Avevamo già ammirato la maestria ed il talento della compagine inglese Blind Summit Theatre a Il Funaro di Pistoia tre anni or sono. In quell’occasione avevano portato in scena il pluripremiato “The table”, dove protagonista era l’irriverente marionetta Moses che, preda di continue distrazioni, era alle prese col racconto di una storia epica su Dio e Mosè.
Tornati di nuovo a Pistoia, assistiamo stavolta ad una prima assoluta, “Henry. Memorie teatrali d’oltretomba”, una messinscena totalmente diversa dalla precedente. Più amara e profonda, anche se accompagnata da momenti di comicità, soprattutto nella prima parte, dove il protagonista è interpretato dall’ottimo Mark Down con tutto il suo talento d’attore.
A differenza di Moses i temi qui affrontati portano a riflessioni che vanno a toccare nel profondo chi assiste. I rapporti tra padri e figli e il concetto di verità e di controllo – emblematico sarà il finale, in cui Down guiderà il pubblico fino agli applausi e questo lo seguirà quasi fosse ammaestrato.
Invece del caustico Moses, protagonista della storia è qui Henry, un brutto pupazzo dalle tinte fosche. Vecchio fumatore incallito, Henry è un aggressivo provocatore, ma soprattutto solipsista fino al midollo. Ma Henry è anche il padre – defunto – del suo “animatore”, un famoso marionettista che sta tenendo una masterclass sul teatro di figura.
Accade così che il genitore venga riportato in vita dal figlio e questi, spinto dagli allievi sempre più incuriositi dalle vicende familiari, ne racconti la professione di attore di successo, che lo ha portato a “dimenticare” il figlio a favore della carriera. Vicende che non sapremo mai se reali ma, come afferma il protagonista, vere in quanto dette. Vicende amare, di abbandono e di distanza che solo alla fine della vita sembrano trovare un punto di incontro.
Se da un lato non possiamo esimerci, così come per “The table”, dal sottolineare la rara bravura della compagnia, al cospetto della quale la definizione di teatro di figura perde di senso per essere inglobata nel semplice termine Teatro, confermando ancora una volta, come diceva un famoso regista toscano, che l’unica distinzione tra i vari generi è fra “teatro fatto bene e teatro fatto male”, dall’altro questa prima assoluta si dimostra deludente. Molto “confusa” – si passi il termine – dal punto di vista drammaturgico, quasi che alcune scelte non siano ancora ben definite nella mente degli autori.
Accade così che in alcuni momenti, soprattutto nella seconda parte – quella più debole –, vuoi per staticità, vuoi per mancanza di linearità, ci si senta smarriti, cercando sperduti di recuperare le fila. Soprattutto la cornice drammaturgica della masterclass nella quale il protagonista si ritrova quale docente a “presentare” il pupazzo del padre non viene tratteggiata con nitore, creando punti di foschia.
Siamo convinti che manchi ancora qualche replica e un po’ di rodaggio perché il lavoro possa dirsi compiuto e trovare la fluidità necessaria. In tempo per le repliche all’Edinburgh Fringe Festival, dove sarà dall’11 al 26 agosto prossimi.
HENRY Memorie teatrali d’oltretomba
di e con Mark Down
da un’idea originale di Mark Down e Nick Barnes
puppet design Mark Down e Nick Barnes
assistente alla regia Fiona Clift
scene Michael Vale
collaborazione drammaturgica Tom Espiner, Michael Vale, Hattie Naylor, Giulia Innocenti
e con l’aiuto di Carolyn Choa, Philip Haas, Ed Docx
produzione Blind Summit Theatre
con il sostegno di il Funaro | Pistoia
durata: 60′
applausi del pubblico: 2′ 30”
Visto a Pistoia, Il Funaro, il 4 maggio 2018
Prima assoluta