Ai nastri di partenza, la settimana scorsa, la XVI edizione di Fabbrica Europa, festival di arti performative che si svolge nella stupenda cornice della Stazione Leopolda di Firenze.
Tre settimane che rappresentano l’unico appuntamento con la scena contemporanea in una città artisticamente in crisi come Firenze, dove le scelte politiche sono indirizzate troppo alla valorizzazione e alla diffusione del patrimonio culturale “classico”, togliendo inevitabilmente risorse alla sperimentazione e alla ricerca.
Il festival inizia col botto: oltre alle installazioni di Carlos Motta e di Kinkaleri, la serata inaugurale è l’occasione per la prima italiana della nuova creazione della coreografa francese Catherine Diverrès.
“La maison du sourd”, titolo dello spettacolo, fa riferimento alla Quinta del Sordo, la casa dove Goya dipinse la celebre serie delle “pitture nere”. Queste visioni allucinate di Goya riecheggiano durante tutto lo spettacolo, attraverso scene brevi ma estremamente poetiche che riprendono i protagonisti delle tele. Questi intermezzi, enfatizzati da una interessante scenografia da paesaggio lunare con al centro una quinta movibile e trasparente che crea differenti profondità di scena, si intervallano durante lo spettacolo con coreografie potenti e azzardate. I movimenti dei danzatori (pezzi soli, a due e di gruppo) sono allo stesso tempo irruenti e poetici, ricordando alcune coreografie mitiche dei DV8 Physical Theatre, soprattutto quando gli interpreti si chiamano e si lanciano uno tra le braccia dell’altro. Tutti i movimenti partono da improvvisazioni, sprigionando una tensione che, fondendosi con l’angoscia e la paura, conducono il pubblico a momenti di vera adrenalina.
A fare da colonna sonora una musica, eseguita dal vivo, allucinata e angosciosa: degna colonna sonora di uno spettacolo radicale e rigoroso, del quale contestiamo soltanto l’eccessiva durata. Un’ora e mezzo pare infatti troppo, soprattutto rispetto ad un inizio abbastanza lento e prevedibile e ad alcune parti recitate che soffrono di problemi d’acustica.
Fabbrica Europa comincia col piede giusto, attraverso un tuffo nell’alta sperimentazione coreutica di fronte alla quale il pubblico è diviso: alcuni abbandonano la sala durante la rappresentazione, altri si lasciano andare a una ‘standing ovation’ finale appassionata. Vien da pensare che quando l’arte contemporanea non lascia indifferenti ha già avuto un risultato positivo.
Un’ultima considerazione, quindi, sul pubblico. Forse certi spettacoli di danza, così innovativi, risultano difficili da digerire in Italia perché il pubblico non è abituato al genere: poco formato, poco istruito rispetto agli spettatori francesi o ai belgi ad un tipo di danza che, da noi, non viene prodotto (salvo casi eccezionali), e che solo Fabbrica Europa e pochissime altre realtà hanno il coraggio di proporre.
LA MAISON DU SOURD
coreografia: Catherine Diverrès
collaborazione artistica, scenografia: Laurent Peduzzi
danzatori: Fabrice Dasse, Julien Fouché, Emilio Urbina, Thierry Micouin, Mónica García, Pilar Andrés Contreras
musicisti: Seijiro Murayama – percussioni, Jean-Luc Guionnet – computer, Mattin – computer e voce
artisti invitati: Mónica Valenciano – coreografa, Chus Domínguez – video maker
luci: Marie-Christine Soma, Eric Corlay – assistente
costumi: Cidalia da Costa, Claude Gorophal – assistente
film del fuoco: Thierry Micouin
produzione: Centre Chorégraphique National de Rennes et de Bretagne
durata: 1 h 35’
applausi del pubblico: 1’ 54’’
Visto a Firenze, Stazione Lepolda, il 5 maggio 2009
Fabbrica Europa 09 – prima nazionale