La volontà di César Brie: Simone Weil, l’anima e il pensiero

La volontà di César Brie
La volontà di César Brie

“Mettere la verità prima della persona – asseriva Simon Weil – è l’essenza della bestemmia”. Anche per César Brie la persona interiore prevale sulla verità intesa come resoconto degli eventi. Alla narrazione oggettiva, l’artista argentino antepone una sorta di realismo magico che estrae, attraverso il gioco dell’intelligenza e dell’ironia, il dato simbolico e magico dalle vicende quotidiane.

Nello spettacolo “La volontà, frammenti per Simone Weil” Brie, affiancato da Catia Caramia, racconta la pensatrice francese, la donna e l’anima. La poesia illumina la cronaca nell’intarsio tra l’elemento immaginifico e la rappresentazione realista. L’intento principale è la descrizione dei fatti che non trascura alcun dettaglio, ma crea un effetto di straniamento attraverso l’uso altrettanto realistico di elementi indecifrabili e simbolici.
È lo stile di “Indolore” e “L’albero senza ombra”, di “Orfeo ed Euridice” e “La mite”.

Sulla scena regna un artigianato d’oggetti dozzinali: delle brandine, una lavagna, un gesso, uno straccio intriso d’acqua, un bicchiere, un filo di lana rosso sbrogliato tra le mani. Una carrucola sospende i personaggi tra volo e precipizio. È un’arte intrecciata con la vita, che prova a sondare temi forti: l’amore, il lavoro, la guerra, l’ideologia, la fede, la lotta per la giustizia.

Catia Caramia è il punto di confluenza tra la sincerità dell’attrice e la sincerità del personaggio femminile che interpreta. Brie progetta invece per sé un ruolo molteplice di uomini legati alla vita di Simone: suo padre, il poeta Joe Bousquet, il domenicano Joseph-Marie Perrin, e una figura inventata, l’infermiere che la assistette sul finire della vita.

Tanti quadri rendono la vita multipla di Simone Weil. Ebrea di nascita, filosofa, per due anni abbandonò l’insegnamento e lavorò in fabbrica, allo scopo di vivere la condizione operaia. Nel 1936 partecipò con i repubblicani alla guerra civile spagnola. Nel ‘37 ebbe a Solesmes quell’esperienza mistica che doveva aprirla al pensiero cristiano. Nel ‘40 abbandonò Parigi a causa dell’invasione tedesca: si rifugiò a Marsiglia e poi negli Stati Uniti. Di qui passò in Inghilterra, dove lavorò per l’organizzazione “France Libre”. Morì nel sanatorio di Ashford, nel Kent, a seguito delle privazioni che aveva voluto imporsi.

“La volontà” è un lavoro fisico, una sorta di teatro visuale. Paradossalmente la forza cinetica dei personaggi ne scopre l’anima, ne libera riflessioni e moti spirituali. Il visibile diventa specchio dell’invisibile.
La parola “volontà” del titolo racchiude la vicenda intellettuale ed esistenziale di Simone Weil, che combatté per difendere gli ideali di uguaglianza dei lavoratori. Il termine “frammenti” rende temi puntiformi, dai momenti dell’infanzia alla scoperta dell’amore mistico per Dio. Emergono la critica al marxismo e il ritrovamento di Platone, la valutazione massima del mondo classico, la previsione degli eccessi illiberali del nazismo, un atteggiamento ambivalente verso la Chiesa cattolica in cui non si decise mai a entrare. La Weil temeva di perdere, dentro un’organizzazione terrena, sia la spontaneità della propria vita spirituale, sia l’identificazione con l’esperienza della solitudine di Cristo prima della passione.

Gli episodi più duri e violenti delle guerre mondiali rimangono sullo sfondo, narrati attraverso il parallelismo con l’Iliade, cui la Weil dedicò un’ampia riflessione critica ed esegetica (che in questa drammaturgia occupa forse troppo spazio).

Allo stesso modo, gli episodi biografici più crudeli sono sfumati attraverso un accompagnamento onirico di chitarra, organetto e pianoforte. Luci notturne scandiscono la variazione dei registri espressivi in scena, dal teatro di figura intriso di elementi parodistici ai gesti geometrici, meccanici, ossessivamente ripetuti, che riproducono l’alienazione del lavoro in fabbrica.
Lo spettacolo si gioca sul filo di un equilibrio sottile, con dialoghi rapidi e il connubio vincente tra la performance estrosamente rapita di Brie e la freschezza appassionata di Catia Caramia, nuova scoperta di questo zingaro del palcoscenico.

LA VOLONTÀ – frammenti per Simone Weil
drammaturgia e regia: César Brie
con César Brie e Catia Caramia
scene e costumi: Giancarlo Gentilucci
musiche originali: Pablo Brie
disegno luci: Daniela Vespa
assistenti alla regia: Andrea Bettaglio, Catia Caramia, Vera Dalla Pasqua
consulenza tecnica e macchinistica: Sergio Taddei, Stefano Ronconi, Nevio Semprini, Matteo Fiorini, Gianluca Bolla
foto di scena: Paolo Porto
residenza: Teatro Nobelperlapace
produzione: Campo Teatrale / César Brie
ringraziamenti: Giampiero Piscaglia, Giada Fornaciari, Tamara Balducci, Gloria Betelli, Tiziana Irti

durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Campo Teatrale, il 23 ottobre 2015

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