I sentimenti del maiale e il cuore del poeta per Licia Lanera

I sentimenti del maiale (photo: Manuela Giusto)
I sentimenti del maiale (photo: Manuela Giusto)

Se l’epidemia ha certamente ostacolato il mondo delle arti, queste riescono comunque a trovare il loro spazio di resistenza.
Il cartellone estivo del Teatro Stabile di Torino presenta così anche prime assolute, e fra queste spicca il nuovo lavoro della regista, interprete e attrice barese Licia Lanera (premio Landieri nel 2011 come miglior attrice italiana giovane, premio Eleonora Duse, premio Virginia Reiter e Ubu come migliore attrice italiana under 35 nel 2014).
Si tratta di “Guarda come nevica 3. I sentimenti del maiale”, ed è il primo degli undici spettacoli dal vivo che compongono il cartellone del 25° Festival delle Colline Torinesi – diretto da Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla – che per questa edizione si svolgerà in maniera prolungata fino alla primavera del 2021.

“I sentimenti del maiale” è l’ultimo capitolo della trilogia ideata dalla Compagnia Licia Lanera “Guarda come nevica”, che ha cominciato il suo percorso nel 2018 con “Cuore di cane” di Michail Bulgakov, proseguendo poi nel 2019 con “Il Gabbiano” di Anton Cechov. Dopo aver affrontato il romanzo e la drammaturgia ora si passa quindi alla poesia, per l’esattezza quella di Vladimir Majakovskij.

Ne “I sentimenti del maiale” Licia Lanera, Danilo Giuva e una rock band animano «un ironico simposio sul tema del suicidio, dell’arte e dell’isolamento. È aprile, fuori esplode la primavera, ma i due sono chiusi in una stanza a leggere, a parlare, a giocare a recitare. A fare le prove. Di uno spettacolo o del loro suicidio».
Lanera sa bene come raccontare la provocazione nell’arte e dell’arte: pare questo un esercizio di linguaggio che l’artista coltiva e cura da tempo – si veda “Blue Bird Bukowski” diretto nel 2014, “Orgia” di Pasolini e “The Black’s Tales Tour” con il progetto passato firmato da Fibre Parallele.

Senza paura di esplorare i terreni del volgare e del perturbante (e la letteratura russa si presta sempre bene in tal senso), ne “I sentimenti del maiale” la Lanera interroga i componimenti di Majakovskij e la musica dei Joy Division, traendone un dialogo irriverente con Giuva che sfocia poi in un solo concerto di fortissimo impatto, com’è caratteristico del modus della regista.
Il palco diventa subito officina di creazione e domande, dotata di pochi indispensabili attrezzi: intorno agli interpreti solo un divano, una scatola con qualche costume e oggetto di scena, un maiale appeso che gronda di sangue ma il cui cuore sembra ancora battere lì, fra le loro mani e davanti a noi.

Fin dalle prime battute è chiaro che il terzo capitolo di “Guarda come nevica” si profila come discorso intorno all’artista maledetto e alla sua capacità abrasiva, al suo ruolo di profanatore di tutte le convenzioni e di poeta del tumulto interiore. Ma allora chi è il maiale?

Il maiale è il reietto, l’incompreso, il rozzo. È una creatura derisa e caricaturale, eppure è anche la più vicina alla terra e ai suoi istinti, è al contempo intelligenza e materiale da macello – forse per questo un essere davvero moderno, tra lumi e impulsi?
Il quesito è lì, tra lo strato di neve che attecchisce sulla scena e il sangue dell’animale che cola. Ciò che accade nel corso della messinscena è un tentativo di dissertazione sul moderno, con il suo fragile cinismo e la sua fascinazione per la morte.

Lanera recupera la spavalderia spesso istrionica di Majakovskij (perciò indossa la camicia gialla che il poeta vestì il suo ultimo giorno) e ne fa narrazione drammatica che culmina in un lungo monologo un po’ urlo, un po’ vellutata effusione, un po’ risata amara, un po’ grugnito.
Nel corso dello spettacolo la regista dedica pensieri e versi liberi all’artista che cercò la morte (ecco perché vi si affianca Ian Curtis dei Joy Division) e, ben poco indirettamente, contro «l’infame buonsenso» di chi trova insensata la lirica disperazione di Majakovskij e di chi, come lui, crea per sopravvivere.
«Muoio, non accusate nessuno e, per favore, non fate pettegolezzi. Il defunto li detestava» scriveva crudamente Vladimir nelle sue ultime righe. L’indignazione del singolo riverbera in un noi che non è solo una platea di uditori o lettori, ma anche (e soprattutto) una collettività di anime che cerca poesia in secoli ciechi, feroci, asettici.
Così la Lanera celebra il maiale che sanguina parole, che gode in lunghi orgasmi, che è messo a testa in giù da una società sorda e falsa; celebra, in un’ultima istanza, il poeta che non aspira al plauso dei palchi, bensì all’intima corrispondenza con i moti del mondo.

Temi come la seduzione della morte, la sfida ai valori costituiti, la prepotenza dell’amore hanno sempre trovato larghissimo spazio nelle arti, tant’è che il pericolo di una scarsa originalità poteva essere dietro l’angolo; tuttavia il “profondo sentire” della Lanera, unitamente alla sua energia espressiva e alla sua lucente freschezza, sventa completamente il rischio. Mai pretenziosa, sempre genuina, questo è il suo rock, questo è ciò che si cela sotto la coltre di neve. E la regista pare così fare tesoro dell’ultima volontà del paroliere russo: «Voi che credete nelle rose/trasmettete di uomo in uomo/la mia/impeccabile descrizione della terra».

GUARDA COME NEVICA 3. I SENTIMENTI DEL MAIALE
di Licia Lanera
regia Licia Lanera
con Danilo Giuva e Licia Lanera
chitarra e voce Dario Bissanti / batteria Giorgio Cardone / basso Nico Morde Crumor
luci Cristian Allegrini
fonica Francesco Curci
scene Riccardo Mastrapasqua
aiuto scenografo Silvia Giancane
costumi Angela Tomasicchio
assistenti alla regia Annalisa Calice e Caterina Filograno
co-produzione Compagnia Licia Lanera / TPE – Teatro Piemonte Europa / Festival delle Colline Torinesi

durata: 1h 30′

Visto a Torino, Teatro Carignano, il 25 agosto 2020
Prima assoluta

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