Dalla sua nascita nel 2007, Next, laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo lombardo, è sempre stata un’occasione ghiotta e irrinunciabile per osservare da vicino ciò che si crea in questo campo. Per cui, dal 10 al 12 novembre, siamo stati attenti e curiosi osservatori delle quaranta anteprime presentate presso il Teatro Franco Parenti, l’Elfo Puccini e il Teatro Litta.
L’iniziativa, promossa da Regione Lombardia e organizzata dall’Agis regionale, quest’anno, grazie al contributo della Fondazione Cariplo, ha visto anche l’istituzione di una commissione artistica indipendente che ha valutato le proposte di spettacolo che hanno partecipato alla vetrina.
Uno dei filoni che hanno contraddistinto questa edizione è stata senza dubbio la drammaturgia coniugata al femminile, che ha portato in luce, se già ce ne fosse stato bisogno, una fervida generazione di autrici di prim’ordine.
Ne è un esempio Valentina Diana, già conosciuta per l’ottimo risultato de “La bicicletta rossa” dei pugliesi diPrincipio Attivo, che a Next ne “La palestra della felicità” per il Teatro dell’Elfo, in scena Elena Russo Arman eCristian Giammarini, costruisce una specie di duello tra generazioni e sessi, dove A e B – madre e figlio, moglie e marito -, attraverso un dialogo di scoppiettante sarcasmo, sono condannati a ripetere in eterno, come in un reality, un rituale di sopraffazione che li porterà ad annientarsi sino a diventare belve capaci solo di trovare, proprio nello sbranarsi, una sorta di quiete temporanea.
Francesca Garolla, ormai una certezza come autrice per i suoi collaudati testi per il Teatro I, in “Non correre Amleto”, con l’abituale sostegno registico di Renzo Martinelli, e in scena l’ottimo Milutin Dapcevic, mette in correlazione la tragedia dell’eroe scespiriano – lui sempre in dubbio se muoversi – con la tragedia comune di chi per sfuggirne si mette invece a correre, anche se inutilmente.
Ne “La moda e la morte” è invece Magdalena Barile a mettere in scena per Animanera, in una specie di apologo corrosivo ambientato nella scena senza tempo di Valentina Tescari, ancora la Morte, qui in compagnia curiosa con la Moda, che insieme, senza successo, cercano di educare la Storia, un’inquietante, bravissima, Barbara Apuzzo, che continuamente si ribella, soggiogata com’è dall’Economia.
“Per una donna” proposto da Atir è invece scritto da Letizia Russo, che attraverso la voce di un’altra donna,Sandra Zoccolan, descrive un rapporto fra donne, con tanto di orgasmo, raccontando in prima persona la storia di un desiderio inaspettato che investe la vita di una quarantenne dalla vita normale, forse fin troppo.
Infine, delizia delle delizie, sono due meravigliose attrici di diversa estrazione e età, Maria Paiato e Arianna Scommegna, a conquistarci in “Donne che ballano”, del catalano Joseph Maria Jornet, con la regia di Veronica Cruciani. Sono loro ad impersonare due solitudini: una donna anziana, forte e volitiva ma bisognosa di cure, e una giovane insegnante di lettere che le viene messa accanto. Il tono di tutto non è moralistico, e anzi il confronto è gustosamente graffiante.
E sono pur sempre delle donne, seppur molto particolari, le protagoniste di “Drag Penny Opera”, la personalissima riduzione che Lorenzo Piccolo, con la regia di Sax Nicosia, compie del capolavoro brechtiano “L’opera da tre soldi”, continuando l’originale percorso delle Nina’s Drag Queens iniziato con “Il giardino delle ciliegie”, dove sono tutti uomini ad impersonare in modo verosimile e congruo le parti femminili.
Fuori da questo contesto tutto al femminile, anche se la presenza sempre significante di Federica Fracassi la illumina di luce propria, ecco la porzione di spettacolo più emozionante vista a Next: “Mephisto”, liberamente ispirato all’opera di Klaus Mann e Frank Wedekind, già portato sullo schermo da István Szabó.
Qui un portentoso nella sua affettata gigioneria Luca Micheletti, insieme a Federica Fracassi, imbastisce una feroce satira intorno all’ambizione dell’artista teatrale, impersonando, mentre sta mettendo in scena il Faust, Gustaf Grundgens, grande attore colluso col nazismo.
Ci ha veramente molto divertito e interessato anche il gioco intellettuale di “N.E.R.D.S.” scritto e diretto da Bruno Fornasari, produzione Teatro Filodrammatici, nel quale una famiglia contemporanea si deve confrontare nientemeno con i coniugi Darwin attarverso continui rimandi al disagio attuale che tutti noi viviamo, e che vanamente tentiamo di sminuire attraverso il continuo uso di improbabili farmaci. Si ride e ci si diverte amaramente ma di gusto.
Altri due progetti interessanti per il loro azzardo produttivo e creativo, ma che ancora non sono ben amalgamati in tutte le loro componenti, sono lo studio tratto da “Gli ultimi giorni di Pompeo” di Andrea Pazienza, con la regia diClaudio Orlandini di Com Teatro, dove con grande azzardo creativo i temi dell’ultima disperata opera del grande fumetttista, vera e propria discesa all’inferno, vengono trattati da due attrici e un attore che fanno vivere l’universo pazienziano in un continuo gioco di trasformismo, e “Butterfly” di Teatro Blu, che mette in scena l’eroina di Belasco, resa famosa da Puccini, impersonata da una coraggiosa e brava Silvia Priori, accompagnandola nel suo percorso più intimo e immergendola con la regia di Kuniaki Ida nel mondo nipponico creato attraverso le collaborazioni con Milano Aikido Club per la parte dedicata alle arti marziali, e a Thuja Lab per la cerimonia del tè.
Molte anche le performance di danza offerte durante i tre giorni.
Ci hanno intrigato in modo assolutamente diverso tra loro le coreografie di Susanna Beltrami dedicata ai Rollings Stones per Dancehaus e le coreografie di Chiara Massari e Carlo Taviani su musiche di Wagner perDanzarte.
Nutrita e preziosa anche la presenza del teatro ragazzi. Teatro del Buratto in “Io me la gioco”, continuando il percorso che Renata Coluccini sta percorrendo sulle dipendenze, affronta il problema del gioco, ma anche quello delle relazioni tra adulti e ragazzi, dalla parte di un padre e di un insegnante. Mentre “Mondo di silenzio” è il commosso e pregevole progetto proposto da Stefano Mecca di Teatro Prova di Bergamo che racconta la storia reale di una ragazza sorda, affrontando la problematica di questo handicap nel solidale rapporto che la protagonista ha con il fratello. Dovendosi lasciare dopo un trasloco, i due ragazzi rivivono insieme, attraverso gli oggetti da conservare, il loro diverso punto di vista nei confronti di “quella mancanza” confrontandolo con i loro ricordi più profondi dell’infanzia vissuta insieme.
Per i più piccoli, sperimentando nuove dimensioni della fiaba, Luca Radaelli di Teatro Invito immette con leggerezza in “Cenerentola Folk” il teatro canzone, sostenuto con perizia ironica da Stefano Bresciani e Valerio Maffioletti, nel raccontare l’immortale intreccio attraverso il punto di vista di due sarti alle prese con gli abiti da far indossare ai personaggi femminili della fiaba, che partecipano a questa vera e propria festa musicale offerta ai ragazzi.
Infine ci piacerebbe vedere finiti sia “Per una stella” di Artevox, rievocazione di un fatto avvenuto realmente durante la prima guerra mondiale con la regia di Stefano De Luca, sia “O.Z.”, il progetto che la giovane e promettente compagnia Eco di Fondo ha intrapreso in chiave contemporanea del famoso romanzo di Baum.
Difficile dare conto di tutto quello visto, forse troppo, durante Next, con molte cose anche discutibili da parte di gruppi che forse non avrebbero bisogno di questa visibilità. Il nostro augurio è allora di vedere nella prossima edizione molti più progetti innovativi di compagnie che si sono affacciate da poco sulla scena del teatro lombardo.