Se le Fiabe di Horváth rimangono troppo soft

Federica Sandrini è Marianne
Federica Sandrini è Marianne
Federica Sandrini è Marianne (photo: Michele Lamanna)
“Fiabe del bosco viennese” è la prima tappa di un trittico progettato per il Teatro Due di Parma da Walter Le Moli, dedicato al drammaturgo austriaco Ödön von Horváth. Contemporaneo di Brecht, ma molto meno conosciuto dai palcoscenici italiani, Horváth orientò la sua opera, come il collega tedesco, verso una forte critica sociale del tempo, non mancando di anticipare tragici avvenimenti e situazioni che caratterizzarono la storia della prima metà del secolo scorso.

Distante per procedimenti e meccanismi teatrali dalla retorica brechtiana, la sua drammaturgia non è comunque meno corrosiva nell’analisi né meno incisiva nella denuncia politica.
In uno stile sempre popolare, ma più raffinato, si celebra la dissacrazione di un tempo e dei suoi protagonisti, la debole e cinica classe borghese degli anni Trenta, che da lì a poco diventerà la chiave di volta dell’emergente ideologia nazional-socialista.

Attingendo dai riti collettivi della piccola borghesia del tempo (l’operetta, le canzoni da birreria, i valzer), Horváth si addentra nell’endemica ipocrisia e nel rancore sociale di un’umanità che annaspa nella tragica impossibilità di sfuggire alle proprie inevitabili responsabilità storiche e quotidiane.

In “Fiabe del bosco viennese”, titolo mutato dall’opera del 1930 “Storie del bosco viennese”, la giovane Marianne è promessa sposa al macellaio del negozio accanto a quello del padre, ma rompe il fidanzamento per cadere tra le braccia dell’affascinante Alfred, nullafacente che vive di espedienti e scommesse, mantenuto dalla tabaccaia Valerie, con cui ha già una relazione.

Alfred, mai realmente innamorato, abbandonerà Marianne dopo la nascita di un figlio per tornare a farsi mantenere dall’amante, e costringendo Marianne ad esibirsi in un locale di spogliarelli per sopravvivere, visto che nel frattempo è stata pure allontanata dal padre. Tornerà al suo primo amore, il macellaio, ma solo dopo la morte del figlioletto, fatto volontariamente ammalare dalla nonna di Alfred per “lavare” le colpe del nipote.

Se Horváth è abile a delineare i difetti e la corruzione morale del ceto medio, muovendo dal realismo di una condizione effettiva per arrivare allo smascheramento dei pregiudizi delle malsane convenzioni borghesi, la regia di Le Moli si adagia su un registro troppo tenue per rendere giustizia alla disamina sinistra e rancorosa delle rivelazioni drammaturgiche dell’autore.

In un scatola scenica avvolta da un bianco accecante, fatto di garze che inquadrano lo spazio, si stagliano le grottesche figure della vicenda, incorniciate da accurati costumi caricaturali in stile tardo impero austriaco, e ornate da trucco e parrucche fumettistici.

Saranno forse le soluzioni più azzeccate di una messa in scena che si trascina senza particolari illuminazioni creative, funzionale alle atmosfere bizzarre e deformi del testo, ma che non riesce ad andare oltre ad una innocua illustrazione d’ambiente.

I personaggi sanno a tratti divertire, nel loro sarcasmo ingarbugliato e nei tragicomici volteggi, anche se rimangono troppo abbozzati in un disegno che fatica a prendere spessore, e che si sforza di andare a tempo con i walzer di Strauss senza riuscire a trovare il temperamento per discostarsi da una imprudente superficialità.
Sono fiabe che appagano forse più l’occhio anziché allarmare gli spiriti per la loro angosciante analogia con la contemporaneità.

FIABE DEL BOSCO VIENNESE

di Ödön von Horváth
con: Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Marco De Marco, Raffaele Esposito, Sergio Filippa, Francesco Gerardi, Luca Nucera, Tania Rocchetta, Federica Sandrini, Massimiliano Sbarsi, Paolo Serra, Nanni Tormen
e con: Sabina Borelli, Camilla Nervi*, Anna Laura Penna*, Chantal Viola
scene: Laboratorio Progettazione Scenica Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche del Teatro, Università IUAV di Venezia: Luca Giombi*, Giovanna Pozzato*, Martino Zabeo*
tutor: Margherita Palli, Alberto Nonnato (assistente)
costumi: Gianluca Falaschi
luci: Claudio Coloretti
collaborazione alle musiche: Alessandro Nidi
regia: Walter Le Moli
assistenti alla regia: Giacomo Giuntini, Ginevra Le Moli e Francesco Bianchi, Francesco Lanfranchi
collaborazione alla drammaturgia: Julie Bernard
produzione: Fondazione Teatro Due
*Studenti dell’Università IUAV di Venezia, Dipartimento PPAC – Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche del Teatro

durata : 2h 27′ (con due intervalli)
applausi del pubblico: 6′ 16”

Visto a Parma, Teatro Due, il 14 gennaio 2014


 

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