Mai come quest’anno il titolo di Inequilibrio, che da diciannove anni contraddistingue il festival di Armunia che, tra fine giugno ed inizio luglio, si tiene a Castiglioncello, ci è sembrato così appropriato per una manifestazione che rischia, sia per infortuni logistici, sia per l’imperizia della politica, di dover emigrare dai luoghi del Castello Pasquini, ormai diventati così familiari dopo più di un decennio di frequentazione.
Un festival Inequilibrio anche per quanto riguarda le proposte, che ogni volta, col passare degli anni, sono sempre più diversificate, muovendosi fra teatro e danza, ma aprendosi anche a esiti laboratoriali, lezioni spettacolo, con un’attenzione specifica per alcuni artisti accolti in residenza o particolarmente amati da Angela Fumarola e Fabio Masi, che caparbiamente tengono ancora le redini di questa rassegna estiva di cui oggi vi racconteremo il secondo week end di programmazione.
Il progetto speciale proposto per i vent’anni del festival, “I Dialoghi degli Dei”, è stato affidato ad un inedito duo formato dalla compagnia I Sacchi di Sabbia e dal regista Massimiliano Civica con il sostegno della Compagnia Lombardi-Tiezzi.
La performance prende ispirazione dall’omonima opera di Luciano, scrittore e retore greco di origine siriane nato nel 125 d. C. Ne scaturisce un godibile ‘divertissement’, forse un po’ troppo lungo nella sua ostentata ripetitività, ambientato in una classe alquanto surreale, dove due scolari e una professoressa assai particolari dialogano di volta in volta con Zeus e Era, Eros e Dioniso, Ermes ed Apollo, rielaborandone le gustose avventure, tra intrecci amorosi, rapimenti e vendette, facendone quasi una saga familiare che si riverbera sul pubblico tra ammiccamenti paradossali, non sense e narrazione ironicamente epica.
Il festival quest’anno ha operato anche un focus su un artista particolare e amato come Oscar De Summa. Prima di raccontarvi nel dettaglio, prossimamente, il nuovo spettacolo “La sorella di Gesù Cristo”, siamo tornati a sbirciare – per ravvivarne la memoria e il piacere – le prime due puntate del suo esemplare diario narrativo: “Diario di Provincia” e “Stasera sono in vena”, che vividamente ci riportano ai tempi della sua adolescenza e della giovinezza in terra pugliese.
Puntualmente abbiamo ancora una volta gustato tutte le sfaccettature e le direzioni di una narrazione molto personale che riporta in vita dalla memoria un crogiolo di figure difficilmente dimenticabili.
C’è stato spazio, a Castiglioncello, anche per alcune giovanissime compagnie: in questa direzione siamo stati testimoni dell’impervia impresa dei milanesi Guinea Pigs impegnati, con la regia di Riccardo Mallus, nel “Trittico della guerra” a mostrarci “le guerre contemporanee, nascoste ed invisibili” che il nostro tempo ci offre.
Fatti orrendi e indicibili avvengono in scena nelle tre porzioni di spettacolo proposte: braccianti sfruttati, sevizie operate su povere coppie sprovvedute, stupro di gruppo con la conseguente morte della escort offerta a lupi voraci…
Il risultato è che la distanza, chiesta a più riprese dalla narrazione dei quattro pur volonterosi interpreti, si trasforma anche in distanza di senso; così ciò che avviene sul palco arriva per paradosso a non toccarci minimamente.
Come ogni anno gli spettatori del festival hanno potuto vedere l’esito compiuto di un laboratorio.
Il progetto quest’anno è stato affidato a Quotidiana.com. Ben riconoscibile, in “Santa Pazienza – Dì qualcosa di sinistro”, è la mano di Roberto Scappin e Paola Vannoni, che nel loro particolarissimo stile, che non concede nulla al teatro se non il senso profondo delle parole e del loro ritmo, affidano a 11 attori una serie di invettive e apologie che cercano di scandagliare le innumerevoli discrasie del mondo e della società in cui viviamo: “Gli undici autori hanno ricevuto sollecitazioni minime ma precise in un campo infinito di possibilità: parodia, provocazione e antidogmatismo hanno aperto squarci, rasoiate di implacabile umanità, dal razzismo a Gerry Calà, dall’Isis ai cani abbandonati, combinando comico e tragico, assurdo e razionale, sfumando i già precari confini delle emozioni”.
Ci siamo poi concessi due spettacoli di danza assai diversi tra loro, in un’edizione che quest’anno ha dedicato parte della sua programmazione alla danza di Israele, in linea con una sorta di “trend” sempre più praticato in Italia: la passione per i coreografi israeliani.
In “Prometeo il Dono”, secondo tassello di un progetto composito di cui su Klp avete già letto, la coreografa Simona Bertozzi duetta in scena sulle musiche di Francesco Giomi con Stefania Tansini. E’ una continua trasmissione, tra le due, di gesti e saperi che si reitera in modo più complesso con l’arrivo in scena di Aristide Rontini, performer senza una mano, che si concede alla danza in un continuo e mutevole processo di scambio fra i tre danzatori, che la musica rende vertiginoso.
Di grande potenza ci è parso “Now” in cui l’israeliano Idan Sharabi e Nicholas Ventura invadono con la loro mobilissima e forte corporeità tutta lo spazio della scena, da soli e in coppia, sulle musiche suonate dal vivo al pianoforte da Niv Marinberg, che alla fine, come attratto dal turbine dei corpi in scena, si concederà, pure lui, al gioco della danza.
Lasciamo per ultima la conferenza spettacolo “La beffa del destino” di Luca Scarlini, altro assiduo frequentatore del Castello Pasquini, che ancora una volta ci ha deliziato con il suo omaggio a Sem Benelli, curiosa figura di poeta, drammaturgo e pensatore della prima metà del Novecento, famoso soprattutto per il fosco dramma storico “La cena delle beffe”, da cui fu tratto un celebre film, noto per la prima scena di nudo del cinema italiano della conturbante Clara Calamai.
Scarlini, con il suo eloquio beffardo e incessante, colmo di notizie supportate da ascolti e visioni, entra nelle viscere di Benelli, facendo intimamente nostra una sconosciuta figura di intellettuale che avversò e fu avversato dal regime fascista, finendo i suoi giorni come povero recluso nel non più suo castello di Zoagli.
Per Inequilibrio l’arrivederci è dunque all’anno prossimo, con la speranza di trovare una nuova e più sensibile stabilità.
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