L’Antigone di Massimiliano Civica: superbia vero pericolo

I protagonisti di Antigone (photo: Duccio Burberi)
I protagonisti di Antigone (photo: Duccio Burberi)

A conti fatti e soprattutto di questi tempi, un lavoro di Massimiliano Civica merita sempre di essere visto. Perché è palese come dietro ad ogni sua fatica ci siano un pensiero ed una volontà di “tentare”, di percorrere direzioni che non siano scontate e di confrontarsi a viso aperto col pubblico e col fare teatro. Ed affermo ciò pur pensando, al contempo, che questa “Antigone”, prima assoluta andata in scena al Teatro Fabbricone di Prato, richiamando un numeroso pubblico nell’arco delle repliche, non sia forse uno dei migliori lavori del regista reatino, soprattutto a causa di alcuni momenti in cui il ritmo rallenta ed altri che, sebbene siano snodi fondanti del lavoro, non sono caratterizzati da quella “intensità” necessaria ad un’opera del genere, quasi si rimanesse a metà, nell’indecisione tra il distacco e l’eccessivo coinvolgimento. E si fa un po’ fatica. Cosa che si rende ancora più evidente al cospetto dei momenti che risultano invece efficaci e felici per intensità. Uno su tutti, il dialogo tra Tiresia (Monica Piseddu) e Creonte (Oscar De Summa). Pure alcune soluzioni registiche lasciano un po’ perplessi, come la scelta del romanesco parlato dal personaggio della “guardia”, interpretato da Francesco Rotelli.

Massimiliano Civica continua però sempre in una direzione di cambiamento, di scollamento rispetto a certi stilemi d’inizio carriera, e questo è apprezzabile. Ricordo ancora una conversazione di un paio di anni fa in cui egli affermava di percepire la fase iniziale del suo fare teatro oramai superata, e sottolineava come i movimenti in scena fossero divenuti a poco a poco meno precisi, con più margine «a una libertà dell’attore nel percepire il pubblico durante ogni rappresentazione».
Il cambio di direzione, lento eppur costante – sarà infatti assai interessante vedere dove conduce – può comportare piccoli incidenti di percorso. Ma questo non ne scalfisce il valore.

Un grande cast di attrici e attori – Piseddu, Demuru, De Summa, Rotelli e Marcello Sambati -, non tutti in serata, viste alcune incertezze che non ci aspetteremmo.
Belli i costumi di Daniela Salernitano, luci algide, anodine ed immobili come ghiaccio, assenza di scenografia, in un contrasto netto di bianco e nero, rimandi all’immaginario cinematografico nella “caratterizzazione” di alcune figure, tra commedia all’italiana e certi kolossal bellici americani. Ed una traduzione, ad opera dello stesso Civica, che merita un plauso dal momento che, anche se non ce ne sarebbe bisogno, fa guadagnare in chiarezza. Apprezzeranno senza dubbio gli spettatori più giovani.

Così come interessante l’idea di “attualizzare” la tragedia, con un rimando esplicito al periodo della caduta del Fascismo, reso attraverso i costumi dei protagonisti. Creonte diventa un capo partigiano, il fantoccio di Polinice – opera di Paola Tintinelli – giace cadavere in camicia nera di lato alla scena per tutta la durata del lavoro, mentre le interpreti sfoggiano abiti dal raro fascino, per eleganza e raffinatezza, da principesse della famiglia reale italiana. È un segnale registico forte, talmente esibito da spiazzare, con il quale si vuole “nell’immediato […] riproporre il potenziale tragico” dell’opera di Sofocle. Ed al contempo confortare la comprensione.

Per Civica la tragedia “mette in sena conflitti insanabili, da cui non si può uscire con una certezza tranquillizzante”. Vuole innanzitutto fare uno spettacolo non politico e mettere in luce il messaggio di una tragedia attualissima. Il regista vuole allontanarsi dalla vulgata comune, quella del “sentito dire”, quella di un’Antigone nel giusto che lotta contro il paladino del male Creonte. Riducendo a questo l’opera di Sofocle, “ne faremmo un melodramma e non una tragedia”, suggerisce il regista. La tragedia invece “mette sempre in scena una situazione limite, in cui non è più pacifico dove sia il torto e dove la ragione”.
Il drammaturgo ateniese, infatti – scrive Civica – ci suggerisce che, al di là dell’essere «di destra o di sinistra», è il carattere superbo dei leader politici che rischia di procurare danni al bene comune.

Il 16 e 17 gennaio a Bologna, all’Arena del Sole.

ANTIGONE
di Sofocle
uno spettacolo di Massimiliano Civica
con Oscar De Summa, Monica Demuru, Monica Piseddu, Francesco Rotelli, Marcello Sambati
costumi di Daniela Salernitano
luci di Gianni Staropoli
fantoccio realizzato da Paola Tintinelli
traduzione e adattamento di Massimiliano Civica
assistente alla regia Elena Rosa
produzione Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con Armunia residenze artistiche e Manifatture Digitali Cinema Prato – Fondazione Sistema Toscana

durata: 1h 09’
applausi: 2’ 40’’

Visto a Prato, Teatro Fabbricone, il 5 dicembre 2019
Prima assoluta

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