
Un teatro senza retorica. Che parla di vittime senza vittimismo, di cinismo senza sguainare la spada.
Nello spettacolo “Chi ama brucia” – il sottotitolo è “Discorsi al limite della frontiera” -, presentato in anteprima milanese allo Spazio Lab 121, Alice Conti (Ortika Teatro) lascia che l’eventuale indignazione affiori da sola nello spettatore.
Lab 121 si trova a Porta Romana, a due passi da piazza Duomo. Ma è esso stesso territorio di confine. Qui le residenze teatrali fanno ricerca, cercano un feedback reale da pubblico e critica. Giovani artisti si mettono in discussione andando oltre il consenso “a prescindere” di parenti e amici. Per questo il periodo di residenza – come vuole il padrone di casa Claudio Autelli – termina con un’anteprima riservata agli operatori.
Alice Conti ha tratto “Chi ama brucia” da un suo studio antropologico poi diventato tesi di laurea, con interviste a lavoratori ed ex reclusi del Cie (Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri) di Torino. Chissà che domande ha fatto. Perché da quella miniera brulicante che è un recinto di essere umani, si poteva ricavare un’enciclopedia.
Ma lei è un’artista, non una cronista. E di quest’esperienza ha voluto tracciare una filigrana sottile. Suggestioni, più che un’inchiesta, senza morbosità né denunce plateali. Attraverso l’allegoria. Perché – diceva Marguerite Yourcenar – le risposte sincere non sono mai nette né rapide.
Alice Conti entra in un lager della contemporaneità. Giostra tra due personaggi: la “crocerossina” e la “garante”. La crocerossina è una creatura ambigua: volontaria ma pagata, operatrice umanitaria ma cinica, si compiace nel rappresentare la realtà alienante in cui opera. La vediamo in divisa bianca con una maschera da boia. Kapò e infermiera, domatrice e carceriera, distribuisce farmaci e cattiverie, attenzioni e percosse. Ha una rete metallica rettangolare tra le mani che diventa vassoio e grata, scudo e inferriata. È la dimostrazione di come l’ambiente è capace di modificarci: “Venite a lavorare qui – ammonisce – e vediamo se non diventate razzisti”.
La garante è una figura patinata, di cui percepiamo per tutta lo spettacolo solo la vocina stridula da majorette. Personaggio frivolo, è emblema degli ammiccamenti da talk-show e del perbenismo strombettante dei politici.
La drammaturgia è minimalista: poche cose, pure ripetute. Ha il merito di non essere pedante, di non polarizzare buoni e cattivi in una divisione manichea.
Lo spettatore riflette sui lati oscuri della propria personalità. Trova lo specchio di una realtà fatta di violenza, sadismo e noia, priva di comunicazione umana, devastata dalla crudeltà.
Supportato nel testo da Chiara Zingariello, agli effetti scenici da Alice Colla e alla produzione da Valeria Zecchinato, questo spettacolo acerbo e già pluripremiato esalta le qualità d’attrice di Alice Conti. Una performance fisica a tutto tondo: voci fuori campo, danza, canto, recitazione. Vari registri espressivi: solenne, drammatico, buffo. Toni surreali. Cenni di teatro di figura. Coinvolgimento del pubblico.
È scelta beffarda e paradossale, di far supporre a un certo punto che lo spettacolo sia concluso. Di andare dietro le quinte e tornare in scena a raccogliere le ovazioni finali. Solo in quel momento la garante si materializzerà con abito bianco appariscente e tacco mozzafiato.
Trovata geniale: gli applausi ricadono per inerzia sul personaggio più riprovevole. È una condanna per lo spettatore, la formalizzazione di quell’ipocrisia di cui siamo tutti (inconsapevoli?) portatori: esseri umani, foglie in balìa del tempo.
Alice Conti si propone con naturalezza. Non vuole strafare. Previene sul nascere ogni deriva narcisistica. Si limita a una giudiziosa navigazione a vista.
Chi si aspettava l’impegno civile, la condanna sferzante, potrebbe restar deluso. Non arriva il pathos, neppure quel senso di rigetto. Sui Cie, dopo lo spettacolo, ne sappiamo esattamente quanto prima. E se fosse questo il merito principale dello spettacolo?
CHI AMA BRUCIA. Discorsi al limite della Frontiera
ideazione e regia: Alice Conti
testo: Chiara Zingariello
drammaturgia: Alice Conti e Chiara Zingariello
disegno luce, audio, scene e grafca: Alice Colla
musiche: Elia Pedrotti
costumi: Eleonora Duse
assistenza scene: Giuseppe Cipriano
assistenza produzione: Valeria Zecchinato
assistenza video: Giuseppe Glielmi
riprese video: Luigi Zoner
in scena: Alice Conti
uno spettacolo di Ortika, con la complicità di
Spazio Of – Trento
Scenica Frammenti – Lari
Teatro Sociale Gualtieri – Reggio Emilia
LAB121 – Milano
CAP10100, Cavallerizza Reale Liberata, La Tana, Lapsus, Circolo Oltrepo’ – Torino
Artea – Rovereto
selezione Premio Dante Cappelletti 2013, Roma
vincitore Anteprima 2014, (PI)
menzione giuria Scandalo! 2014, (BZ)
vincitore Direction Under30 2014, (RE)
vincitore Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro – Giuria Giornalisti 2014, (UD)
durata: 1h 5’
applausi del pubblico: 2’ 30″
Visto a Milano, LAB 121, il 9 novembre 2014