La Coco Chanel di Teatrino Giullare e la fine della specie tra le proposte di BMotion

BMotion 2009
BMotion 2009
BMotion 2009

Operaestate Festival Veneto ha chiuso la sua edizione numero 29, con 400 spettacoli nell’arco di due mesi di programmazione.
Un vero “fiore all’occhiello” l’ha definito Maria Teresa Gregorio, dirigente della Regione Veneto; e come darle torto, con un cartellone notevole non solo per la quantità ma soprattutto per la qualità offerta. Teatro, danza, lirica, musica classica, jazz e cinema, dislocati tra Bassano del Grappa e le graziose cittadine storiche della zona pedemontana, diventate per l’occasione calorosi palcoscenici. Alcuni dei nomi presenti: Emio Greco, Hjort Dance Company, Shen Wei per la danza d’autore, Meg Stuart, Dog Kennel Hill Project, Carlotta Sagna per la danza contemporanea, Paolo Rossi e Filippo Timi per la prosa, Babilonia Teatri, Santa Sangre, Muta Imago, Codice Ivan per il teatro contemporaneo e tanti altri considerevoli performer.

Un festival trasversale per i settori d’intervento, i contenuti e i progetti che ha abbracciato, volto non solo ad individuare nuove professionalità ma anche a sostenerle nel loro percorso produttivo: un impegno che si sviluppa lungo tutto l’anno e trova la sua sintesi nella programmazione finale. Oltre all’attività di scouting e sostegno di giovani artisti e autori italiani e stranieri, la direzione artistica e organizzativa ha dato vita ad una vera e propria net nazionale e internazionale, costruita sulla basi di scambi, partnership, residenze e workshop che ne hanno decretato il successo, rendendo Operaestate una perfetta combinazione di radicamento e innovazione.

Come se non bastasse, all’interno del festival c’è un altro festival: B-Motion, l’anima più innovativa, aggressiva e trasgressiva di tutta la rassegna. Due settimane di performance, happening e spettacoli di danza e teatro con talenti emergenti del nord-est Italia, gruppi provenienti dal Nord Europa e America che, nonostante le diverse esperienze artistiche e di vita, pongono al centro del loro lavoro la contaminazione dei linguaggi, il gioco vertiginoso tra parola, azione e visione dando vita a estetiche non convenzionali.

Tra i protagonisti di B-Motion Teatro, Teatrino Giullare ha portato in scena il testo incompiuto che Bernard Marie Koltès ha dedicato a Coco Chanel, indiscussa “prima donna” della storia e del costume del ‘900 che, con le sue invenzioni (l’audace tailleur, gli accessori che diventano gioielli e un profumo dall’aroma parigino) ha conquistato donne e uomini di ieri e di oggi.
In scena la stilista si confronta con la domestica Consuelo. E’ un dialogo dal sapore dolceamaro, sospeso tra la solitudine della tarda età, l’autoironia di un personalità molto forte, e la determinazione di chi voleva le donne belle, libere e moderne, ma mai volgari. Fino all’ultimo il mito Chanel cerca di impartire una “lezione di stile e di vita” alla cameriera, che invece sceglie per sé una modalità di seduzione più scontata e moderna (rossetto, stivali e guanti rossi).
Giuliana Dall’Ongaro interpreta entrambi i ruoli, alternandosi nel dialogo attraverso un gioco di specchi, apparizioni e sparizioni: una dualità (forse un po’ troppo macchinosa) che tuttavia è abbastanza chiara fin da subito e non crea nessuno stupore. La messinscena di primo acchito risulta suggestiva per il gioco di luci e ombre dietro al quale si cela la tenace e affascinante Coco, che arriva allo spettatore solo attraverso una voce rauca, impetuosa e collerica, ma scade nel momento stesso in cui il gioco diventa manifesto e compare una donna (Coco) sul letto di morte coperta da uno scontato lenzuolo bianco, indossando una terribile maschera posticcia. Una caduta di stile per un’icona senza tempo, per colei secondo cui “la moda passa, ma lo stile resta”, e che sul letto di morte sussurrerà alla propria cameriera: “Vedi, così si muore”.

Di tutt’altro genere l’ultimo lavoro di Teatro Sotterraneo intitolato “Dies-Irae_5 episodi intorno alla fine della specie”. In questo nuovo progetto, i giovanissimi componenti della compagnia (hanno in media 27 anni) affrontano il tema della distruzione umana in tutte le sue infinite possibilità, attraverso un linguaggio schietto, semplice, diretto e fortemente ironico. Non creano immagini allusive, storie con un inizio e una fine, non ricercano un’emozione di passaggio. Utilizzano tutta la scena, ma riempiendola di pochi elementi e  puntando subito allo spettatore, attraverso un’interazione che non lo rende attore ma lo ricorda semplicemente per com’è: uomo di questa terra, protagonista di questo “teatrocronaca”.
Gli episodi hanno una durata ben precisa, un countdown a cui non ci si può sottrarre. Un alternarsi tragicomico, che lascia in silenzio o che fa sorridere a denti stretti. Ogni episodio si conclude con le stesse modalità: vengono raccolti dei reperti dalla scena, indizi qua e là rigorosamente sigillati in sacchetti di plastica trasparente, mentre uno dei performer conduce una telecronaca di quello che è appena accaduto. Il racconto però è distorto, alcune parti vengono dimenticate, altre non viste vengono raccontate, ma il discorso è logico e ben articolato. Al quarto episodio uno degli spettatori è invitato con delle domande a partecipare alla telecronaca e l’effetto è spiazzante: sembra un dialogo no sense. Niente combacia, frammenti di realtà deformati fanno pensare che la “verità” non appartiene al nostro cervello, che ora sembra solo un altro sacchetto di plastica con meno di un indizio. C’è chi ride, chi si chiede se fa sul serio, chi inizia ad avere qualche dubbio su di sé.
La performance si chiude (manca il quinto episodio che dovrebbe debuttare ad ottobre) con un liberatorio “Hallelujah” di Leonard Cohen.

COCO
di Bernard Marie Koltès
una performance interpretata e diretta da Teatrino Giullare
musica originale: Arturo Annecchino
durata: 35′
applausi del pubblico: 2′ 15”

Visto a Bassano del Grappa (VI), Garage Nardini, il 4 settembre 2009

DIES IRAE_5 EPISODI INTORNO ALLA FINE DELLA SPECIE
di Teatro Sotterraneo
con: Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri
scrittura: Daniele Villa
durata: 45 minuti
applausi del pubblico: 3′ 20”

Visto a Bassano del Grappa (VI), Teatro Remondini, il 5 settembre 2009

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