Dio e odi, un anagramma rivelatore. La religione e l’odio, il bene e il male: stesse radici, stessi risvolti. È provocatoria e spiazzante la drammaturgia di Stefano Massini. Che in “Credoinunsolodio”, al debutto in prima assoluta al Piccolo Teatro di Milano con la regia di Manuela Mandracchia, propone i tre grandi monoteismi come fonti di un rancore senza speranza e senza redenzione.
Tre donne (la stessa Mandracchia, Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres) e tre punti di vista. Tre monologhi tessuti con un meccanismo a orologeria, tirati, incalzanti, densi di parole e silenzi. La data di un attentato, proiettata sul fondo, filo conduttore per le storie delle tre protagoniste, una musulmana, una americana, una ebrea.
“Credo in un solo Dio”. Oppure “credo in un sol odio”. Il soggetto è l’annoso conflitto arabo-israeliano. Il testo è del 2010 ma resta di un’attualità sconcertante.
Inizia Shirin Akhras, studentessa palestinese ventenne. Irrequieta e incerta, proveniente da una famiglia benestante, aderisce a un gruppo terroristico. C’è eccitazione nella sua partecipazione ai più pericolosi attentati. Eppure, dalle sue parole, traspaiono paura e ansia, persino candore quando descrive le sue compagne: mamme premurose che non possono far tardi la sera, eppure pianificano lucidamente la morte di centinaia di persone.
Dopo Shirin, è la volta di Eden Golan, docente di storia ebraica. Fervente pacifista, incarna la visione interculturale e progressista del conflitto. Composta, elegante, sicura di sé, attende nel suo ufficio gli studenti universitari cui darà lezioni su storia e tradizioni degli ebrei. Le sue certezze sull’importanza del dialogo per costruire la pace si sgretoleranno sotto i colpi degli attentati. Eden sopravvivrà, ma si scoprirà vulnerabile. Perché “chi scampa a un attentato, è come se vivesse con la morte sospesa, un debito da espiare”.
Infine c’è Mina Wilkinson, soldata americana più o meno nascostamente in missione antipalestinese. Se Shirin rivela che cosa si possa nascondere dietro i progetti terroristici dei palestinesi, e Eden Golan è portavoce di un pensiero pacifista debole, Mina è il volto più puro e crudo della vicenda. Con cinismo e sincerità disarmanti svela il ruolo degli Usa nel conflitto, l’interesse economico che muove la sua patria: “ Gli occidentali, vanno dove conviene. Adesso sono contro l’Islam; in Bosnia erano contro i serbi”.
I tre percorsi narrativi s’alternano secondo un paradigma un po’ troppo ragionato e schematico. Sono monologhi inframmezzati dal buio in sala. Non s’intrecciano, non giungono mai al dialogo. Le musiche e i rumori di scena accompagnano in maniera evocativa, non didascalica, i vari momenti d’ansia, suspense, disperazione.
La regia di Manuela Mandracchia mostra muscoli tesi, sudore, sangue e disperazione. Tre donne inghiottite da un’atmosfera allucinata sono ora vittime ora carnefici, ora timide studentesse ora spietate assassine. La morte, minaccia costante, resta sospesa nell’aria.
La drammaturgia di Massini rivela il consueto impegno civile, uno sguardo profondo sul mondo contemporaneo. “Credoinunsolodio”, però, non racconta solo il presente complicato del Medio Oriente. Non punta alla polemica antiamericana, né parteggia per una delle parti in conflitto. Scandaglia piuttosto l’animo di chi quel conflitto lo vive quotidianamente. Il palazzo sventrato cui Mina fa la guardia, il pavimento e gli arredi del bar dove Eden e Shirin bevono il tè, sono non-luoghi, contrappunti scenografici all’atmosfera alienante della pièce, esaltata da un raffinato gioco di luci.
Il primo colore è il nero, su cui si staglia la corsa del tempo verso la morte, scandito da un perenne tic-tac. Poi arriva il grigio, colore dell’attesa e del silenzio. Infine irrompe una luce abbagliante, disarmante, destinata a sfumare in quelle tonalità sabbia e azzurro-cielo che continuano – nonostante tutto – a rendere incantevole il paesaggio asiatico.
CREDOINUNSOLODIO
di Stefano Massini
diretto e interpretato da Manuela Mandracchia, Sandra Toffolatti, Mariangeles Torres
scene Mauro De Santis
costumi Gianluca Sbicca
luci Claudio De Pace
musiche Francesco Santalucia
movimenti Marco Angelilli
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
foto di scena Attilio Marasco
durata: 1 h 35’
applausi del pubblico: 3
Visto a Milano, Piccolo Teatro Studio Melato, il 17 dicembre 2015