Arte, voce sociale o sport? La danza parla a Milano

Red Fields|Exister 2013 - Giulio D'Anna
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Exister 2013 - Giulio D'Anna
Exister 2013 – Giulio D’Anna (photo: Cinzia Camela)
“La danza e l’agitprop” è il titolo di una ricerca con cui, nel 1988, la studiosa Eugenia Casini Ropa accostava la nascita della “nuova danza”, come potenzialità di espressione dinamica, ai percorsi del teatro “rivoluzionario”, nato per dare azione espressiva alla lotta politica: quindi, ricerca del corpo e lotta sociale vicine per essere entrambi estremi teatrali, espressioni-limite vissute in quei territori della cultura e della società non teatrali.

La recente iniziativa di Cue Press di ripubblicare il testo come ebook permette forse di non notare l’età dell’argomento e di resuscitarlo: oggi la danza ha un valore politico? Come esiste, o resiste, nell’ambito culturale di riferimento? E ancora, il danzatore che si rifugia sempre più nel solo, lo fa come esigenza esclusivamente artistica?

Oggi, sempre più frequentemente, si sente parlare di community dance, un fenomeno multiforme ma con un unico e preciso obiettivo: dare al sociale (dai bambini agli anziani, passando dal fermento creativo dei giovani) un linguaggio universalmente comprensibile, il movimento, che da tempo si è liberato dalle sue tecniche fisse per esprimersi e comunicare.

Infatti, la totale libertà nella ricerca della qualità, portata avanti a partire dagli anni Ottanta da quella generazione di danzatori che aveva accolto lo stimolo di artisti come Pina Bausch ma anche delle danze orientali, ha infinitamente allargato il contenitore della danza, che oggi è fantasia coreografica destinata a diverse rotte. Tuttavia, le tante diverse e reali desinenze del fenomeno non bastano a far riconoscere la vita autonoma della disciplina se ci è voluta addirittura una petizione (firmata dall’Agis nel giugno scorso) per recuperare il senso artistico della danza e non considerarla parte del sistema sportivo.

La petizione chiede infatti riconoscimenti, riferimenti istituzionali, giuridici e persino fiscali, soprattutto nel campo della formazione, per scuole, accademie, formatori e allievi. Dall’altra parte, il settore già operante si sta muovendo per definirsi con termini maggiormente riconoscibili anche attraverso iniziative come il progetto NID Platform – Nuova Piattaforma della Danza Italiana, finalizzato alla condivisione di buone prassi, come accade per il teatro, per la messa a punto di un “format” operativo che sia in grado di valorizzare le diverse espressioni presenti nel panorama nazionale e nel rispetto della pluralità di linguaggi e poetiche, rinnovando l’attuale mercato italiano, facilitando la circuitazione di produzioni anche all’estero, favorendo la conoscenza tra operatori e artisti, e individuando degli spettacoli tali da comporre una sorta di panoramica rappresentativa sia delle migliori realtà già consolidate che dei più interessanti coreografi emergenti.

La danza è invece arte, e ha un’intenzione estetica, espressiva, che il settore teatrale riconosce. Basta cercare nel cartellone teatrale milanese della stagione appena cominciata. Sono anni che il Teatro Elfo Puccini affida il suo rientro di settembre alla danza attraverso MilanOltre (festival giunto alla edizione numero 27), che quest’anno ha presentato una Vetrina Italia accanto all’ospite internazionale d’eccellenza, la compagnia del Ballet National de Marseille, interprete di coreografie di Frédéric Flamand, tra Nijinsky e l’architettura newyorkese, di Emanuel Gat, tra i più apprezzati a livello mondiale per la sua danza fluida, elegante e umana, di Olivier Dubois, segnalato da Dance Europe nel 2011 come uno dei cento migliori danzatori al mondo, e dando spazio ai più giovani artisti del Ballet National de Marseille, in tre serate dedicate ai loro lavori.

Ma le sezioni del festival che hanno offerto una panoramica sulle migliori proposte della danza italiana contemporanea, sono state il focus su Virgilio Sieni (primo artista italiano a dirigere il settore Danza della Biennale di Venezia per il triennio 2013-2015) in scena con quattro spettacoli, e la Vetrina Italia con prime assolute e spettacoli di repertorio di Compagnia Susanna Beltrami, Sanpapié, Stalker, e Balletto Teatro di Torino. Accanto a loro, la Vetrina Italia Domani, con gli allievi del Corso di Teatrodanza della Scuola Paolo Grassi e la Compagnia VXP con le coreografie del trentenne Fabrizio Calanna.

Appena chiuso MilanOltre, il capoluogo lombardo accoglierà un’altra importante occasione per la danza d’autore.
A partire dal PimOff, che ha aperto la sua stagione dedicando una serata ad Aldes, in occasione del ventennale della compagnia diretta da Roberto Castello e da lui fondata nel 1993, proiettando il documentario ‘Danze nel presente. Roberto Castello 1993-2013’, che ripercorre le tappe salienti della carriera del coreografo torinese.

Il Festival Exister, giunto alla VI edizione, proporrà invece da oggi fino al 28 ottobre un programma fedele allo spirito condiviso con il network Anticorpi XL, di cui è referente per la Lombardia tramite l’associazione ArtedanzaE20. Oltre a portare a Milano, tra gli altri, Angela Belmondo, la Compagnia 7 – 8 Chili e dalla Norvegia il coreografo Ludvig Daae, il festival sarà occasione per mostrare le diverse attività del network a sostegno dei giovani coreografi, come CollaborAction, per la produzione di nuovi spettacoli, e Dance_B, progetto di residenze creative in collaborazione con DanceHaus che apre la “casa” di Susanna Beltrami a Milano ad artisti e progetti selezionati.

Red Fields
Red Fields – The Feast – Energie da Tel Aviv
Promossa e ospitata dal Teatro Franco Parenti, si inserisce tra i due festival Energie da Tel Aviv, altra rassegna che chiede al corpo di raccontare, in questo caso, le storie provenienti dalle strade di Tel Aviv, una città costretta dalle circostanze a re-inventarsi tutti i giorni.

Ecco quindi che si torna a parlare di “danza e agitprop”, o meglio, del nuovo ruolo della danza rispetto o accanto alla prosa, come volontà anch’essa non di esibirsi ma di comunicare attraverso il rapporto con il pubblico.

Questo punto di vista, sintetico e parziale, non allude al fatto che, in un momento in cui “siamo senza parole” anche in teatro la voce si arrende (anzi, proprio nella stessa Milano si osserva un certo un fermento drammaturgico interessante e attivo, attraverso la poesia e la ricerca verbale, che meriterebbe un approfondimento a sé…).
Tuttavia è innegabile che l’uso del corpo si sta amalgamando sempre di più nel contesto teatrale, che, da parte sua, accoglie con favore un modo di riflettere ed esprimere il pensiero che inaspettatamente si rivela tanto grave ed ermetico quanto, a volte, ammiccante e ironico.
 

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