Non dolore ma pietà. Pippo Delbono e la sua Menzogna

La menzogna
La menzogna
Pepe Robledo ne La menzogna (photo: Rhodri Jones)

Armadietti allineati sul palcoscenico delle Fonderie Limone (mai location avrebbe potuto essere più appropriata per quest’ultimo lavoro firmato Pippo Delbono), dove gli operai si cambiano, indossano una tuta da lavoro e si preparano al turno, infine ritornano e rivestono i loro abiti ‘borghesi’.

Una sequenza di gesti automatici, lenti, tanto vuoti di significato quanto pieni d’eternità ineluttabile, dura, senza speranze. Tempi ed atmosfere in bianco e nero, dove gli unici colori sono quelli trasmessi dall’universo ThyssenKrupp, proiezione di un mondo dorato, all’avanguardia ma a misura d’uomo (e di bambino), un mondo in cui la natura la puoi vedere riflessa sull’acciaio lucido dei grattacieli.

Non provo dolore ma pietà, dice Delbono, mentre sull’altra faccia della medaglia, quella che rappresenta la parte ricca dell’industria, si continua a danzare, indifferenti a tutto.

E’ il latrare dei cani che invece stanno dalla nostra parte, anime schiave della produttività, a provocarci: la rabbia cresce, vuole emergere, vorrebbe distruggere la fabbrica piuttosto che affrontare il calore, un calore senza fiamme ma di quelli che, per quietarlo, dovresti toglierti la pelle di dosso.

La fotocamera di Delbono registra le nostre facce, paralisi scolpite di stupore, trasporto, pietà convenzionale, di chi “si dà un contegno”.

Denudarsi per togliersi di dosso un’altra pelle, ben più coriacea, nella ricerca di purezza e verità.
Non è una mano, né un piede, né un braccio, né una faccia, né nessun’altra parte che possa dirsi appartenere a un uomo. Suonano beffarde le parole di Romeo e Giulietta, ripetute verso fine spettacolo.

Lo schema su cui si muove lo spettacolo è una formula ormai collaudata, i quadri di Delbono conservano sempre un certo fascino e spirito evocativo. A tratti, però, la messa in scena sotto forma di studio, per sua natura, tende a creare una marcata confusione fra quello che è il privilegio di poter assistere ad un qualcosa di unico ed il rischio di soccombere ad azioni e ridondanze che vanno collocandosi al limite della noia.

L’impressione generale è che La Menzogna manchi ancora di qualcosa in quanto a ritmo, struttura, forse anche in termini di idee e originalità. L’Urlo di Delbono sembra essersi, in parte, strozzato. Con tutta probabilità verranno apportati dei tagli: proprio in una dimensione più sintetica ed equilibrata potrebbero emergere gli elementi di maggior efficacia.

LA MENZOGNA – studio
ideazione e regia: Pippo Delbono
in scena la Compagnia Pippo Delbono: Jolanda Albertin, Gianluca Ballarè, Raffaella Banchelli, Bobò, Gianni Briano, Pippo Delbono, Lucia Della Ferrera, Ilaria Distante, Claudio Gasparotto, Gustavo Giacosa, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Julia Morawietz, Gianni Parenti, Pepe Robledo

durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 4′ 05″

Visto a Moncalieri (TO), Fonderie Teatrali Limone, il 1° novembre 2008

0 replies on “Non dolore ma pietà. Pippo Delbono e la sua Menzogna”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *