Andare per teatri è strano. Puoi capitare a Genova in giorni freddissimi avendo la sensazione di essere finito dentro un racconto di Adalbert Stifter, con un vento talmente sferzante e gelido, che manca solo di veder sbucare un San Bernardo con tanto di fiaschetta al collo, come in un quadro di Landseer, oppure un maestro di sci che, spostandosi da una pista all’altra, ti indichi la via per il teatro. Il teatro Verdi di Sestri Ponente, in questo caso, un bel teatro che non brilla per il calore e la temperatura interna ma che al contempo può vantare comode poltroncine di velluto verde. Qui, infatti, sono andate in scena le tre serate della quinta edizione del premio Intransito – rassegna di teatro under 35, organizzata dal Comune di Genova in collaborazione con Teatro Akropolis, associazione La Chascona e Officine Papage.
Delle più di 140 proposte giunte, a testimonianza della vitalità dell’iniziativa, ne sono state selezionate sei.
Noi abbiamo partecipato alla seconda e terza serata, assistendo a tre lavori eterogenei sia nei contenuti sia nell’esito spettacolare, in una gamma di rappresentazioni che sembrano un buon termometro di alcune tendenze dell’attuale panorama.
Sveliamo subito il nome del vincitore, la compagnia napoletana Ri.Te.Na Teatro con lo spettacolo “’E cammarere”, decretato dalla giuria composta da Laura Bevione, Nadia Macis, Andrea Porcheddu, Boris Vecchio e Marisa Villa.
Ri.Te.Na Teatro presenta un lavoro fra tradizione e contemporaneità, ispirato a “Le serve” di Jean Genet, e lo fa “creando” un linguaggio particolare, quello dei bassi e dei vicoli di una Napoli “diversa, chiassosa e plebea”, come sono le due cameriere a servizio interpretate dalle brave Francesca Morgante e Maria Claudia Pesapane, che giocano vicendevolmente a interpretare il ruolo della loro padrona. Una lingua ritmata e tutta condita di detti, proverbi e cantilene, che donano una musicalità e un ritmo definito alla messinscena.
“Il dramma si svolge tra le mura domestiche di una casa mai illuminata dal sole, umida, forse preda di ratti e blatte, terreno fertile per le muffe ma costantemente lustrata e impregnata dell’odore di disinfettanti, creolina, varechina”.
Vittoria meritata, tutto ben fatto, forse pure troppo. Fabio di Gesto – regista e drammaturgo – compie un’operazione interessante e di tutto rispetto, anche se talvolta questa “lingua” rischia di confondere un po’ lo spettatore.
Oltre alla compagine napoletana si sono esibite in queste due serate la Compagnia Sunny Side e Daniele Turconi.
I Sunny Side hanno presentato “Equitalia”, lavoro fresco ed energico che affronta una problematica oggi assai presente nel nostro Paese, ossia quella delle cartelle esattoriali, che arrivano a travolgere il piccolo ristorante che due coniugi portano avanti da una vita, tra gli alti e i bassi di una normale coppia di vecchia data. Equitalia, si sa, è un mostro dagli occhi di bragia che rovina il sonno a più di un italiano. Ma il mostro fa sì che i due ritrovino una forza inaspettata e una voglia di ribellarsi che compatta ancor di più il loro usuale e usato amore. Ideano un piano per incendiare a colpi di molotov l’ufficio esattoriale, ma tutto naufraga regalando momenti di ilarità che mettono a nudo l’incapacità “terroristica” dei due protagonisti.
Lo spettacolo ha come colonna sonora brani famosissimi dei Beatles, quasi a sottolineare la natura pop e leggera della messinscena, che inciampa un po’ nel voler essere troppo commedia di facile lettura. Qui servirebbe forse una maggiore “struttura”. Il finale svolta nel drammatico, con il ricordo sempre ben presente di un aborto spontaneo di tanti anni prima, ferita mai rimarginata che ha segnato la vita dei due protagonisti. Tuttavia in alcuni momenti si ride di gusto e non è cosa da sottovalutare.
Nella serata finale tocca a Daniele Turconi, già finalista due anni fa. In questa edizione, con “Gianluca”, riceve la Menzione speciale della giuria. Turconi – che cura drammaturgia, regia ma è anche in scena – è coraggioso e presenta un lavoro rischioso. Gioca molto sull’ironia, con esiti talvolta scontati e talora di radice eccessivamente insistita. Dico questo perché la riflessione di cui parla è profonda e necessaria, soprattutto di questi tempi dove “vale tutto” e “tutto si può”: Turconi indaga su cosa significhi oggi essere artista, su quando, come e perché ci si possa considerare artisti, e su come la percezione di noi stessi venga influenzata dagli altri. Sono argomenti su cui poco ci sarebbe da ridere.
Dopo un inizio che lascia ben sperare, Turconi perde però di vista l’impianto drammaturgico. Nella seconda parte tutto il meccanismo iniziale – anche se non così originale – comincia a mostrare qualche intoppo, scivolando spesso nel già visto, e non bastano per rimediare alcune trovate, quali ad esempio il finale tutto teso a toccare le corde emotive dello spettatore. Purtroppo ci si allontana dalla riflessione iniziale da cui sembrava generata la necessità della messinscena.
‘E cammarere
regia e drammaturgia Fabio Di Gesto
con Francesca Morgante e Maria Claudia Pesapane
costumi e trucco Rosario Martone
scenotecnica Gennaro Olivieri
luci Giuseppina Farella
Equitalia
Compagnia Sunny Side
testo e regia Massimiliano Aceti
con Chiara Mancuso e Massimiliano Aceti
Gianluca
tratto dalla tesi di Arianna Gianchetta
regia e drammaturgia Daniele Turconi
con Gianluca Tosi e Daniele Turconi
video/Audio Roberta Cicogna e Giovanni Doneda
aiuto drammaturgia Alice Provenghi
disegno luci Daniele Passeri
tecnico Fabio Clementi
Visti a Premio Intransito, Genova, Teatro Verdi, 10 e 11 dicembre 2021