Ci siamo recati con curiosità ad assistere, al Teatro Comunale di Bologna, ai “Dialogues des Carmélites”, considerato il capolavoro operistico del compositore francese Francois Poulenc che, con Darius Milhaud, Arthur Honegger, Germaine Tailleferre, Georges Auric e Louis Durey, intorno agli anni ’20 del Novecento, fondò il “Gruppo dei Sei”, ensemble che intendeva riformare la musica francese contemporanea.
L’opera, in tre atti e dodici quadri, è tratta dal testo di Georges Bernanos, che a sua volta si ispirò alla novella “L’ultima al patibolo” di Gertrude von Le Fort del 1931 e su una sceneggiatura di Révérend-Père Brückberger e Philippe Agostini.
Fu rappresentata per la prima volta alla Scala, nella versione italiana di Flavio Testi, il 26 gennaio del 1957 con un cast di grande risalto di cui facevano parte, tra gli altri, Virginia Zeani, Gianna Pederzini, Eugenia Ratti, Leyla Gencer e Fiorenza Cossotto, sotto la direzione di Nino Sanzogno. La versione francese seguì poco dopo all’Opera di Parigi, il 21 giugno dello stesso anno.
La vicenda narrata nell’opera è tratta da un fatto vero, accaduto nel periodo del Terrore, durante la Rivoluzione francese; vede al suo centro una comunità di suore in un convento di Compiègne.
E’ qui che la nobile Blanche de la Force, contro il volere del fratello e del padre, prende i voti. La ragazza instaura un rapporto di fede e sodalizio con diverse altre monache tra cui Madame De Croissy, l’anziana Madre Priora che, gravemente malata, morirà.
Ma la Rivoluzione infuria e i conventi sono presi di mira. Blanche presa dalla paura, una volta dato dai rivoluzionari l’ordine di sfollamento del convento, rimette i panni civili e si rifugia a casa, dove il padre marchese ha perso tutti i privilegi. Ritroverà poi il coraggio di unirsi alle compagne, ma il 17 luglio 1794, per non avere rinnegato Cristo, verranno ghigliottinate intonando un “Salve Regina”, momento musicale di sublime bellezza che conclude l’opera.
“Dialogues des Carmélites” rappresenta uno dei capolavori operistici del ‘900, riuscendo a mescolare diversi rimandi, dal flusso armonico dell’opera italiana all’impressionismo musicale, dal classicismo sino ad echi stravinskjani, e non solo.
Il tema della paura, contrapposto a quello della fede, imbeve tutta l’opera. La paura “è quella del dubbio, dell’inquietudine, dello scoraggiamento e della perdita; una via di scampo si trova grazie alla forza del Verbo… che trasforma quest’infinita mancanza, in un grido verso Dio” approfondisce il celebre regista francese Olivier Py, recente direttore del Festival d’Avignon, che firma questa bellissima edizione del capolavoro di Poulenc.
Py racconta il dramma delle suore con semplicità, ma nello stesso tempo con estrema raffinatezza attraverso le scene di Pierre-André Weitz che, utilizzando pannelli scorrevoli, svela di volta in volta i diversi luoghi del dramma.
Il grigio / nero fa da padrone in scena: ecco allora la casa dei De la Force, un grande spazio ligneo su cui troneggia un lampadario, o il convento che fa intravvedere un bosco. E’ in una delle sue stanze che il letto di morte della priora, Madame de Croissy, posto in verticale, rimanda quasi a una crocefissione.
Più avanti l’ultima cena delle suore riecheggia quella milanese di Leonardo. Ecco poi la prigione e il momento della morte: qui le bellissime luci di Bertrand Killy, filtrando dalle pareti, creano ambienti e atmosfere di estrema consistenza e suggestione.
Tra gli interpreti un plauso speciale va al soprano canadese Hélène Guilmette, nel ruolo principale di Blanche de la Force; insieme a lei Sandrine Piau, suor Costance, e Sylvie Brunet, una Madame De Croissy, veramente impressionante.
Nei ruoli maschili del Marquis de la Force e del Chevalier de la Force, Nicolas Cavallier e Stanilas de Barbeyrac.
Lo spettacolo è coprodotto con il Théâtre Royal de La Monnaie di Bruxelles. Il Coro del Comunale di Bologna, preparato da Andrea Faidutti, regge magnificamente l’ardua prova.
Dialogues des Carmélites
di Francis Poulenc
regia: Olivier Py
direttore: Jérémie Rhorer
Personaggi:
Il Marchese de la Force, baritono
Bianca, sua figlia, soprano
Il Cavaliere, suo figlio, tenore
Madame Croissy, Priora del Carmelo, contralto
Madame Lidoine, la nuova Priora, soprano
Madre Maria dell’Incarnazione, mezzosoprano
Suor Costanza, soprano leggero
Madre Giovanna, contralto
Suor Matilde, mezzosoprano
Il cappellano, tenore
Due Ufficiali, tenore e baritono
Il Carceriere, baritono
Thierry, baritono
Dottor Javelinot, baritono
scene e costumi: Pierre-André Weitz
luci: Bertrand Killy
durata: 175 minuti
Visto a Bologna, Teatro Comunale, il 13 marzo 2018