Candido, o del (troppo) ottimismo di Mazzocut-Mis e Raimondi

Photo: Elena Savino
Photo: Elena Savino

E’ coraggioso il progetto di PontosTeatro e Pacta dei Teatri di coprodurre, su adattamento di Maddalena Mazzocut-Mis e regia di Annig Raimondi, il famoso racconto filosofico di Voltaire “Candido, o l’ottimismo” del 1759, sia perché è sempre rischioso portare in scena un testo squisitamente letterario, sia perché il capolavoro del filosofo francese viaggia attraverso numerosi accadimenti, intorno ai quali ruotano decine di personaggi, difficili da proporre teatralmente.

E’ pur vero che il nostro “Candido”, come accade a tutti i capolavori che si rispettano, contiene in sé ammonimenti e significati ancor oggi attualissimi, che ci giungono in un momento di crisi di valori da ripensare o ricostruire, condizione assai simile a quella che indusse il filosofo francese a scrivere il testo, a seguito del disastroso terremoto di Lisbona del 1755, che si tradusse in Europa in una profonda trasformazione di ordine mentale, economico e istituzionale.

E dell’attualità del “Candido” ce ne parla la stessa regista affermando che “nella denuncia di Voltaire non manca nulla, critiche piovono sugli europei del ‘700 (gli occidentali di oggi?), che si arricchiscono alle spalle degli schiavi dei paesi sfruttati e poveri, come del resto l’avversione al fanatismo clericale, alla passione per il gioco e alla denuncia delle violenze e delle oscenità perpetrate contro le donne”.

Mescolando dunque tragedia e commedia, parodiando romanzo d’avventura e picaresco, Voltaire intendeva creare, da buon illuminista, un inno di stampo popolare alla disillusione che ha nel raziocinio la sua sola verità.

In scena in questa versione teatrale del capolavoro volteriano, in mezzo alle rovine, si presume lasciate dal terremoto in questione, o forse anche di un nuovo mondo da ricostruire, troviamo lo stesso Voltaire che, uscendo da un quadro d’epoca, da dove aveva ripetutamente chiesto ad un dio silenzioso e crudele – senza avere risposta alcuna – il perché dei mali del mondo, si confronta direttamente, entrando a capofitto nella realtà, con il giovane Candido, come un mentore fa con il suo allievo, narrando all’incredulo giovane tutte le alterne avventure nelle quali, suo malgrado, si renderà protagonista.

Lui, Voltaire, è consapevole che dobbiamo adattarci a vivere, bene o male, in un mondo che non è né bello né brutto, in confronto al giovane imberbe che, come molti ragazzi, pensano di vivere nel miglior mondo possibile. Ma così purtroppo non è, e durante tutto il vagabondare del “diletto alunno” è la stessa regista a ricordarlo, con una specie di tormentone rumoroso che piove dall’alto, ogni volta che l’ottimismo sembra far capolino sulla scena.

Perché il nostro filosofo trasporta Candido in mezzo a mille avventure sparse in tutte le terre del globo, alla ricerca della sua Cunegonda e del lapalissiano maestro Pangloss, che perde e ritrova tante volte, in un turbinio di avventure che hanno lo scopo di renderlo adulto, finalmente consapevole dell’infelicità che pervade il mondo, a cui forse solo la tranquillità di un giardino fiorito potrà porre rimedio.

Alessandro Pazzi (Voltaire) e Fabrizio Rocchi (Candido) reggono con perizia, fra tragedia e commedia, il bel gioco narrativo creato da Maddalena Mazzocut-Mis e Annig Raimondi; la commedia, tra arrivi e partenze, speranze e illusioni, a volte imbeve però troppo la profondità di un testo che, secondo noi, poteva essere cosparso scenicamente, forse ancor di più, di amaro pepe corrosivo: ci avrebbe così ricordato, con più forza, che i terremoti ci sono ancora, e forse persino in maggior quantità.

CANDIDO (ovvero L’ottimismo)
di Voltaire
adattamento di Maddalena Mazzocut-Mis
con Alessandro Pazzi, Fabrizio Rocchi
installazione disegni Lorenzo Vergani
disegno luci Manfredi Michelazzi
costumi Nir Lagziel
scenografia Laszlo Ctrvlich
assistente regia Maria Grosso
regia Annig Raimondi
Coproduzione PONTOS Teatro – PACTA dei Teatri

durata: 1h circa

Visto a Milano, Salone Pacta dei Teatri, il 9 marzo 2018
Prima assoluta

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