I primi ad entrare in scena sono due giovani uomini in tuta blu con una vistosa M sul petto. Intonano dal vivo “Lady Madonna” (la straordinaria voce è di Daniele Guarini accompagnato al piano da Daniele Bove) e, mentre l’inglese dei ‘Fab Four’ inizia a risuonare nella memoria di chi ascolta, una terza figura entra sulla scena. È una giovane donna, indossa un soprabito pesante. Fa freddo, in effetti, è dicembre. Lunedì 8, per la precisione, la data della morte di John Lennon, ma non solo.
Lei è Sara Bevilacqua, un’attrice incredibilmente versatile e intensa, uno di quei talenti che ricordano le grandi del cinema italiano, capace di portare dal riso alle lacrime alla maniera di una Monica Vitti, ma soprattutto vivace eroina di un teatro di narrazione dove entrano ed escono l’italiano e tutte le tonalità dialettali brindisine, alla presenza di un corpo perfettamente attento. S’inginocchia ai piedi della statua di una Madonna che invece di avere i ‘children’, ai suoi piedi ha un serpentaccio.
Inizia così il vivido racconto delle vicende che furono della breve ma tragicamente intensa vicenda della “rivoluzione industriale” di Brindisi. La beatlesiana colonna sonora, eseguita dal vivo, accompagna la drammaturgia siglata dal giovane Emiliano Poddi.
La “fuitina” di zu Tonino e zia Lina a bordo di una Lambretta e le prime incursioni dell’uomo (e della donna!) nello spazio. La parsimonia di nonna Brigida e le predizioni apocalittiche di nonna Tetta. La collezione Urania di zio Enrico e il battibecco più famoso della storia della televisione…La malinconia per quegli anni Sessanta che non ci sono più, come quando s’osserva una vecchia fotografia o s’ascolta «una canzone triste che però appena la canti finisce che ti senti subito meglio…».
L’idea di questo lavoro siglato Meridiani Perduti è nata cantando “Help” a squarciagola, durante un viaggio in macchina, per poi domandarsi: “Perché non facciamo uno spettacolo sui Beatles?”.
Su questo desiderio si è quindi modellata la storia di una ragazza brindisina di un quartiere popolare che voleva qualcosa di più in quel momento in cui la storia e il tempo correvano, inseguendo il sogno della conquista dello spazio.
Infatuata di Jurij Gagarin, trascorre le ore alla finestra della sua stanza, affacciata al Seno di Ponente. Lontana 326 km dall’orbita dell’astronauta e più di 3000 km da Liverpool, consapevole che qualcosa intorno a lei sta cambiando, e tenacemente intenzionata a non perdere nulla di questo cambiamento. Così non le bastano le passeggiate sul corso, e neanche i ragazzi, lei che a 22 anni non ha ancora un fidanzato e la chiamano “la guarda stelle”.
E poi qualcosa, finalmente, accade anche a Brindisi, con l’apertura della Montecatini – Società Generale per l’Industria Mineraria e Chimica.Il boom arriva anche qui e l’ordine prestabilito viene messo a soqquadro dalle lucenti Alfette degli ingegneri venuti da Ferrara. Il fumo bianco colora il cielo e, di tanto in tanto, i fuochi divampano dalla ciminiera chiamando un gioco quasi di bambina.L’anima della sognatrice assapora questa nuova atmosfera di speranza e se ne lascia contagiare, cede al grande amore e ne vive intensamente il momento più bello proprio mentre l’uomo inizia a camminare sulla Luna.
La coreografia del ricordo prende vita attraverso la gestualità dell’attrice, e parla con cura di uno di quei pochi momenti nella vita che sono talmente belli e pieni da volerli vedere da fuori per poterli conservare nella memoria, giacché mentre accadono già ne avverti la nostalgia.
Il lavoro drammaturgico non ha solo un valore in sé per la bellezza dei ritmi di un nuovo genere di teatro canzone dentro cui batte l’anima di un teatro sociale, ma anche per la preparazione quasi antropologica (e certamente autobiografica) di questo testo, che nasce da interviste e memorie raccolte fra i parenti e gli amici di chi era in fabbrica quella notte del 1977.
“Revolution” sarà in replica venerdì 28 settembre a Lecce, ex-Convento Olivetani, nell’ambito di Teatro dei Luoghi Fest.
Revolution
di e con: Sara Bevilacqua
drammaturgia di Emiliano Poddi
voce di Daniele Guarini
al pianoforte Daniele Bove
durata: 1h 05′
applausi del pubblico: 2′ 20″
Visto a Marina di Campo di Mare (BR), Lido Gogò, il 7 agosto 20