi lo ha scritto, può essere riconducibile alla vita di ognuno di noi e alle sue accecanti falsità.
Nella lettura dei testi di Lagarce non accade nulla di rilevante (ancora beckettianamente) se non un incessante confronto verbale che l’autore risolve alternando dialoghi serrati a lunghi monologhi. A questo si somma la consapevolezza progressiva del lettore di trovarsi di fronte a situazioni instabili, a decisioni da prendere (come la vendita della casa in “Ultimi rimorsi”, la dichiarazione di malattia in “Giusto la fine del mondo”, l’avvicendamento societario nei “Pretendenti”) e a una mancanza di risoluzione in tal senso: ci rendiamo infatti conto, col passare delle pagine, che niente accadrà, i nodi non si scioglieranno, le decisioni non verranno prese, le situazioni non saranno risolte. Struggenti manifestazioni dell’inutilità dell’essere umano.
L’opera di Lagarce, come spesso accade, è stata riconosciuta solo postuma. “Giusto la fine del mondo” è entrato nel repertorio della Comédie Française nel 2008. E l’Italia sta scoprendo maggiormente quest’autore proprio nella stagione in corso grazie alla terza edizione di “Face à Face. Parole di Francia per scene d’Italia”: oltre ai due spettacoli milanesi diretti da Rifici e Ronconi, a marzo è andato in scena al Teatro delle Moline di Bologna “Le regole del saper vivere nella società moderna”. Mentre il 3 giugno debutterà “Ultimi rimorsi prima dell’oblio” al Teatro Out Off di Milano, con l’interpretazione di Mario Sala e Gigio Alberti per la regia di Lorenzo Loris. Quattro occasioni per iniziare a conoscere l’autore attualmente più rappresentato in Francia dopo Molière.
Jean-Luc Lagarce
Teatro I (Ultimi rimorsi prima dell’oblio, Giusto la fine del mondo, I pretendenti, Noi, gli eroi)
a cura di Franco Quadri, introduzione di Jean-Pierre Thibaudat
Edizioni Ubulibri
2009
pp. 196
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