La nostalgia per l’opera lirica partecipata dal vivo ci ha spinto (ma non solo per questo) ad essere presenti nell’assistere, anche se in streaming dal Maggio Musicale Fiorentino, alla “Linda di Chamounix” di Gaetano Donizetti.
L’interesse era anche stimolato dal fatto che l’opera sia di assai rara esecuzione, da noi conosciuta solo per una bellissima incisione cd dal vivo che gelosamente possediamo, con un cast per quegli anni (1973) stratosferico: Rinaldi, Kraus, Bruson, Dara con la direzione di Gianandrea Gavazzeni; e in egual modo perché a Firenze abbiamo potuto ascoltare alcuni dei cantanti più titolati del momento, diretti da Michele Gamba, con la regia di Cesare Lievi, artista tra l’altro che apprezziamo, da diverso tempo, come pregevole regista teatrale.
“Linda di Chamounix” è un’opera divisa in tre atti, denominata melodramma semiserio per i diversi aspetti che la compongono, ed è costruita su un libretto di Gaetano Rossi.
Debuttò al Theater am Kärntnertor di Vienna il 19 maggio 1842 con ottimo successo, tramutatosi in ben 17 repliche. Una versione riveduta venne preparata nell’autunno seguente e andò in scena a Parigi il 17 novembre 1842.
Al centro della trama vi è appunto la savoiarda Linda, figlia degli onesti montanari Antonio e Maddalena, concupita dall’ottuso signorotto locale, l’egocentico e sciupafemmine (così egli si considera) marchese di Boisfleury, che finge di volerla proteggere, promettendo ai genitori un finto avvenire migliore.
Lei ovviamente, come in tutte le trame d’opera che si rispettino, è invece segretamente innamorata del giovane Carlo, il quale tentenna nel volerla sposare, e che scopriremo essere nientemeno che Visconte di Sirval, nipote del marchese.
I genitori di Linda, su consiglio del Prefetto che ha inteso tutto, temendo le mire di Boisfleury, spingono la ragazza ad andare a Parigi con il fido amico, il tenero orfano Pierotto, e con altri amici savoiardi.
Col tempo, Linda è diventata una gran signora e vive agiatamente in un appartamento che Carlo le ha offerto, ma lì purtroppo viene raggiunta dal Marchese, che tenta invano di sedurla, con mezzucci da dozzina. Carlo e Linda dunque si ritrovano, ma l’uomo è indeciso ancora se donarsi interamente alla sua amata, la quale non capisce i suoi reali propositi.
Intanto il padre della ragazza giunge nella capitale francese per rivedere la sua Linda, ma non riconosce in lei la semplice fanciulla di una volta, e quindi la ripudia, credendo che la ricchezza sopravvenuta sia di dubbia origine e le abbia fatto perdere il suo onore.
A complicare il tutto arriva la notizia da Pierotto (generosamente aiutato dalla ragazza, essendo caduto in miseria, lontano dal suo Paese) che Carlo ha sposato una donna di nobili origini.
Linda, come la sua più famosa consorella d’opera “Lucia di Lammermoor”, impazzisce, e viene riportata a Chamounix da Pierotto.
Carlo torna in Savoia, affranto per la situazione dell’amata, e rivela al Prefetto di aver rifiutato le nozze imposte dalla madre, per passare la sua vita con Linda. Qui, a differenza della già citata Lucia, Linda, davanti al rinnovato amore di Carlo, riacquista la ragione e l’opera si conclude felicemente.
L’opera di Donizetti rappresenta un esempio assai raro di melodramma semiserio, ciò accade soprattutto per la presenza di un antagonista come il marchese di Boisfleury che, pur essendo un personaggio negativo, contiene in sé tutte le caratteristiche del “buffo”, pieno di sé, che con la sua effervescente e stolida presenza, riesce sempre a stemperare la cupezza degli avvenimenti, soprattutto nella sua prima aria in cui perfino ride forzatamente (“Oh! già in collera non sono, non temete, buona gente, state pure allegramente”) e poi nel duetto con la (giustamente sdegnosa) Linda nel secondo (“Ma d’offrirvi mi fo vanto un palazzo sontuoso… i più splendidi equipaggi, servitù, cavalli e paggi”).
Siamo nel 1842 e Donizetti ha già composto, a parte il Don Pasquale (di cui si captano già i sensori nel personaggio del Marchese) tutti i suoi maggiori capolavori, e ne avvertiamo tutta la maturità in un’opera che, anche se non possiamo ascriverla tra le sue perle maggiori, è di composita e perfetta costruzione, soprattutto nel primo atto, interamente pregevole, e nel finale, dove tutti i personaggi si uniscono in una bellissima preghiera per la guarigione di Linda: “Compi oh ciel la nostra speme”.
Siamo lontanissimi dalla tragedia romantica di Lucia di Lammermoor; siamo piuttosto vicini alla commedia borghese, mentre tutto scorre in un raffinato effluvio di musica sempre diversa, dove le arie, i duetti e i cori si amalgamano con maestria nello scorrere degli avvenimenti.
Il personaggio di Linda viene benissimo caratterizzato nel suo evolversi, sin dall’inizio, con la più famosa aria dell’opera, la tyrolienne “O luce di quest’anima, delizia, amore e vita”, e in tutto il percorso della follia che si consuma nei due atti finali, caratterizzata soprattutto dal quel continuo ripetersi della frase “No non è ver mentirono, tradir tu non mi puoi”, e infine in quel repentino freudiano svegliarsi dalla catalessi in cui si era persa alle parole già pronunciate nel primo atto, nell’estasi dell’amore per l’amato Carlo “A consolarmi affrettisi”.
Azzeccato nella sua nobile paterna severità anche il personaggio del Prefetto, che nel meraviglioso duetto con il padre di Linda del primo atto esprime tutta la sua visione della vita: “Quella pietà si provvida”, in cui già intuiamo tutto un climax che pochi anni dopo Verdi ci regalerà appieno.
Assai curioso poi il personaggio en travesti di Pierrotto, che viene caratterizzato da una ballata popolare accompagnata dalla ghironda e che seguirà tutte le vicende dell’amica Linda.
Seppure in streaming è stato bellissimo ascoltare finalmente un’opera in cui tutti gli interpreti si sono espressi ad altissimo livello, a cominciare dai protagonisti: Jessica Pratt, che riesce sempre ad esternare in modo adeguato il suo canto dalla già citata “O luce di quest’anima”, costruendo nel contempo un personaggio mutevole in tutti i suoi cangianti aspetti, e Francesco Demuro (forse il tenore che in questo momento apprezziamo di più ), un Carlo che esprime benissimo i suoi amorosi accenti che si manifestano perfettamente nell’aria del secondo atto “Se tanto in ira agli uomini”, dove è capace di mescolare perfettamente squillanti acuti di grande levatura con smorzature da brividi, per non parlare di quando, in modo accoratamente partecipante, rinsavisce la sua amante: “È la voce, che primiera palpitar ti fece il cuore”.
Una bellissima conferma in un ruolo en travesti assai diverso da quelli in cui abbiamo diverse volte ammirata (Arsace, Rinaldo) Teresa Iervolino come Pierotto.
Disinvolto e giustamente sopra le righe Fabio Capitanucci nella parte del Marchese, e sempre in parte, nobile e austero, Michele Pertusi, altro artista che molto amiamo, come Prefetto.
Ci pare giusto segnalare in ultimo anche Vittorio Prato come Antonio, padre di Linda, che il regista ha voluto vecchio e malfermo sulle gambe.
Per quanto riguarda la parte orchestrale ci è piaciuta molto la direzione di Michele Gamba, che sottolinea in modo convincente tutte le diverse originali raffinatezze musicali che l’opera possiede.
Il regista Cesare Lievi, con i costumi di Luigi Perego, restituisce tutti gli ambienti in cui si colloca l’opera donizettiana (Chamounix ci è parsa stretta parente alpina dei paeselli dove si svolgono “Sonnambula” ed “Elisir d’amore”), e i principali avvenimenti che la compongono, con estrema semplicità, pur senza eccessiva fantasia, intervenendo da regista teatrale, come in definitiva è, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, sempre naturale e ben curata.
Lievi pone maggiormente al centro dell’azione la figura del Prefetto che segue dal vivo l’evolversi delle vicende nel primo e terzo atto, e colora con una pennellata di rosso il cielo sopra l’interno borghese della casa parigina della protagonista, a segnalare la malattia di Linda.
Alla fine dunque siamo stati felicemente contenti per aver visto almeno da vicino, se non dal vivo, un’opera di cui avevamo tanto sentito parlare, ascoltandone però solo le voci, mentre l’opera è intimamente composta da teatro e musica.
Linda di Chamounix
Gaetano Donizetti
Direttore: Michele Gamba
Regia: Cesare Lievi
Scene e costumi: Luigi Perego
Linda: Jessica Pratt
Carlo: Francesco Demuro
Prefetto: Michele Pertusi
Pierotto: Teresa Iervolino
Antonio: Vittorio Prato
Marchese Boisfleury : Fabio Capitanucci
Maddalena: Marina De Liso
Intendente del Feudo: Antonio Garès
Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro: Lorenzo Fratini
Durata: 3 ore circa
Nuovo allestimento