
“Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Il mondo si legge anche all’incontrario. Tutto è chiaro”. E’ quanto sentenziava l’Orlando di Italo Calvino ne “Il Castello dei destini incrociati” dopo esser stato legato a testa in giù e aver recuperato il senno.
L’appeso, figura dai molteplici significati cui si riferisce Calvino per chiudere la sua storia fra i Tarocchi, potrebbe apparir come uno degli elementi chiave di “Upside down”, lavoro della compagnia russa Do Theatre presentato ieri sera nell’ambito della rassegna torinese Teatro a Corte, che stasera chiude l’edizione 2011 con Lucia Poli.
Prendendo spunto dall’affascinante quadro di Rembrandt “Lezione di anatomia del dottor Tulp”, Vgeny Kozlov, Irina Kozlova ed Alexander Bondarev, protagonisti dello spettacolo “Capovolto” nonché tra i fondatori di quella che viene definita tra le più influenti compagnie russe emerse nel periodo post-comunista, ci immergono in un’atmosfera dark per proporre una versione del tutto personale del Frankenstein di Mary Shelley.
Un orologio segnerà le ore di una notte cadenzata da trasformazioni ed alterazioni per i tre personaggi, che da medico, infermiera e cadavere diventeranno presto ‘altro’, in un susseguirsi di azioni non sempre così chiare.
Pochi gli oggetti che contribuiranno alla scena: un tavolo da sala operatoria, una sedia e poco altro, il tutto immerso in colori scuri e molte dissolvenze ‘effetto nebbia’.
Attravero il teatro fisico, il mimo e anche la danza si tenterà di creare un racconto che tesse le sue linee incrociando pantomime, trasformazioni surreali ed improbabili gesta da clown nero.
L’estetica essenziale e pulita gioca un ruolo fondamentale nella riuscita visuale dello spettacolo, e soprattutto alcuni momenti risultano di particolare impatto (come quello iniziale con il gioco di ombre).
Ma proprio perché presentati come “uno dei gruppi più originali nella ricerca di un linguaggio fisico estremo, capace di esprimere con intensità quasi brutale le proprie tensioni per poi spingersi in un folle universo poetico di grande leggerezza”, dallo spettacolo ci aspetteremmo decisamente di più.
Assistiamo invece ad un lavoro assolutamente classico, che soffre di tempi dilatati, di movimenti stereotipati e di cliché fin troppo consumati. Il tutto con il rischio, per qualche spettatore, di interpellare spesso l’orologio.
Sarebbe allora interessante spingere la compagnia verso un linguaggio più estremo, potenzialmente davvero brutale, così da mettersi in gioco, dopo vent’anni di carriera teatrale, di fronte ad una drammaturgia che sappia osare maggiormente, facendosi più cinica, tagliente e smaliziata. Forse snatureremmo la compagnia; o forse la obbligheremmo ad un benvenuto ‘svecchiamento’.
Il lavoro sembra comunque risultare piacevole al pubblico del Teatro Astra che lo ospita, forse proprio in virtù della semplicità e ‘leggerezza’ cui si appella per intrattenere. Già, perché spesso – presi da troppi sofismi – ce ne dimentichiamo, ma il teatro è anche e in buona parte intrattenimento: ed è proprio questa sua qualità che il pubblico di ieri sera è parso apprezzare dello spettacolo.
E l’appeso? Anche lui, come l’Orlando di Calvino, dopo aver pendolato ed essersi a lungo avvitato su se stesso a testa in giù, s’è ritirato su nel verso in cui siamo soliti stare in piedi. Il senno forse non l’avrà recuperato. Anzi, è probabile l’abbia perso del tutto, viste le ultime scene che chiudono lo spettacolo.
Ma se, come afferma Orlando, il mondo si legge anche all’incontrario, non dovrà aver troppi problemi ad inquadrarlo. E beato lui se tutto gli parrà chiaro.
Upside Down
coreografia: Evgeny Kozlov e Alexander Bondarev
con: Evgeny Kozlov, Alexander Bondarev e Irina Kozlova
direzione tecnica: Tanya Williams
luci: Alexander Bondarev
musiche: Daniel Weaver
progetto realizzato nell’ambito del programma di scambio culturale ITALIA-RUSSIA 2011
durata: 1h 07′
applausi del pubblico: 2′ 35”
Visto a Torino, Teatro Astra, il 24 luglio 2011