Premio Scenario Infanzia 14: premiato il teatro ragazzi che va controcorrente

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Greta La Matta|Giuliano Scarpinato
Greta La Matta
Greta La Matta

Vi abbiamo dato i risultati in diretta la sera della premiazione dal Parco di Parma, casa del Teatro delle Briciole, con gli otto progetti finalisti.
Oggi torniamo al Premio Scenario Infanzia per approfondire un po’ di più i protagonisti di questa quinta edizione. 

Presieduta da Giorgio Testa (psicologo dell’età evolutiva, formatore, esperto dei rapporti Teatro-Educazione), la giuria formata da Stefano Cipiciani (direttore artistico di Fontemaggiore Teatro, presidente Associazione Scenario), Daria Paoletta (attrice e regista della Compagnia Burambò), Luigi Pedroni (coordinatore programmazione e gestione teatri e teatro ragazzi, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Modena) e Cristina Valenti (docente di Storia del Nuovo Teatro, Università di Bologna, direttore artistico Associazione Scenario) ha così decretato le tre compagnie che si sono distinte in quest’edizione. 

Contravvenendo ad una delle regole del premio, data l’estrema qualità dei progetti presentati, la giuria ha dovuto assegnare un ex-equo: hanno così vinto il Premio Scenario Infanzia due progetti, “Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” di Giuliano Scarpinato (Palermo) e “La stanza dei giochi” di Scena Madre (Lavagna – Ge); con una menzione speciale per “Greta la Matta” di OSM Dynamic Acting  OcchiSulMondo (Perugia). 

Diciamolo subito: è stata una eccellente finale, con tre progetti davvero notevoli, fuori dalla norma (e comprendiamo bene le difficoltà della giuria nell’assegnare i premi) e anche gli altri cinque progetto erano di ottimo spessore. 
I tre vincitori si sono distinti soprattutto perché, in qualche maniera, contravvengono in modo poetico ed originale alle regole più convenzionali del teatro ragazzi italiano, e il contravvenire alle regole, sperimentando modi e argomenti originali, sta nel dna di questo premio.

“Greta la Matta” della Compagnia OcchiSulMondo di Perugia, creazione collettiva di Matteo Svolacchia e Giulia Zeetti, mescola in modo fortemente espressivo la narrazione in rima, la danza e il teatro di figura, proponendosi anche come sperimentazione tra scena ed illustrazione. 
Il progetto è tratto dall’omonimo bellissimo libro ispirato al quadro “Dulle Griet” (Greta la Matta) di Bruegel il Vecchio, che si avvale del testo di Geert De Kockere, accompagnato dalle illustrazioni di Carll Cneut.

La storia narrata è quella della dolce bambina Greta, diventata, a causa dell’ostracismo di chi gli sta intorno, una vecchia strega, che decide quindi, come suggerito dai più, di andare di sua volontà nella bocca del diavolo.
Una  sorta dunque di fiaba dai contorni forti e significativi, molto contemporanea, e assai lontana dall’iconografia e dal sentimento comune, ma che in qualche modo ben si adatta alla nostra realtà, dove spesso la diversità è costretta a nascondersi o ad essere allontanata dalla vita della comunità.

Tutta presa dal fuoco della danza che la possiede, la giovanissima Jenny Mattaioli riesce con energica espressività a misurarsi con i grandi pupazzi dei genitori e le maschere dei compagni di scuola, utilizzati con perizia da Greta Oldoni e Samuel Salamone, mentre il regno del diavolo si forma fiammeggiante e spavaldo sul palco, in stretto rapporto con le potenti musiche utilizzate, dove la pizzica si sposa benissimo con le tiritere di Tosca.

Giuliano Scarpinato
Giuliano Scarpinato

“Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro”, regia di Giuliano Scarpinato contraddice anch’esso una regola non scritta del teatro ragazzi: non si può portare in scena la diversità sessuale. Ebbene, questo progetto lo fa e in modo assolutamente originale e verosimile. 

Alex, interpretato in modo credibilissimo da Michele Degerolamo è un Fa’afafine che, nella lingua di Samoa, definisce coloro che sin da bambini non amano identificarsi in un sesso o nell’altro, condizione che là, non certo da noi, gode di considerazione e rispetto. 
Alex è un bambino come gli altri, la sua stanza è popolata da giocattoli con cui inventa mondi meravigliosi, ed è qui che vive un giorno importante come quello in cui ha deciso di dire a Elliot che gli vuole bene, ma bene davvero. 
Nel prepararsi al grande incontro è aiutato dai suoi giocattoli, che uno ad uno gli suggeriscono come vestirsi: “Il vestito da principessa o le scarpette da calcio?”, “Occhiali da aviatore o collana a fiori?”.
Il ragazzo è molto indeciso e per “dichiararsi” al suo Elliot vorrebbe essere molto molto particolare, insomma mostrarsi a lui come un dinosauro che contiene in sé diverse nature.

Attorno ad Alex ci sono i suoi genitori, che lo guardano dal buco della serratura e non capiscono: nessuno ha spiegato loro come si fa a trattare con un bambino così speciale; pensano che sia un problema, credono di doverlo cambiare, ma sarà verosimilmente lui a cambiare loro. 

Il progetto di Giuliano Scarpinato, con mescolanza perfetta tra ironia e adesione emozionale per il tema proposto, è ben scritto in tutti i suoi aspetti, ed assolutamente necessario per il mondo del teatro ragazzi italiano ma non solo.

ll teatro ragazzi, e in genere il teatro tout court, accetta poi ben poco che sul palco, professionalmente, ci siano dei bambini. Altra regola infranta, e in modo naturalissimo, nei venti minuti dei liguri Marta Abate e Michelangelo Frola di ScenaMadre con “La stanza dei giochi”. In scena infatti ci sono Elio Ciolfi ed Emma Frediani, che in due non fanno 18 anni.

Elio ed Emma, come abilissimi attori consumati, rappresentano in modo perfetto e credibile, tra gioco e realtà, con un assoluto interscambio tra sguardo adulto e bambino, tutte le vicissitudini e i contrasti che potrebbero intercorrere tra due esistenze per il possesso di una piccola casa, dove alla fine però molto più importante del possesso è il non rimanere da soli. In tutto questo ovviamente gli adulti sono esclusi; possono osservare, almeno una volta, lo svolgersi degli eventi, solamente da spettatori. 

Anche gli altri cinque progetti, pur non raggiungendo l’originalità e la poesia di questi tre, sono di buon livello, pur con diverse gradazioni di riuscita.
Il teatro di figura è stato ben rappresentato, in questa finale, da “Out” della compagnia romana UnterWasser, che sperimenta le potenzialità poetiche, evocative e comunicative di questo particolare linguaggio raccontando la scoperta del mondo da parte di un bambino e del suo cuore, raffigurato da un uccellino. 

Out, che ha anche avuto una menzione della giuria di universitari, che si affiancava a quella ufficiale, è uno spettacolo muto, dove la musica e i suoni vengono utilizzati  come amplificatori del sentimento e del significato, giocando con oggetti e forme di varie dimensioni e natura, che costruiscono ambienti e personaggi assai diversi tra loro. 
Nel progetto è assolutamente gratificante vedere tre giovani animatrici utilizzare tutte, ma proprio tutte, le tecniche del teatro di figura in modo molto spesso originale e compiuto.

Raccontare l’amore è invece quello che fa “Et amo forte ancora” dei milanesi Locanda spettacolo attraverso i ricordi di Bianca, Francesca Biffi, qui anche regista, che rivive sulla scena tutti i primi batticuore della sua vita. A otto, dodici e sedici anni.
E’ una specie di libera e continua confessione, che si interseca con il contrappunto musicale e  verbale eseguito dal vivo da Stefano Zaninello.

Non potevano mancare in questa finale la fantascienza e la trasposizione di una fiaba classica. 
Ci hanno pensato rispettivamente la compagnia Lacasadiargilla, ispirandosi in “Astronave51” al romanzo “Nick e il Glimmung” di Philip K. Dick dove il protagonista,  per salvare il suo coniglio dalla morte, è costretto a partire su un’astronave verso altri mondi, e il romano Emiliano Russo proponendo la personale trasposizione di una delle fiabe più truculente e originali di Hans Christian Andersen, “Scarpette rosse”, risolta coralmente con in scena sette attori.

La friulana Desy Gialuz, infine, dedica il suo “Felicino” ai bambini dai 3 anni, componendo un prezioso omaggio alle cose più piccole e apparentemente inutili, raccontando di un bambino molto curioso il quale, munito di una minuscola pietra blu, compie un viaggio di iniziazione che gli farà capire come, dietro all’inutile apparenza di piccole cose, esistono sempre mondi di grande significato.
L’attrice, supportata in modo fantasioso e originale dai multiformi suoni eseguiti dal vivo da Simone Martino, riesce in modo semplice e comunicativamente efficace, aiutandosi anche con il teatro di figura, a districarsi in un mondo popolato da folletti e animali di ogni sorta e misura.

Insomma, otto progetti assai diversi tra loro sia per le tematiche, sia per i linguaggi utilizzati, che crediamo potranno infondere nuova linfa vitale al mondo del teatro ragazzi italiano.   

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