TEX, lo “spazio della creazione” nato in epoca Covid

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«Ricordo il mio primo spettacolo all’ExFadda. Era una delle prime rappresentazioni programmate in quello spazio. Lo spettacolo raccontava la creazione dell’Universo. Per un incidente, il nostro tecnico non riuscì a presentarsi in tempo al montaggio. Rischiavamo di non essere pronti, il pubblico sarebbe arrivato a breve e c’era anche il tutto esaurito. Io e Marinella con i tecnici del teatro ci mettemmo dunque a montare le luci e la fonica, stendemmo cavi, facemmo tutti i cablaggi, gli spinamenti e così via… Non sapevamo se avrebbe funzionato tutto, ma il foyer era pieno, bisognava fare sala. Era estate e faceva un caldo epico, ma “essere pronti è tutto”. Così, fra il montaggio di un faro e l’altro, indossai il costume e cotonai barba e capelli: dovevo sembrare un Dio, il Dio Crono…
Chi è di scena?! Sentii il silenzio in sala, la musica dell’inizio dello spettacolo. Feci due respiri. Entrando in scena un po’ confuso e in uno stato ipnotico, ebbi un’intuizione chiarissima, lampante. In una frazione di secondo, partendo dal caos, stavamo per generare l’universo lì, davanti al pubblico.
Visti gli ostacoli della giornata, non sapevo se avremmo generato qualcosa di bello o un disastro totale. Forse neanche gli Dei lo sapevano un attimo prima della Creazione.
Improvvisamente, un boato uscì dalle casse: il Big Bang! Si accesero le luci e il cielo stellato sul fondo…
Per me quel “laboratorio urbano”, l’ExFadda, era diventato veramente lo spazio della creazione. Spazio e tempo avevano iniziato il loro corso e l’universospazio ExFadda cominciava a espandersi.
Ogni teatro che si apre dovrebbe diventare una stella per la comunità che lo circonda, e mai come ora, di queste luci, la comunità ha bisogno.
Lunga vita dunque a questo luogo che, come un astro, raccoglie ed emette luce.
Lunga vita a TEX, il teatro dell’ExFadda.
Lunga vita ai sogni che si realizzeranno.
Lunga vita a tutte le manifestazioni e rappresentazioni future di quest’Universo chiamato ExFadda».
(Flavio Albanese, Compagnia del Sole)

«Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili», affermava il filosofo Seneca. Per fare arte, oltre alla creatività, occorre coraggio. Ma fin dove può spingersi il coraggio, prima di diventare avventatezza?
La domanda è d’obbligo, se un gruppo di giovani apre un teatro in piena pandemia, e i teatri in Italia sono la prima cosa che si chiude in tempi di Dpcm.

Eppure c’è chi va controcorrente. Succede a San Vito dei Normanni, 20mila abitanti in provincia di Brindisi, frontiera di un Salento alternativo alla movida estiva.
San Vito è avamposto di un nuovo spazio culturale, un nuovo teatro che si chiama TEX: “T” come teatro, “EX” come ExFadda, stabilimento enologico d’inizio Novecento appartenuto alla famiglia nobiliare Fadda-Dentice di Frasso. Per anni in disuso, questo spazio, 3mila metri di edifici di pregio architettonico e 15mila metri di verde recintato, è stato riqualificato una decina d’anni fa grazie a Bollenti Spiriti, programma della Regione Puglia per le Politiche Giovanili.

ExFadda è un laboratorio urbano d’idee e progetti guidato ora da Ginevra Errico e Marco Notarnicola. Vi lavorano una sessantina di persone. È un opificio d’arte contemporanea e attività culturali varie: sartoria, falegnameria, yoga, bio-design, produzioni audiovisive, musica, danza acrobatica, coreutica convegni, seminari, spettacoli, mostre, feste, attività sportive e giochi, fiere, mercati a km zero di prodotti coltivati su terreni sequestrati alle mafie.
ExFadda, sede anche di un bar alternativo e di un ristorante stellato che dà lavoro a persone con disabilità, è cresciuta sotto l’ala di Roberto Covolo, project-manager, candidato sindaco per il Centrosinistra al Comune di San Vito alle ultime amministrative.
Le elezioni di settembre, però, sono state vinte dal Centrodestra. La nuova Giunta guidata da Silvana Errico sta assicurando un sostegno importante. Per Antonio Santoro, vicesindaco con delega all’Urbanistica, TEX è già una bella realtà: «Stiamo seguendo con interesse la crescita di questo spazio. Stiamo valutando la possibilità di consorziarci con il Teatro Pubblico Pugliese, anche per usufruire di un circuito di spettacoli di livello nazionale e internazionale. Personalmente, mi sono messo a disposizione per seguire la pratica di rilascio dell’agibilità dello spazio. Il rapporto con il coordinatore del progetto Valentino Ligorio è proficuo. L’impegno degli enti che hanno in gestione TEX è di aprirsi a tutta la città, cosa non fatta sinora, in modo che sia realmente uno spazio di cui possano godere tutti, e non solo una cerchia ristretta».

Valentino Ligorio, che si definisce “artigiano del dreaming”, ci parla della campagna di crowdfunding portata a coronamento sulla piattaforma Eppela: «È un altro tassello al mosaico. Grazie al contributo di amici e appassionati, e al sostegno di CrowdFunder35, abbiamo raccolto poco più di 13mila euro, una cifra superiore ai 10mila preventivati. Proveremo a capire come attivare le ricompense per chi ha acquistato posti a sedere per spettacoli ed eventi che al momento non possiamo realizzare. Continueremo a lavorare per il completamento del TEX. Questo risultato ci dà grande energia in un momento in cui è tutto complicato per chi fa il nostro lavoro. Dev’essere un percorso di costruzione di speranza per tutto il settore. TEX sarà uno spazio di relazioni, oltre che di cultura e spettacolo».

Sulla parete al fondo campeggia la scritta “Da grande sarò un teatro”

La genesi di TEX sta in un bando del 2018 di Culturability, il programma promosso dalla Fondazione Unipolis per promuovere e sostenere iniziative culturali capaci di generare innovazione, sviluppo sostenibile, processi di attivazione comunitaria e coesione sui territori.
L’apertura della sala era prevista proprio in questi giorni. «In qualche modo apriremo lo stesso – assicura Ligorio -. Stiamo pensando a delle attività che migrano online. Ma aldilà di questa temperie particolare, il nostro obiettivo è di creare un teatro di comunità che dia spazio alle associazioni del territorio, alla pizzica, alla musica, al teatro vernacolare e amatoriale, che a San Vito hanno una lunga tradizione. Apriremo residenze digitali. Apriremo TEX alle persone con disabilità, alle scuole, agli ex detenuti, per uscire dallo steccato di una comunità arroccata su se stessa».
TEX sarà dunque lo snodo di una cittadella del sapere di cui fanno già parte realtà come World Music Academy, accademia musicale e coreutica, centro sperimentale di formazione e produzione fondato da un collettivo di musicisti professionisti guidato da Vincenzo e Franco Gagliani. Antonietta Recchia avvicina alla musica i più piccoli. Fabrizio Nigro, Ludovica Morleo, Andrea De Siena e Mina Vita sono invece le star che insegnano la tradizione secolare della pizzica.

Dietro TEX c’è anche Teatro Menzati, che realizza progetti attraverso strumenti artistici e culturali legati al teatro e alle arti contemporanee. C’è poi la società Cattive Produzioni animata da Marco Mingolla, che si occupa di sviluppo e produzione di progetti audiovisivi e organizzazione di eventi legati al territorio, e all’interno di TEX realizzerà una rassegna cinematografica. C’è infine Hackustica, start-up innovativa che costruisce pannelli fonoassorbenti con materiali di risulta e sottoprodotti agricoli e industriali. Si occupa della correzione acustica di spazi per il pubblico spettacolo, luoghi per la didattica e per il lavoro.

L’apertura di TEX è anche collaborazione con importanti realtà limitrofe. Come VicoQuartoMazzini, compagnia barese tra le più impegnate nel teatro di ricerca. «I primi dieci anni di vita di VicoQuartoMazzini – racconta Michele Altamura – hanno avuto come stella polare la produzione artistica attraverso differenti forme capaci di spaziare dallo spettacolo, al radiodramma, alla performance. Questa nostra traiettoria ci ha portati a collaborazioni nazionali con varie esperienze virtuose. Con TEX rimetteremo il teatro al centro del dibattito “politico” di una comunità. Con le altre realtà di San Vito dei Normanni stiamo costruendo forme innovative di coinvolgimento dei cittadini che superino la semplice fruizione di un’offerta culturale. Immaginare, progettare, costruire insieme richiede un impegno maggiore, ma sul lungo periodo dà dei risultati. Questa nuova scommessa ci entusiasma parecchio».

In Puglia l’entusiasmo per TEX ha il nome della compagnia Aleph guidata da Carla Orlandini e Nicola Galateo, che promuove il teatro tra i detenuti di Brindisi. O di Gianfranco Berardi, a San Vito qualche anno fa con lo spettacolo “Io provo a volare”. Berardi si augura che TEX alimenti «nella comunità di San Vito il dialogo tra i sogni degli artisti e quelli della comunità; l’indispensabilità del teatro eleva la qualità della vita e allontana il distanziamento emozionale, la paura e l’angoscia di questo periodo». Se Michele Sinisi vede in TEX la possibilità di «planare liberi sulla magia di un presente imprevedibile», Luigi D’Elia si augura che il nuovo spazio contribuisca a un modo di fare arte alternativo a quello precedente il lockdown, «conquistatore delle economie, degli spazi visibili e invisibili, delle emozioni, dei cartelloni, dei fondi, dei tremori, delle aperture emozionali e mentali dello spettacolo dal vivo. Di questo non voglio più essere complice».

E c’è anche chi sta pensando a un gemellaggio. Come il milanese Michele Losi di Campsirago Residenza, che riconosce le “affinità elettive” con VicoQuartoMazzini (presente all’ultima edizione del “Giardino delle Esperidi”), e nella campagna vicino a San Vito ci viene a fare le vacanze.
Sara Bevilacqua (Meridiani Perduti) all’Ex Fadda è invece di casa: «Costruire un teatro è come costruire la speranza, soprattutto durante una pandemia. Tutta la provincia di Brindisi ha bisogno di un luogo di produzione, non solo un contenitore dove ospitare le compagnie da tutta Italia, importante per lo scambio di sguardi artistici. Ora più che mai la funzione del teatro deve ritornare all’origine alla Polis. Riallacciare il rapporto con la comunità, non solo di San Vito dei Normanni, ma del territorio che lo circonda, con uno scambio di energie e idee per far crescere non solo le nuove generazioni, tutti. Quando la pandemia sarà finita, toccherà agli artisti ricucire le relazioni, far ritrovare il coraggio di stringere nuovamente le mani dell’altro, incontrare il vecchio e il nuovo pubblico. Ecco, TEX ha questa fortuna. È come neonato. Ha un pubblico tutto nuovo da creare. È una sfida meravigliosa, e noi stiamo già lavorando insieme a tutto lo staff per affrontarla».
Per Claudio Orlandini, sanvitese trapiantato a Milano, fondatore di Comteatro a Corsico, la nascita di TEX è un cerchio che si chiude: «A San Vito ho vissuto fino ai 17 anni, per poi seguire i miei genitori a Milano. Non ero felice, mesi di tristezza e solitudine. Poi il teatro: dopo qualche anno, ne avrei fondato uno io. La metropoli mi ha regalato un incontro vitale. Ora un grande teatro sta nascendo nel mio paese d’origine. Questo è fonte di gioia. Provo gratitudine per chi con passione, sudore, coraggio, ha creato un luogo dove la vita si allarga, dove bambini e adulti creano una meraviglia e un mistero che si possono toccare. Sapere che dentro a questo progetto ci sono giovani sanvitesi, mi rende orgoglioso di essere anch’io sanvitese e teatrante».

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