Vangelo secondo Lorenzo: il don Milani di Muscato e Cendron

Vangelo secondo Lorenzo - regia Leo Muscato (photo: Ilaria Costanzo)
Vangelo secondo Lorenzo - regia Leo Muscato - ph Ilaria Costanzo

«Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia: questo insegna don Milani. Ed è la parola che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, mediante il lavoro, e alla piena appartenenza alla Chiesa, con una fede consapevole».
Così, ponendo fine a una lunga stagione di incomprensioni, Papa Francesco commemorò il priore di Barbiana il 20 giugno 2017, in occasione dei cinquant’anni dalla morte.
«Mi capiranno tra cinquant’anni»: lo stesso Lorenzo Milani lo aveva predetto nei suoi consueti toni provocatori pochi giorni prima della scomparsa, a soli 44 anni, il 26 giugno del 1967.

Era un prete sui generis, don Lorenzo Milani. Di quelli che dividono. Era ortodosso nella sostanza, eretico nella forma. Censurava la borghesia, da cui proveniva. Era rapito dai Vangeli e dalla liturgia; ma il suo apostolato lo svolgeva tra la cattedra e i banchi, piuttosto che tra l’altare e il confessionale. Che poi a Barbiana, dove realizzò la sua attività pedagogica e didattica, i banchi e la cattedra neppure c’erano. E neanche la lavagna, i registri e i voti. La scuola, sedici ore al giorno, 365 giorni all’anno, era il luogo della sua missione.
Stava dalla parte degli sfruttati contro gli oppressori. Deplorava le intrusioni della Chiesa nella politica. Eppure, in modo sottile, anch’egli faceva politica. Professava obbedienza e disciplina, e intanto sferzava i suoi superiori. Era deferente verso la parola che rende liberi, eppure spesso e volentieri gli scappava qualche parolaccia.
Istitutore, educatore, don Milani corredava il metodo scientifico di passione e sarcasmo. Era duro, affilato, sprezzante. Ignorava la diplomazia. Preferiva l’azione al misticismo. Amava gli emarginati in modo sanguigno ed era convinto che avrebbero trionfato anche con metodi facinorosi. Per questo si guadagnò la fama di “prete comunista”.

“Vangelo secondo Lorenzo” di Leo Muscato ha chiuso al Teatro Franco Parenti di Milano una tournée di due anni con 80 repliche. Lo spettacolo ha il merito di proporre la figura di don Milani nelle sfumature chiaroscurali, nella bidimensionalità umanissima di pregi e difetti, con sortite che ne sviscerano le profondità, i desideri, le angosce, la portata apocalittica. Niente a che vedere, insomma, con le figure da santino proposte da certi sceneggiati televisivi.

Coproduzione Elsinor, Arca Azzurra Teatro e Metastasio di Prato, lo spettacolo si focalizza sul sacerdote sempre dalla parte degli ultimi, propugnatore della lotta di classe, antimilitarista, obiettore di coscienza. Animatore di un cristianesimo sociale che lo accomunava ad altre figure radicali come don Primo Mazzolari, padre David Maria Turoldo, don Zeno Saltini e don Andrea Gallo.

Firmato da Muscato insieme a Laura Perini, “Vangelo secondo Lorenzo” vede un caleidoscopico Alex Cendron nella parte di don Milani. Con lui in scena, i bravissimi Alessandro Baldinotti, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Nicola Di Chio, Silvia Frasson, Dimitri Frosali, Fabio Mascagni, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Beniamino Zannoni. Il lavoro si focalizza sugli ultimi vent’anni del priore di Barbiana, partendo da quando operò come cappellano a San Donato a Calenzano.
A dare vivacità allo spettacolo, orchestrato da Muscato con ripetuti ribaltamenti scenici consentiti da uno sfondo tridimensionale a scatole cinesi efficacemente costruito da Federico Biancalani, è la presenza di sette bambini (Sebastiano Daffra, Olivia Fantozzi, Lio Ghezzi, Sebastian Mattia Knox, Andrea Pillitteri, Emily Tabacco, Samuel Zinicola) selezionati dallo stesso Muscato a seguito di un laboratorio tenuto all’Istituto comprensivo Cavalieri di Milano.

Diciotto attori danno vita e colore a oltre cento personaggi di grande vitalità, rifiniti nel carattere e sfaccettati nella personalità. Campeggia su tutti Alex Cendron, che qui ha l’occasione di mettere a frutto un percorso artistico di quindici anni, dalla commedia alla drammaturgia contemporanea, al teatro di ricerca. Il suo Don Milani è un personaggio carismatico, vibrante, a tratti ironico e accondiscendente, a tratti caustico e sgarbato, severo ed esigente, bonario e combattivo. Sempre animato da una profonda dialettica.

Le luci disegnate da Alessandro Verazzi ci proiettano in un’atmosfera mitica. I costumi di Margherita Baldoni con l’assistenza di Marta Genovese evocano l’Italia umile del Dopoguerra. Qualche dettaglio, nell’arco dei 160 minuti dello spettacolo, appare pleonastico. Qualche aneddoto potrebbe essere tagliato. Ciononostante i rapidi cambi di scena, i dialoghi agili, la costruzione paratattica della sceneggiatura, i grandi affreschi corali, esorcizzano ogni rischio di empasse.
Tutti i personaggi, nell’atto in cui interagiscono con il protagonista, ne sdoganano la personalità multiforme e ne evidenziano la psicologia complessa. Assistiamo, passo dopo passo, alle fasi della malattia, all’inesorabile declino fisico che pure non riuscì a minare lo spirito ottimistico e ad attutire l’entusiasmo di un prete che provò a rivoluzionare il modo di fare scuola e di concepire le relazioni sociali, economiche e politiche.
La regia pulita, geometrica di Muscato smorza gli eccessi retorici e sfronda il surplus di teatralità per perseguire essenzialità e chiarezza.

VANGELO SECONDO LORENZO
di Leo Muscato e Laura Perini
con Alex Cendron nella parte di don Lorenzo Milani
con (in o.a) Alessandro Baldinotti, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Nicola Di Chio, Silvia Frasson, Dimitri Frosali, Fabio Mascagni, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Beniamino Zannoni
e con i bambini Sebastiano Daffra, Olivia Fantozzi, Lio Ghezzi, Sebastian Mattia Knox, Andrea Pillitteri, Emily Tabacco, Samuel Zinicola
regia Leo Muscato
scene Federico Biancalani
costumi Margherita Baldoni
disegno luci Alessandro Verazzi
assistente alla regia Alessandra De Angelis
formazione Luisa Bosi, Laura Croce
assistente costumista Marta Genovese
macchinisti costruttori Lorenzo Banci, Leonardo Bonechi
direzione di scena Lorenzo Galletti
elettricista Marco Messeri
macchinisti Marco Campora, Luca Giovagnoli
montaggio sonoro Vanni Cassori
sarta Marta Genovese
direttore di produzione Gianluca Balestra
organizzazione Lucia Guida
comunicazione Alessandro Iachino
foto Ilaria Costanzo
coproduzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Arca Azzurra Teatro, Teatro Metastasio di Prato
per Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato

durata: 2 h 40’
applausi del pubblico: 4’

Visto a Milano, Teatro Franco Parenti, il 16 aprile 2019

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