L’ex cappella ospita da alcuni anni un piccolo palcoscenico, mentre il pubblico siede su panche di legno ammorbidite da piccoli cuscini. Dall’alto un teschietto scolpito sorride e si prepara a vedere con noi “Un Otello altro” di Oscar De Summa.
La scena è spoglia, sembra che qualcuno debba ancora finire di montare lo spettacolo; due palchetti di legno accostati riempiono praticamente tutto lo spazio a disposizione, mentre a terra si vedono stoffe che sembrano buttate lì alla rinfusa. I quattro interpreti, Oscar De Summa accompagnato da Stefano Cenci, Mauro Pescio e Antonio Perrone, entrano in scena e anche loro sembrano capitati li per caso. Capelli spettinati, vestiti anonimi, barba un po’ sfatta e lo sguardo stranito.
Rompono il ghiaccio in maniera diretta, dicendo al pubblico che sta per vedere una nuova versione dell’Otello di Shakespeare e che, non potendo contare su grandi tecnologie, la messa in scena sarà alquanto essenziale e richiederà quindi alla platea una buona dose di immaginazione. L’unico “effetto speciale” sarà una macchina del fumo attivata con tanto di telecomando.
Il pubblico ride già, e qualcuno si azzarda anche a chiedere ad alta voce dov’è Desdemona, visto e considerato che in scena ci sono solo quattro uomini. Il rapporto con il pubblico si è instaurato, la gente ride ed è curiosa di vedere questa “versione pop(olare)” del dramma shakespeariano.
Gli attori cominciano così ad allestire la scena: nei due palchetti di legno vengono piantati pali di legno e tesi teli bianchi e in un attimo un palco essenziale e neutro compare davanti ai nostri occhi. Si ha la sensazione di assistere ad una messa in scena quasi originaria del grande poeta inglese. Ci viene chiesto di immaginare tessuti damascati e ori laddove ci sono solo stoffe bianche e grezze, e siamo invitati a visualizzare il cielo nero di Venezia e di Cipro al posto della penombra del teatro e delle luci di scena. Una volta terminato il necessario prologo, gli attori danno il via alle danze.
Il cambiamento è stupefacente: grazie ad una grande presenza scenica i quattro interpreti cambiano viso, atteggiamenti e posture pur utilizzando pochissimi costumi di scena o accessori, tra cui spicca una bella maschera in cuoio.
Jago, Roderigo, Otello, Cassio, Desdemona ed Emilia prendono vita dal nulla, sostenuti da una recitazione mai banale e sempre convincente. Tra tutti spicca soprattutto il personaggio di Jago che, grazie ad un mix di simpatia e diabolicità, affascina il pubblico lungo tutto il dramma.
Le scene si susseguono essenziali e minime, sostenute da un tappeto sonoro pressoché continuo e monotòno che detta la tensione e il dramma crescente della situazione. Oscar De Summa sceglie di giocare anche con il fondale del suo piccolo palco, allestendo alcune delle scene chiave del complotto sotto forma di ombre evocative. L’ubriacatura di Cassio e la stessa morte di Desdemona non avvengono quindi sotto lo sguardo diretto del pubblico ma vengono mediate, e così rese ancora più evocative dalle ombre degli attori proiettate sui teli grezzi del palchetto.
L’intesa tra i quattro interpreti è un altro dei punti forti di questa messa in scena, che riporta alla ribalta una recitazione da commedia dell’arte, in cui la bravura dell’attore deve riuscire a colmare ogni altro aspetto dell’allestimento ridotto – volutamente – al minimo.
“Un Otello Altro” scorre via che è un piacere, il pubblico ride divertito ma partecipa anche con tensione al diabolico piano di Jago che prende forma. Alla fine dello spettacolo sembra davvero di aver assistito ad uno spettacolo da piazza che, con la sola forza dell’immaginazione – nutrita da una recitazione capace e sincera -, è riuscito a trasformare semplici assi di legno e stoffe in tessuti damascati e palazzi di Venezia e Cipro.
Un Otello altro
da William Shakespeare
con Oscar De Summa, Stefano Cenci, Mauro Pescio, Antonio Perrone
produzione La Corte Ospitale
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 2′ 30”
Visto a Torino, S. Pietro in Vincoli, il 14 febbraio 2014