Che ne sarà del teatro dopo di noi? Occorrerà essere Doozies

The Doozies (ph: Tommy Ilai)
The Doozies (ph: Tommy Ilai)

I 100 anni dalla morte di Eleonora Duse: Cristina Palumbo e una celebrazione generativa

Emblema di emancipazione femminile ed anticonformismo. Capace di coniugare doti imprenditoriali ed una creatività divergente. Passionale nei confronti di entrambi i sessi, tanto quanto votata in modo totalizzante all’arte del teatro. Dove non si lasciava dirigere ma dirigeva.
Nel 1924 spirava la Divina, non solo Matteotti.

Il borgo di Asolo (TV) era stato eletto da Eleonora Duse a porto della propria vecchiaia, in virtù della splendida vista, del senso di pace, da un’atmosfera culturale allora raffinata. Quest’anno qui ha preso sede il Comitato Nazionale per le celebrazioni del Centenario della sua morte, istituito per decreto ministeriale e per un triennio di attività. Il Comune, oltre ad aver sostenuto l’avvio dell’omonima accademia teatrale, ha ripristinato per l’occasione la stagione di teatro contemporaneo professionale, che mancava da ben 13 anni.

Si possono rompere gli schemi della retorica per celebrare una figura capitale ma vetusta? Pare che la direttrice artistica Cristina Palumbo – curatrice per il Comitato delle iniziative legate allo spettacolo dal vivo – ci sia riuscita, firmando la rassegna “Che ne sarà del Teatro dopo di me?” che si è svolta tra gennaio e maggio. Al titolo interlocutorio hanno dato risposta otto spettacoli multidisciplinari, interpretati quasi esclusivamente da donne che del teatro vivono e che sono forse le vere destinatarie di questo omaggio. La progettazione si è pertanto distinta dalle formule celebrative più prevedibili perché si è approssimata ad un ritratto della Divina da una traiettoria obliqua, dimostrando l’attualità della sua indole e dei suoi valori attraverso la valorizzazione di affinità elettive e consonanze con le protagoniste di oggi. “Che ne sarà del Teatro dopo di me?” ha quindi interrogato il sistema teatrale sullo spazio-tempo che intercorre tra la Duse e noi.

Ma c’è di più: «Eleonora Duse sentiva fortemente la necessità di futuro per il teatro, di rischiare, di sperimentare per rigenerare, di curare i giovani attori – ha spiegato Cristina Palumbo – Questo titolo spero ispiri la postura di spettatori e osservatori, e cioè che del teatro dobbiamo occuparci, averne cura, pensare al suo futuro, metterci la faccia».
In questa prospettiva, è stata delineata una rassegna che ha messo intenzionalmente in rilievo la progettualità femminile.
Ogni spettacolo è stato anticipato da “Finestre Segrete di Eleonora Duse”, brevi racconti scritti dalla studiosa Maria Pia Pagani, attraverso la quale il pubblico ha conosciuto più articolatamente una figura totemica per il territorio: da questo percorso si è quindi generato innanzitutto un nuovo elemento di coesione per la comunità locale. Le numerose interpreti hanno trasversalmente riecheggiato scelte di vita, inquietudini, contesti sociali e culturali della Divina.

Sonia Bergamasco, il cui dialogo intimo con la Duse sta per distillarsi in un film documentario da lei stessa scritto e diretto, ha letto estratti dalla propria pubblicazione “Un corpo per tutti”. Maria Paiato, Mariangela Granelli e Ludovica D’Auria, dirette da Giorgio Sangati, in “Boston Marriage” hanno rievocato il saffismo della Nostra e di molte intellettuali di inizio Novecento. Lucia Raffaella Mariani in “Freevola” ha dato voce all’insostenibile bisogno di ammirazione delle donne. Serena Sinigaglia con “Supplici” ha sollevato i venti di guerra che hanno sferzato anche il volto della Duse, oltre che il nostro. Elena Bucci e Marco Sgrosso con “Risate di Gioia – storie di gente di teatro” hanno portato in scena i mille ruoli che nel passato contornavano le quinte. Fiorenza Menni, accompagnata musicalmente da Luca Maria Baldini, ha toccato il tasto dolente del flop di “Cenere” nella performance “Non troverete nulla di me in questo film”. Infine, l’amicizia con la Duncan è stata al centro di due nuove produzioni: “L’abbraccio della Duse alla Duncan”, coreografia dell’Isadora Duncan International Institute; e “The Doozies: Eleonora Duse, Isadora Duncan e noi”, spettacolo di teatro e teatrodanza di Silvia Gribaudi e Marta Dalla Via.

Vale la pena soffermarsi su quest’ultimo, autentica novità del cartellone, sollecitata dalla curatrice Palumbo e sviluppata una prima residenza svolta al Teatro Duse di Asolo dal 22 aprile al 5 maggio, riscoprendone una potenziale vocazione.
To be doozy deriva dalla storpiatura americana del cognome Duse e in slang significa “essere fuori dall’ordinario”, sia con una connotazione negativa – tanto la Duncan quanto la Duse erano spesso ritenute fisicamente non conformi ai canoni estetici del loro tempo – che con un’accezione più ammirata.
Pioniere del femminismo, dell’intraprendenza imprenditoriale, di un’arte che si preoccupa del presente, entrambe hanno stupito e si sono reciprocamente riconosciute in virtù del proprio anticonformismo artistico, umano, politico. L’amicizia vera e propria inoltre scoppiò da un dramma: nel 1913 la Duncan perse i suoi due figli in un incidente e la Duse si offerse di ospitarla a Viareggio per consolarla; fu quella l’occasione per «le tragiche passeggiate-danze» come le chiamava la grande attrice, in cui la danzatrice improvvisava sulla sabbia umida della spiaggia.

Queste due eroine del palcoscenico vengono evocate come numi tutelari di due interpreti – si parva licet componere magnis – similmente eretiche. Per rapidi accenni si tratteggiano entrambi i profili, rilevandone efficacemente il carisma ed il primato nella scena teatrale e coreografica del proprio tempo; e al tempo stesso misurandone le distanze dal divismo contemporaneo. Il registro è prevalentemente ironico e grottesco, ma non privo di passaggi più concentrati e lirici.
Si assiste a uno spettacolo pop, ritmato, energico, fantasioso anche per alcune soluzioni sceniche ad effetto: la Gribaudi, ad esempio, attende il pubblico in sala tra le corsie della platea, utilizzata più volte nel corso della rappresentazione con sconfinamenti imprevedibili; la Dalla Via si presta ad affiancarla nel ruolo inedito di danzatrice; numerosi sono inoltre i momenti di interazione con gli spettatori, dal dialogo diretto all’istigazione al tifo da stadio.

Ma al di là di molta autoironia e ridicolizzazione del nostro presente, lo spettacolo ha alcune punte di denuncia: la saturazione delle istituzioni teatrali con opere della tradizione, il bisogno di parlare del proprio tempo e dare voce a drammaturghi contemporanei, i preconcetti con cui ci avviciniamo a ciò che va in scena, la discutibilità della norma, la mancata valorizzazione della professionalità femminile.
“Se fossi Eleonora Duse… Se fossi Isadora Duncan…” Né Marta, né Silvia lo sono: eppure condividono lo stesso anelito di rivoluzione, la stessa apparente spavalderia dietro cui si cela un’affine fragilità, un’esposizione inerme agli urti del conservatorismo, agli affondi appuntiti dell’ordine costituito. Emblematica in tal senso è la scena di nudo, svolta con delicatissimo pudore, in cui i corpi offrono la propria realtà e l’essenza di chi li abita: corpi comuni, coraggiosamente esposti e tuttavia indifesi.

Lo spettacolo sarà in scena il 30 giugno al Festival Inequilibrio di Castiglioncello, dal 23 al 27 luglio a Padova al Teatro Le Maddalene, il 31 agosto all’Insolito Festival di Parma, l’11 dicembre a La Corte Ospitale di Rubiera.
Le celebrazioni di Eleonora Duse procederanno il 6 ottobre, a ridosso della data di nascita (3 ottobre), con “D’amore vero nel vero”, una maratona di arti sceniche, che dall’alba a tarda sera vedrà avvicendarsi, in luoghi diversi e disseminati nel borgo asolano, artisti convocati per rendere omaggio alla Divina: nel segno dell’anticonformismo, del femminismo, della rivoluzione dei linguaggi e del sistema.

The Doozies
di e con Marta Dalla Via e Silvia Gribaudi
direzione tecnica Roberto di Fresco
ricerca materiale Eugenia Casini Ropa, Franca Zagatti, Maria Pia Pagani
con il sostegno di MiC – Ministero Italiano della Cultura
in collaborazione con Progetto Duse2024 del Comune di Asolo
residenze artistiche: ARMUNIA – Festival Inequilibrio, La Corte Ospitale, Che ne sarà del Teatro dopo di me?
Produzione di Associazione Culturale Zebra, coproduzione di Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, La Corte Ospitale

Visto ad Asolo (TV), Teatro Duse, il 5 maggio 2024

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