Fantine. Sara Drago nel caos dei sentimenti

Photo: Francesco Falciola
Photo: Francesco Falciola

Una soggettiva sbiadita, domande, riflessioni, ricordi in punto di morte. Frammenti di vita che scorrono come acqua marina sui sassi levigati dalla risacca. Inizia con un video in bianco e nero su una spiaggia “Fantine. Quando dal Caos nacque l’Amore”, soggetto e regia di Michele Mariniello, ispirato ai “Miserabili” di Victor Hugo, con una spiritata Sara Drago in scena al Teatro Libero di Milano.

Un fondale grigio, tra carrucole, gru, pesi e contrappesi: ganci in mezzo al cielo, direbbe Baglioni. E un pesciolino rosso, guizzante in una trappola trasparente.
“Fantine” è la vita al rewind di una donna su un letto d’ospedale, in attesa di un parto. Esistenze sospese, il tempo di nascere e quello di morire. Altre figure di contorno: una madre narcisista che scappa con un amico in Belize, un padre che vivacchia sul divano, davanti alla tv; e un amore di plastica, che regala la maternità a Fantine, ma anche un baratro di solitudine. Sullo sfondo, una periferia di palazzoni algidi, casermoni senz’anima che tuttavia non strozzano la fantasia.

Il riferimento a Hugo è un pretesto, ma di quel filone tra romantico e realista rimangono caratteri importanti: la presenza di personaggi del popolo inseriti nel loro ambiente di vita; la lotta dei vinti per sopravvivere; l’eroismo che si nasconde nella quotidianità; l’amore come virtù salvifica o maledizione; in ultima istanza, l’istinto stesso di sopravvivenza.

Il racconto avviene in prima persona, ma si ha la sensazione di una progressiva sparizione dell’autore. A tratti sembra venir meno addirittura la presenza della protagonista (ed è paradossale, perché la presenza scenica di Sara Drago s’impone) come se fossero i fatti stessi, per così dire, a narrarsi. La condizione misera di Fantine diventa condizione romanzesca. Lo spettatore si trova alla prova con l’ineluttabilità delle cose e con la fatalità onnipresente del cuore umano.

Fantine, inerte su un letto d’ospedale che è uno scivolo, scivola per l’appunto verso i ricordi. Ci racconta la propria infanzia, l’adolescenza, la vita stessa, sentiero faticoso e scosceso, andirivieni di cadute e risalite. È costante il rifluire nella vita vissuta, con le sue défaillance, ma anche con quel rigurgito di brio e giocosità che la mantiene vivida anche in punto di morte.

Il testo è ondivago, a volte frammentato, e qualche riferimento alla mitologia greca appare gratuito. Ma non mancano battute sagaci, riflessioni acute, pensieri che rivelano una filosofia profonda.
“Fantine” propone l’educazione sentimentale di una ragazzina cresciuta tra mille disagi. È la messinscena frizzante di un romanzo di formazione. Il monologo affronta temi come la libertà e la costruzione dell’identità, la crescita, il rapporto con il tempo, la precarietà del mondo, il sogno e l’immaginazione come potenti vie di fuga (e di ripartenza) per costruire la felicità. Fantine sprigiona energia vitale: fa piroette, danza, canta ardenti brani rap composti di allitterazioni, assonanze e paronomasie, rime senza note, basi ritmiche cadenzate. Una vena ironica di fondo contribuisce a esorcizzare il dolore, la nostalgia dell’amore, i miasmi della vita metropolitana.

Sara Drago, capelli alla maschietta, look sportivo, è un Gian Burrasca tarantolato, una marionetta snodabile, una ciclista naif in preda a ipercinesi travolgente. Mille personaggi e una tempesta di sentimenti: quest’attrice di scuola Filodrammatici ha tutte le potenzialità per affermarsi sulla scena under 35 italiana.

Fantine. Quando dal Caos nacque l’Amore
di Michele Mariniello ispirato a “I Miserabili” di Victor Hugo
regia Michele Mariniello
con Sara Drago
sound design Fabrizio Frisan
scene Silvia Cremaschi
consulenza musicale Giancarlo Latina
produzione Il Servo Muto Teatro
si ringraziano la Torre dell’Acquedotto – Aia Taumastica e Associazione Franco

durata: 1h
applausi del pubblico: 2’ 45”

Visto a Milano, Teatro Libero, il 22 febbraio 2018

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