Dal mondo virtuale dei gamers a Goldoni su Telegram, le sperimentazioni delle Residenze Digitali 23

Citizens (ph: Simone Verduci)
Citizens (ph: Simone Verduci)

Autori delle diverse proposte Simone Verduci & Ariella Vidach, Martin Romeo e Giacomo Lilliù

Abbiamo seguito tutte le restituzioni dei progetti vincitori del bando Residenze Digitali, che dal 2020 sostiene percorsi di ricerca artistica realizzati nel e per il digitale, inteso in un’accezione molto ampia.
A differenza dell’anno scorso, in questo nessuno dei quattro progetti ha avuto una fruizione “on demand”, chiamando quindi lo spettatore ad esserci, in tempo reale, nella “liveness” digitale. Erano invece fisicamente presenti, ed è questa una novità della quarta edizione, gli spettatori di alcuni di questi progetti che hanno avuto anche una restituzione dal vivo.

Si è trattato di spettatori in teatri o spazi adibiti a spettacoli, che si sono mescolati a quelli sulle piattaforme, presenti a Zona K di Milano e all’OffTopic di Torino per “Teatropostaggio” di Giacomo Lilliù, alla Lavanderia a Vapore di Collegno per “Ai love, ghosts and uncanny valleys” di Mara Oscar Cassiani e a Vicenza per “Humanverse” di Martin Romeo.

Dopo averli visti tutti, possiamo individuare tre argomenti principali per quest’edizione della Settimana delle Residenze digitali.
Il primo riguarda l’intelligenza artificiale, salita alla ribalta del mainstream in questo 2023 grazie al lancio di ChatGPT a fine 2022. Ma c’è chi da anni cerca e studia attorno a questo fenomeno, anche con risvolti oscuri, lo ha ricordato fin troppo bene Mara Oscar Cassiani nella sua appassionante confessione-spettacolo “I broke up with my AI…“, di cui vi abbiamo parlato nell’articolo precedente.

Il secondo filone riguarda il metaverso: “Citizen” di Simone Verduci e Ariella Vidach è stato realizzato con e per VRChat, un mondo virtuale per gamers e non solo. Lì siamo stati condotti dalla nostra guida Ariella Vidach, danzatrice e coreografa che da decenni lavora sulle interazioni fra danza e tecnologia, in un mondo rosa ovattato e poetico, dove abbiamo trovato i Citizens, figure umane con cubi e sfere al posto della testa, intente a danzare musiche sia ambient che techno ma anche ad adorare un Dio gigante, volare e riposarsi, cosa che possiamo fare anche noi oltre a disegnare, con una certa soddisfazione, nell’aria.
È un ambiente piacevole, rilassante; dà una certa dipendenza trovare rifugio nella contemplazione di questi corpi sinuosi e di questi spazi giganteschi che sembra di sfiorare.

“Humanverse” di Martin Romeo è invece realizzato su Spatial, una piattaforma pura di gaming, a prima vista simile a VRChat. Ma appena entriamo si notano subito le differenze. L’interazione in questa piattaforma è molto meno intensa, molto meno immersiva. Si tratta di un’azione in cui un attore/avatar accompagna cinque spettatori alla scoperta di mondi virtuali. Ci dà delle istruzioni per interagire fra di noi e nello spazio. Compiamo un breve viaggio, che è un buon punto di partenza per un progetto che potrà sicuramente trovare un compimento col tempo.

Già nelle edizioni precedenti delle Residenze avevamo attraversato mondi immaginifici, basti pensare al “Toxic Garden” di Kamilia Kard nel 2022. La vera novità di questa edizione è il protagonista del terzo filone: una performance su Telegram, la prima della storia, forse.
Il regista Giacomo Lilliù, affiancato dal drammaturgo Pier Lorenzo Pisano e dagli attori Federica Dordei, Lorenzo Guerrieri, Arianna Primavera e Daniele Turconi, ci presenta quel che succederà: un Goldoni su Telegram, con attori a distanza che interpreteranno alcune scene attraverso brevi video.
Già così il progetto “Teatropostaggio” sembra interessante. Ma la questione degenera subito, perché dentro la chat di Telegram, in cui gli spettatori non possono commentare, irrompono cinque creators di meme, che inevitabilmente interrompono la drammaturgia, in un crescendo di tensione.
Il meme infatti deturpa la realtà, offende l’atto artistico, irriverisce la drammaturgia, mette zizzania con uno shitposting che trova il culmine nel momento in cui la chat viene aperta anche agli spettatori, che cominciano a “memare” (e ad essere memati). Il regista si indigna, le attrici delirano, il teatro è minacciato, confuso e sbeffeggiato con violenza.
Questi professionisti del meme (andate a seguirli: sono Filosofia Coatta, Affermazioni, Piastrelle Sexy, Inchiestagram e Merdapostaggio 2) non risparmiano nessuno: se la prendono con Israele, Berlusconi, Goldoni… in un tripudio di bestemmie, gattini e frasi dialettali che, nel loro scontrarsi con la presunta riscrittura de “Le smanie per la villeggiatura” realizzata per Telegram, fanno morire dal ridere ma ci portano anche a profonde riflessioni sul ruolo del teatro nella contemporaneità.

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