Ogni tanto il modo della danza contemporanea è attraversato da progetti di largo respiro che non si esauriscono nella semplice realizzazione di uno spettacolo, ma si articolano in qualcosa di più ampio e complesso che indaga e mostra, si espone e ragiona.
E’ questo il caso di Adriana Borriello, che in questo momento della sua lunga carriera ha sentito la necessità di puntualizzare e sistematizzare il proprio percorso artistico dando alla luce un libro, “Chiedi al tuo corpo”, in stretta connessione con l’ultima produzione “Col corpo capisco”, esposta per ora nelle sue declinazioni #1 e #2.
Accolta nell’ambito di Dance me day, il festival di un giorno che Marche Teatro dedica alla danza contemporanea, e realizzato quest’anno in collaborazione con Cinematica, la presentazione del libro ha richiamato un attento pubblico nel Ridotto del Teatro delle Muse, presente la stessa coreografa e Francesca Beatrice Vista, autrice della prima sezione.
Il libro, edito dalla casa editrice marchigiana Ephemeria per la collana “I libri dell’Icosaedro”, è diviso in tre sezioni: la prima è una contestualizzazione della figura della coreografa nel periodo storico che ha attraversato, un lungo volo che parte dagli anni ’60 e arriva ai giorni nostri e osserva dall’alto, a volte con sguardo d’insieme, a volte stringendo il campo in planata sul particolare, il mondo della danza contemporanea italiana ed europea, i suoi cambiamenti, le sue modifiche: è la storia raccontata dal narratore.
La seconda parte è invece una lunga intervista raccolta da Ada d’Adamo che ripercorre gli stessi anni e gli stessi eventi, nella quale Adriana Borriello si racconta con grande onestà e con un pudore che leviga l’esperienza senza nulla celare, dando il senso di una offerta che niente chiede in cambio.
Con i suoi occhi e il suo sentire entriamo nel Mudra di Bejart, che la accolse giovanissima e le fornì il primo e forte “imprinting”, scorriamo dentro “Rosas”, giriamo per l’Europa e l’Italia immergendoci dentro progetti artistici sempre densi, incontriamo il Tai Chi e capiamo come sia stato un percorso di cambiamento totale, sia nella concezione del corpo e del movimento, sia come visione filosofica dell’essere: è la storia raccontata dal protagonista.
La terza sezione affonda direttamente dentro il pensiero dell’artista: è l’esposizione del suo metodo pedagogico, frutto di tanti anni di lavoro sul campo, di riflessioni e approfondimenti, di risposte a domande che eticamente hanno condotto la ricerca.
Rigorosissimo nella sua strutturazione, categorizza e semplifica, sistema, organizza, dando strumenti di comprensione del reale, esemplificando il fatto di come la danza sia, per la Borriello, “uno strumento di comprensione e di conoscenza a tutto tondo, un modo di stare al mondo”. Un metodo aperto che non dà modelli da imitare, ma traccia una via che ognuno può percorrere nella propria modalità legata al momento, acquisendo “chiarezza e consapevolezza, il più dettagliata e pura possibile, nella percezione della corporeità (come espressione dell’essere tutto) e dei meccanismi di organizzazione del movimento”. Un metodo maieutico, insomma, in cui l’osservazione va di pari passo con la pratica e l’analisi con il fare, in un sistema aperto di domande volte a far chiarezza e a creare un terreno comune di comprensione.
Il libro si conclude con una postfazione di Alessandro Pontremoli che amplia il discorso sulla formazione del danzatore, imprescindibilmente legata ai contesti socio-culturali di riferimento, e dentro cui Adriana Borriello si colloca come punto di riferimento per il profondo rigore, la pulizia formale e l’attenzione compositiva che contraddistingue il suo lavoro.
Nel progetto coreografico “Col corpo capisco” tutto ciò arriva ad una assoluta evidenza.
La replica di “Col corpo capisco #2”, al Palladium di Roma in questo finire di stagione, mostra come in questa seconda declinazione venga indagata e portata in scena la trasmissione del sapere a una quarta persona, estranea al trio originario, che per la prima parte dello spettacolo è osservatrice e punto di vista, punteggiando lo spazio con la sua bianca presenza contrapposta al nero degli altri costumi.
Per piccoli interventi, quasi assaggi, si contamina con le danze delle altre, fino a trovare la connessione in un quartetto in cui è la manipolazione a essere strumento di trasmissione, una manipolazione dal tocco nitido, sensibile, cronometrica nel tempo, precisissima nelle parti del corpo toccate.
Tutti gli elementi categorizzati nel libro sono qui strumenti di lavoro coreografico a servizio del corpo nello spazio, in sé e tra gli altri corpi; le loro infinite possibilità combinatorie diventano strumenti di comunicazione fra le interpreti, in uno scorrere di energia che è travaso di conoscenza.
L’inizio dello spettacolo pulisce la scena, la svuota per un nuovo inizio, il lungo fade out del finale sembra lasciare la porta aperta a un poi, forse a nuove declinazioni che continuino a indagare questa possibilità infinita di dare e ricevere conoscenza, in un rapporto biunivoco che permette a entrambe le parti di imparare.
CHIEDI AL TUO CORPO
Francesca Beatrice Vista, Ada d’Adamo, Adriana Borriello
a cura di Ada d’Adamo
edizioni Ephemeria
postfazione Alessandro Pontremoli
26 euro
COL CORPO CAPISCO #2
Coreografia Adriana Borriello
Con Adriana Borriello, Donatella Morrone, Ilenia Romano, Cinzia Sità
Musica Roberto Paci Dalò
Luci Marciano Rizzo
Costumi Morfosis
Produzione Compagnia Adriana Boriello, Atacama (con il contributo del MiBACT)
applausi 2′
Visto a Roma, Teatro Palladium, il 22 aprile 2018