The Great War. La grande guerra di Hotel Modern

The Great War (photo: Joost Van Den Broek)
The Great War (photo: Joost Van Den Broek)

Il teatro di figura come rappresentazione per simboli. Questa è la grande forza espressiva di “The Great War”, degli olandesi Hotel Modern, una delle realtà più innovative del panorama teatrale internazionale, vincitore di numerosi premi e da sei anni in tournée fra l’Europa e l’Asia

Lo spettacolo, tutto agito in miniatura, ripreso da telecamere e trasmesso ingigantito su uno schermo, è in pratica un film di animazione in diretta, dove la componente teatrale è data dal fatto che ogni cosa avviene nel momento in cui la vediamo. La colonna sonora, suonata dal vivo su tonalità distorte, metalliche e amplificate e intervallata da rumori della natura prodotti in maniera artigianale da un tecnico rumorista, è protagonista di rilievo. Non c’è una trama vera e propria se non quella che racconta di una distruzione che avanza e annulla ogni cosa. Tutto avviene con disarmante semplicità, senza effetti speciali se non quelli delle mani degli artisti, e si ha la sensazione di assistere al gioco di un bambino segnato da eventi traumatici. La guerra con i suoi scenari terribili diventa uno spettacolo fantastico dall’effetto dirompente; la sensazione di essere immersi nei suoi rumori giganteschi, nei suoi odori e nel fango è molto più vivida e impressionante di qualunque immagine registrata. Il pubblico trema nelle poltrone diventando consapevole, forse per la prima volta, di essere in salvo. È l’effetto del linguaggio simbolico: i modellini trascendono il proprio carattere di finzione per diventare rappresentazioni universali in cui ci si riconosce proprio grazie alla loro indefinitezza.

Per il pubblico italiano, penalizzato dalla lingua (il testo, basato su testimonianze di guerra autentiche, è recitato in inglese), è un’esperienza che trascende la parola e permette una comprensione più emotiva che intellettuale, capace di creare un impatto profondo sulla recettività e sulla memoria.

“Il nostro spettacolo – racconta il modellista e performer Herman Helle intervistato a fine serata – nasce dalla voglia di capire il più fedelmente possibile cosa hanno provato i nostri familiari che hanno vissuto la guerra. Loro raccontano della paura delle bombe, dei soffitti che crollavano. Volevamo sapere cosa volesse dire tutto questo”.
L’inventiva degli Hotel Modern è dunque scatenata da una fortissima empatia, dal desiderio di sperimentare le emozioni di chi ha vissuto un evento estremo, ricreandolo tramite la particolare coniugazione di teatro e animazione cinematografica. La scelta del tema, raccontano ancora gli Hotel Modern, è stata dettata anche dalla possibilità di mettere in scena ampi spazi aperti. Protagonisti e vittime, infatti, non sono solo gli uomini, ma gli alberi, gli animali e tutto il paesaggio immerso nella violenza insensata e fatale della guerra.

Animare spazi in miniatura comporta un grande movimento e sotto lo schermo, sul palco in ombra, i performers si danno un gran da fare. Creano paesaggi con montagnette di terriccio e mazzetti di prezzemolo, pioggia e neve con spray per piante e zucchero a velo, bombardamenti e incendi con fuochi d’artificio e piccoli lanciafiamme, ed è con reverenza che adagiano i modellini dei soldati su campi che diventeranno letti di morte.

Che pathos in quei piccoli pupazzetti di stoffa appena abbozzati! In essi riconosciamo la parte materica della nostra umanità, che un giorno perderemo. Se siamo inclini a considerazioni filosofiche, sarà facile immaginare che, come quei fagottini, anche i nostri corpi non siano che rappresentazioni e, come successe a Pirandello, ci capiterà di pensare alla realtà come a un’altra forma di finzione, quella in cui siamo calati più a fondo di tutte le altre solo per poterla sentire e sperimentare meglio.

Con “The Great War”, che chiude la rassegna “La guerra delle teste di legno”, il Teatro della Tosse di Genova riesce in pieno nel proprio intento: dimostrare che il teatro di figura è tutt’altro che ‘arte minore’.

THE GREAT WAR
di e con: Herman Helle, Pauline Kalker, Arlène Hoornweg
effetti sonori: Arthur Sauer
tecnico: Joris van Oosterhout
promozione: Tamara Keasberry
organizzazione: Heleen Hameete
assistente di produzione: Heleen Wiemer
grafica: Ralph Prins
durata: 1 h 20’
applausi del pubblico: 3’ 10’’

Visto a Genova, Teatro della Tosse, il 17 marzo 2009

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