Sono passati parecchi anni da quando andavo a vedere le performance del Living Theatre nella loro sede europea di Rocchetta Ligure, e mi fa un certo effetto entrare nel Teatro Akropolis di Sestri Ponente per assistere in prima nazionale a “Green Terror”.
Conosco quello che mi aspetta, ho studiato il loro percorso politico e teatrale da dentro e da fuori in molte occasioni, e sono curioso di capire che cosa possono trasmettere oggi.
Si entra e ci si sistema tutti intorno alla sala, al centro un piedistallo nero con un uomo nudo, incappucciato, le braccia allargate come a chiedere pietà e illuminato da un occhio di bue. Una scena di estrema sofferenza e aspra ironia che preannuncia le atmosfere di denuncia successive, protraendosi per tutta l’entrata del pubblico.
Finalmente l’attore inizia a parlare, e l’inconfondibile accento americano ci svela subito che si tratta di Gary Brackett, una delle anime del Living, che oggi lavora e porta in tutta Europa lo stile della compagnia. E’ nei panni di un insegnante d’università, esperto di sociologia, rapito da un gruppo di ecoterroristi che lo costringono a frantumare le sue certezze grazie all’incertezza e precarietà fisica in cui lo obbligano per tutto il tempo dello spettacolo. Un Cristo in via di definizione, già tale dal punto di vista fisico, è invece “in divenire” per ciò che riguarda il suo pensiero che, con l’avanzare della performance, si fa sempre meno rigido, trasformandosi in un relativismo più umano.
“Green Terror” si presenta come un “grande laboratorio aperto al pubblico” più che come uno spettacolo. L’azione prosegue in un moltiplicarsi di proposte, un mix continuo di esercizi e suggestioni molto intense che invadono la platea, il palcoscenico, i fuori scena e tutti gli spazi, trascinando anche fisicamente gli spettatori all’interno della storia.
Un ruolo determinante è quello dei partecipanti al percorso teatrale condotto, nei giorni precedenti la prima nazionale, da Brackett presso il teatro Akropolis, a cui si aggiungono alcuni giovani attori della compagnia.
Sono loro ad interpretare il macabro coro degli ecoterroristi, rappresentati come una setta segreta che rimandano ad un immaginario ben rappresentato da Kubrick in alcuni momenti di “Eyes Wide Shut”.
Un teatro d’azione sempre vivo e potente che ci sbatte in faccia la realtà senza alcun tipo di filtro. Tutto è drammaticamente vero, amplificato ed esagerato solo per colpire la coscienza di chi assiste, disarmato e stordito alle follie del nostro tempo.
La performance avanza sempre di più verso il pubblico, fino a che sulle poltroncine restano in pochi, ed è curioso vedere come tanti ragazzi, ma anche alcuni meno giovani, si lasciano coinvolgere dalle grandi scene corali che irrompono nella storia come un fiume in piena.
Lascio il teatro mentre ancora tutti ballano in una specie di rito collettivo, una piccola magia che travolge e orienta brutalmente lo spettacolo ad un laboratorio festante dove non contano più il punto di vista e le regole del teatro, ma solo il coinvolgimento e la partecipazione.
Green Terror
testo, regia e luci: Gary Brackett
creazioni collettive: Living Theatre Europa
con: Gary Brackett, Giulia Scarselli, Alessandra Valzania, David Copley e i partecipanti al laboratorio tenuto al Teatro Akropolis
durata: 1h 58’
Visto a Genova, Teatro Akropolis, il 12 aprile 2011
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