Da anni Fabbrica Europa, ospitato nei maestosi e post-industriali spazi della Stazione Leopolda di Firenze, ci ha abituati a incontrare le compagnie più innovative nel panorama internazionale della danza contemporanea. Danza che certe volte è una non danza, fatta di studi sul corpo e sul movimento che superano il concetto di coreografia, e certe volte fanno innervosire i devoti dell’arte coreutica del Novecento, senza scomodare nomi.
È il caso sicuramente di “Le Cri”, creazione del 2008 presentata dalla francese Compagnie Nacera Belaza e già vista in mezzo mondo. La coreografa, insieme alla sorella, parte dalle proprie origini islamiche (geograficamente algerine) e ci propone uno spettacolo essenziale e concettuale.
Le due performer entrano sul palco nudo della sala danza della Stazione Leopolda: al buio, inizialmente accennano soltanto un movimento. La musica inizia e si sovrappone al coro: una litania incessante, una preghiera araba come quella di un muezzin. I gesti accennati diventano pian piano vorticosi girotondi delle braccia che cercano un coordinamento. È un’estasi corporea lunga, monotona. Quasi soffocante. Fa pensare a certe donne musulmane che, grazie alla cultura occidentale, sono riuscite ad emanciparsi, a scappare dalle imposizioni e dalla barbarie religiosa. La danza (il movimento!) diventa immagine di libertà e di evasione. Due movimenti circolari, intensi e ripetitivi. Anzi ossessivi. Che ricominciano di volta in volta, sia quando le due danzatrici arrivano fin davanti alla platea, sia quando in un video (e sono addirittura cinque donne), grazie a un effetto digitale, vanno sempre più veloce, sempre più veloce fino a diventare figure informi. Movimenti circolari che si ripetono, così uguali eppure dalle sfaccettature così diverse, sulla musica, tra gli altri, di Maria Callas e Amy Winehouse, sacro e profano. La liberazione della donna musulmana non passerà da questo spettacolo, ma il messaggio è diretto.
Una ricerca rigorosa e affascinante. Il risultato è un percorso coerente che parte dal buio della sala e del corpo, fino ad arrivare all’estasi cinetica, alla deflagrazione. Girotondo come fuga, gesto di libertà. Girotondo come antico rito religioso proiettato nel terzo millennio. Provocazione anche, forse. Un grido di rabbia e di speranza che non si può chiamare danza, non si può. Inquadriamola come “post-danza” e proviamo a goderne, a decodificarla. Il pubblico si divide: chi lascia subito la sedia, quasi fuggendo, chi applaude gridando i “bravo”. Un pubblico diviso è già un primo traguardo per chi professa un’arte scomoda. Uno spettacolo tra fede e minimalismo. Una creazione che nasce da un cammino radicale, ai limiti del fastidioso, ma che sa trasmettere una propria personalissima cifra poetica.
LE CRI
coreografia: Nacera Belaza
interpreti: Dalila Belaza, Nacera Belaza
luci: Eric Soyer
regia luci: Christophe Renaud
video e colonna sonora: Nacera Belaza
canto: Larbi Bestam
immagini: Corinne Dardé
montaggio suono: Nicolas Perrin
produzione: Compagnie Nacera Belaza
durata: 47’
applausi del pubblico: 1’ 40’’
Visto a Firenze, Stazione Leopolda, il 16 maggio 2010