Cap 10100. Per chi non si rassegna di teatro

I volti della prima stagione del Cap 10100
I volti della prima stagione del Cap 10100
I volti della prima stagione del Cap 10100
Debutterà il 6 febbraio la prima edizione di Per chi non si… rassegna _ di teatro, durante la quale artisti nazionali si alterneranno sul palco del Cap 10100, nuovo spazio torinese dedicato al contemporaneo.
Fino a maggio, per dieci giovedì, attori e compagnie di alto livello avranno la possibilità di far conoscere il proprio lavoro al pubblico, e di contribuirne alla formazione, anche a livello politico.

La rassegna, infatti, oltre a proporsi come nuova vetrina del contemporaneo in città, si impegna a portare un segno di cambiamento nella situazione culturale italiana.

Cominciamo allora dalla location, che forse non ancora tutti (i torinesi) conoscono.
Il Cap10100 è uno spazio la cui gestione è stata affidata, nel gennaio 2012, all’associazione TeatrOrfeo, e che la fondazione Piemonte dal Vivo ha reso Bottega, cioè “luogo di incontro e di costruzione con il resto della comunità, punto di riferimento per la cultura e per la dialettica sociale”. È così diventato una risorsa per il circuito alternativo del teatro.

Con la chiusura della Cavallerizza Reale lo scorso novembre, infatti, non si è tolto uno spazio solo al Teatro Stabile – che ha spostato la sua programmazione al limitrofo Gobetti o negli altri teatri cittadini del circuito – ma soprattutto a quelle compagnie “minori” che alla Cavallerizza avevano a disposizione la collaborazione tecnica e di sala dello Stabile, garantendosi l’introito netto degli ingressi: un valido aiuto per il proprio sostentamento.

Il Cap10100, dove oltre agli spettacoli vengono organizzati laboratori di canto, teatro, danza, video maker, e che offre le sue sale a prezzi contenuti, si inserisce quindi in un momento cruciale e, con l’avvio di questa rassegna, può rappresentare un ulteriore piccolo ma significativo fulcro di interazione culturale per Torino.

Veniamo allora proprio alla neonata rassegna, e a ciò che ci ha raccontato la direttrice artistica, Carlotta Viscovo.
Ex allieva della scuola dello Stabile di Torino, che a quel tempo aveva ancora sede in corso Moncalieri, ossia a pochi passi dal Cap10100, Viscovo è recentemente tornata in questo spazio per il progetto “Edipow(a)er” ideato da Michele Di Mauro e Roberto Petrolini, ospitato proprio dal Cap10100.
Come Krapp vi aveva raccontato lo scorso anno, si tratta di un progetto per artisti che vogliano sperimentare le potenzialità del mezzo creativo, con intento polemico e propositivo rispetto all’attuale situazione di crisi culturale, e che ha trovato una sintesi nello spettacolo “ferocemadreguerra”, presente anche all’interno del festival.

“I gestori dello spazio quest’anno mi hanno chiesto di organizzare una rassegna teatrale – ci racconta Carlotta – Così ho contattato alcuni attori italiani che, pur essendo artisticamente validi, restano a volte fuori dai circuiti ‘blindati’ dello Stabile e delle altre più importanti realtà torinesi (la fondazione Teatro Piemonte Europa, il Festival delle Colline Torinesi…), non riuscendo ad esibirsi nel capoluogo piemontese”.

Ciò che lega gli artisti coinvolti, oltre all’impegno e alla professionalità, è che “non si rassegnano al momento di crisi che sta attraversando il Paese, continuando a lavorare sempre ad un alto livello. Uno degli intenti della rassegna è quello di fornire loro una connessione con la città di Torino, e nello specifico con lo spazio del Cap10100, dove, oltre allo spettacolo, potranno portare le loro esperienze passate e future”.

Proprio in riferimento all’intenzione di formare anche “politicamente” lo spettatore, il 6 febbraio, giorno di apertura della rassegna, il Cap10100 ospiterà “Crisi”, un laboratorio di drammaturgia che Fausto Paravidino porta avanti da due anni al Teatro Valle Occupato di Roma.
Paravidino terrà sei giorni di workshop, suddivisi tra la mattinata in cui i partecipanti – attori e scrittori che collaborano a questa iniziativa dal 2012 – lavoreranno tra di loro sui testi, e i pomeriggi, in cui le porte verranno aperte a tutti coloro che vorranno assistere come uditori, per cercare di capire insieme qual è il teatro che si vuole vedere, oggi.

“Questo progetto si affianca così a quello di Edipow(a)er – conclude Viscovo – poiché entrambi prendono come punto di riferimento il pubblico, inteso sia come insieme degli spettatori sia come res publica. Perché questo smetta di avere una funzione semplicemente passiva, e ne assuma una attiva – in questo senso politica – per cambiare il teatro, e alzare il livello culturale del Paese, perché il linguaggio teatrale si faccia importante e possibile strumento di lotta culturale”.

Venendo infine agli spettacoli, la tematica che sembrerebbe sostenerne il fil rouge è quella dei rapporti umani: da una sottile indagine sulla violenza (“Finzioni in tre capitoli e una premessa”, con Fulvio Pepe, il 6 febbraio), alla testimonianza di due fratelli “sballottati” che trasformano un fatto di cronaca nera in un manifesto della loro “filosofia di vita” (“In nome del popolo italiano”, con Daniele Bonaiuti e Silvia Frasson, il 13 febbraio), all’esperienza di una dottoressa, malata terminale di cancro, che nell’ultimo mese di vita decide di scrivere un diario sulla sua malattia in modo che possa essere utile agli altri, sublimando l’esperienza di vita attraverso l’arte (“Il diario di Mariapia”, con Fausto Paravidino, Monica Samassa e Iris Fusetti, il 20 febbraio).

E poi, ancora, dall’incapacità di comunicare tra due fratelli (“A slow air”, con Nicola Pannelli e Raffaella Tagliabue, il 27 febbraio), alle vicende di due donne ritrovatesi durante gli anni del nazismo (“Io e Julia”, con Monica Faggiani e Cinzia Spanò, il 13 marzo); dal delicato rapporto tra un padre e suo figlio disabile (“Zigulì”, con Francesco Colella, il 27 marzo), a quello di due alpinisti, costretti dalla fatalità a tagliare la corda che li assicura l’uno all’altro in alta quota (“(S)legati”, con Jacopo Bicocchi e Mattia Fabris, il 3 aprile), alle confessioni e confidenze di due donne in una casa al mare (“Il martello del diavolo”, con Maria Ariis e Paola Salvi, il 17 aprile), fino alla relazione contrastata tra una madre e la figlia adolescente (“Sonata per ragazza sola”, con Federica Bern, il 24 aprile).

L’8 maggio, serata di chiusura della rassegna, G.U.P. Alcaro, Francesca Bracchino, Francesca Brizzolara, Lucio Diana, Michele Di Mauro e la stessa Carlotta Viscovo si impegneranno in una maratona teatrale, proprio quella nata in seno al laboratorio Edipow(a)er: nell’arco della serata – che solo in quest’occasione comincerà alle 17 – verranno presentate tre versioni di uno stesso spettacolo, con un variabile numero di interpreti (dal monologo, al dialogo, alla scena a più personaggi..): “ferocemadreguerra”, ovvero “del selvaggio dolore di essere uomini”.

Per prenotare gli spettacoli o ricevere maggiori informazioni sul laboratorio Crisi potete scrivere una mail a: prenotazionicap10100@gmail.com
 

0 replies on “Cap 10100. Per chi non si rassegna di teatro”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *