Topi. Usine Baug e il G8 di Genova tra metafore e lacrimogeni

Topi (photo: Pietro Pingitore)|
Topi (photo: Pietro Pingitore)|

Lo spettacolo debutta a Milano dopo aver vinto il Premio Scenario Periferie 2021

G8 di Genova, 19-22 luglio 2001. In quel famigerato weekend di un’estate che inaugurava il nuovo millennio, una città fu messa a soqquadro. Nel capoluogo ligure si riunivano i grandi della Terra sotto la guida del premier italiano Silvio Berlusconi. Con lui, i rappresentanti delle potenze economiche planetarie: l’americano Bush junior, il russo Putin, l’inglese Blair, il francese Chirac, il tedesco Schröder, il canadese Chrétien, il giapponese Koizumi, e infine Prodi, presidente della Commissione Europea.

Il vertice subì la forte opposizione di migliaia di no global arrivati da tutto il mondo. Fu una contestazione pacifica. Ma tra i manifestanti s’infiltrò un numero notevole di black bloc, che già in passato avevano recato gravi disordini in altri incontri del G8, Seattle, Washington, Praga, Montreal, Nizza, Davos e Napoli, assaltando i simboli del capitalismo globale: banche, fast food, uffici per il lavoro interinale. Pur noti alle forze dell’ordine, la situazione sfuggì decisamente di mano (interessante, per addentrarsi meglio nella vicenda, il volume uscito per l’anniversario del ventennale “G8 Genova 2001: storia di un disastro annunciato” di Gianluca Prestigiacomo, ed. Chiarelettere).
Semplificando, i black bloc poterono distruggere Genova a mani basse nella noncuranza di polizia e carabinieri, che invece presero di mira i pacifisti.
Il 20 luglio fu ucciso il giovane manifestante Carlo Giuliani. Altri episodi incresciosi avvennero nelle ore successive nella scuola Diaz, dove i manifestanti dormivano e furono pestati a sangue dalla polizia, e poi nella caserma di Bolzaneto, dove molte persone furono oltraggiate, molestate, ferite.

Genova 2001 smascherò il fascismo di Stato e un ordine mondiale basato sull’arroganza dei forti. Fu un agguato ordito dalla Governance mondiale che aveva “sospeso” le istituzioni democratiche per scoraggiare ulteriori interferenze nei suoi obiettivi geopolitici ed economici. Fu colpito al cuore l’intero movimento chiamato “popolo di Seattle”, che lottava per i diritti dei più deboli. Erano organizzazioni non governative, pacifisti, sindacati, associazioni di consumatori, scout, suore, movimenti come Pax Christi, gente comune. Si battevano per contrastare la mondializzazione senza regole e per chiedere la cancellazione del debito dei Paesi poveri. La galassia no global deplorava lo strapotere delle multinazionali. Si opponeva al transgenico. Auspicava la riduzione dei gas serra. Disegnava un nuovo ordine a misura delle nuove generazioni.

“I migliori anni della nostra vita”. C’è una vena di rimpianto per quelle battaglie e quell’idealismo nello spettacolo “Topi”, creazione collettiva di Usine Baug, compagnia nata da artisti che hanno studiato tra Parigi e Bruxelles e danno un respiro internazionale al proprio percorso e ai temi che trattano.

Vincitore del Premio Scenario Periferie 2021, “Topi” ripercorre i tragici giorni del G8 di Genova. Lo fa attraverso un doppio binario: da una parte i fatti, raccontati da due servi di scena; dall’altra la metafora della caccia ai topi da parte di un uomo goffamente a caccia delle fastidiose bestioline che occupano la sua abitazione. In scena Claudia Russo, Ermanno Pingitore e Stefano Rocco. Alle luci, Emanuele Cavalcanti.

Campo Teatrale, dove il lavoro è presentato in prima nazionale, fa una sola cosa di scena e platea. Quest’ultima si trasforma in un interno arioso con striscioni in varie lingue appesi alle pareti: postulano un altro mondo possibile, con i governi in ascolto della voce dei popoli. Russo e Rocco rievocano quei fatti con accuratezza.
Il fumo sulla scena. Le luci plumbee, violastre. Le sensazioni fetide. Le battute untuose di Berlusconi. Le giustificazioni insulse del ministro dell’interno Scajola. Avvertiamo persino quel nodo alla gola per il gas CS, tossico e corrosivo, vietato dalla Convenzione di Parigi del 1997, usato proditoriamente contro i manifestanti.
La parola e il silenzio. Il rimbalzo tra due stili narrativi. La cronaca e la metafora. Due fili conduttori per farsi carico del dovere di informare. I topi per rendere il clima di disordine, odio, contrapposizione, schiacciamento.
La ricostruzione dei fatti è meticolosa, registrazioni, personaggi veri e di fantasia, la voce di Heidi Giuliani, madre di Carlo, cristallizzata nel bisogno inappagato di dignità e giustizia.

Se Pingitore è bravo a recitare con la mimica, Russo e Rocco coinvolgono narrando anche in prima persona. Sono emozioni di ragazzi all’epoca troppo giovani per cogliere tutto il marcio che permea(va) le istituzioni. Ora, vent’anni dopo, si accorgono che qualcosa si è strozzato nelle nuove generazioni. Che però, quando tornano in piazza, le botte della polizia le prendono ancora, come accaduto a fine gennaio a Torino, Milano e Roma durante le manifestazioni in memoria dello studente Lorenzo Parelli, morto a Udine durante l’alternanza scuola lavoro.
Nel fumo cupo degli eventi di Genova, rievocati anche attraverso una colonna sonora che va da Manu Chao a Valeria Rossi, da Miriam Makeba a Renato Zero, sarebbe stato importante anche fare i nomi di quei poliziotti e apparati che gestirono con brutalità “cilena” l’ordine pubblico durante il G8. E forse è troppo insistita la metafora dei topi.

Resta il valore documentale e di denuncia di questo lavoro d’impegno civile che valorizza i linguaggi teatrali. Usine Baug ha idee e talento. “Topi” rimarca l’importanza di testimoniare. Onora le vittime e accusa i carnefici senza alimentare dissidi manichei. Soprattutto, è un invito a ricompattarci come idealisti, a ritrovare una forza propulsiva di collettivo, senza delegarla ai personaggi simbolici di Greta e Malala.

TOPI
regia e drammaturgia Usine Baug
con Claudia Russo, Ermanno Pingitore, Stefano Rocco
luci Emanuele Cavalcanti

durata: 1 h 15’
applausi del pubblico: 2’ 30”

Visto a Milano, Campo Teatrale, il 4 febbraio 2022
Prima nazionale

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