Dominio Pubblico 22: una serata con Stalker Teatro, Indolfi e Créature Ingrate

Bozzoli (photo: Elisa Nocentini)
Bozzoli (photo: Elisa Nocentini)

Audience development e community engagement per il festival romano pensato dagli under 25 e giunto alla nona edizione

Proviamo un carotaggio dell’esperienza di Dominio Pubblico 2022, il festival romano pensato e organizzato da una direzione artistica under 25, giunto alla nona edizione. Scriviamo “festival” ma è noto che Dominio Pubblico è assai di più: formazione, anche itinerante, scrittura, azioni urbane, tutto rivolto a giovani che dopo esser passati per uno spazio “Fuori fuoco” (titolo dell’edizione 2020) e per un insopportabile “Sottovuoto” (2021), ora reclamano da sé il proprio diritto alla libertà, rinunciando a darsi definizioni, proponendosi come “Senza titolo” (2022).

Ma torniamo al carotaggio, dichiaratamente casuale: è il 25 giugno e negli spazi chiusi e aperti del Teatro India vanno in scena “Io. Tu. Io e te. Tu ed io. Noi. Loro. Noi e Loro” di e con Alessandra e Roberta Indolfi, “Bozzoli” di Silvia Torri, Rita Giacobazzi e Valentina Sanseverino, con le prime due in scena e, spettacolo adulto della serata, “Drama Sound City” di Stalker Teatro.

Non è escluso che sia parte di un’indulgenza dello sguardo, persino del cuore, ma a chi scrive sembra che l’ultimo dei tre lavori, per quanto supportato da tecnica ed esperienza e poetica maturate negli anni, riesca meno incisivo dei primi, se ciò che si cerca a teatro è l’urgenza.
L’ambivalenza del termine “scena” in italiano (scenografia/porzione di testo) in “Drama Sound City”, lavoro del 2015 di Stalker Teatro, si avvita in una coincidenza completa: le sei scene che i tre performer costruiscono sono edificate anche fisicamente, sul palco, per mezzo di attrezzi e oggetti. Ora si tratta di scatoloni – aperti e sovrapposti costruiscono un arco trionfale, rivalsa dei senzatetto – ora di sponde di legno – sembrano ordinate come un castello di enormi carte, ma si tramutano in tre diversi sepolcri, o in un fortino – ora di canne flessibili – legate l’una all’altra per delineare una sfera, che ospita un uomo vitruviano tridimensionale.
La tensione del lavoro sta nel lavorio della costruzione della duplice scena, della quale il carattere ermeneutico cede troppo spesso il passo alla valutazione dell’efficacia tecnica. Ne risulta, nonostante le coinvolgenti musiche eseguite dal vivo da Simone BoscoOzmotic (nell’ormai comune postazione sul fondo), un lavoro cerebrale e insieme patinato, che non disdegna di dichiarare qualche ascendenza circense, ma che del circo non ha il piglio selvaggio, crudele, né la malinconia che nasce dalla presa di coscienza di un’impotenza invano sfidata.

L’esperienza di “Bozzoli” è invece nutrita dal teatro di narrazione, anche civile, da quello di oggetti (chissà che la pandemia non abbia portato anche a loro la micro-monumentale opera omnia Shakespeariana dei Forced Entertainment, in scena anche a Romaeuropa 2020), da qualche paradosso anticapitalistico che ricorda, ma con un filo meno tagliente, quelli di “Be normal” di Sotterraneo, il tutto integrato con semplici ma deformanti interventi video.
Il tema è quello della disoccupazione, e anche qui c’entra la pandemia: Rita, musicista, perde una dopo l’altra tutte le date previste e deve reinventarsi come “operatrice erotica” nelle video-chat.
Il tono è incardinato su una garbata, talvolta ammiccante, comicità, ma non mancano momenti francamente disturbanti, come quello in cui uno stalker conosciuto in chat arriva a minacciare la protagonista, e il suo appartamento, materializzato in una casetta di plastica sul pavimento del palco, sembra sotto l’assedio di un mostro ingovernabile. O quando l’armamentario dell’erotismo da schermo è come se si ingigantisse e minacciasse la normale proporzione delle cose, il loro stesso senso: non più mugolii sensuali, ma rantoli, i corpi si contorcono sul palco in un linguaggio ormai indecifrabile. Quei corpi, appunto: le due performer, che a turno si scambiano la storia di Rita, sono costrette a inventarsi un erotismo naïf, in caricatura, a ballare un po’ sceme, un po’ ingolfate, a calzare parrucche improponibili, a maneggiare un dildo violetto, a tirare fuori il seno come atto pigramente dovuto, pragmatico. Ma anche qui la comicità (più evidente e meno convincente insiste sul finale, molto protratto) non è che un passaggio, e l’idea del corpo come strumento di lavoro – ora considerato degno, ora indegno a seconda dell’uso che se ne fa – è buona, nonostante qualche compiacimento scenico.
Il lavoro è un bell’esperimento, apre alle due giovanissime la strada di una messa in crisi, si spera, sempre più radicale, e di un rimescolamento dei linguaggi più severo e spiazzante.

Io. Tu. Io e te. Tu ed io. Noi. Loro. Noi e Loro" di e con Alessandra e Roberta Indolfi (ph: Marina Alessi)
Io. Tu. Io e te. Tu ed io. Noi. Loro. Noi e Loro” di e con Alessandra e Roberta Indolfi (ph: Marina Alessi)

Asciutta, ma non per questo così facile da digerire (cioè da scindere e assimilare), è la coreografia delle gemelle Indolfi, Alessandra e Roberta.
Calzate bianche da ginnastica, inguainate in body color carne (leggermente sfocati, come reduci dai lavaggi sbadati dei vecchi spot Ace), non si può fare a meno di cedere al colpevole, stupido enigmistico gioco alle differenze, nel taglio degli occhi e dei capelli, nella qualità del passo. E invece con grande forza aggrediscono lo spazio, lo consumano, migrando tra i linguaggi, in una scelta ancora tutta da fare, ma piena di presupposti decisivi: la sicurezza della comunicazione, la caparbia esplorazione degli spazi e del rapporto con la platea, la ritmica (se non ancora la drammaturgia) del testo danzato, nella sua durata.
Sono veramente due artiste nel pieno della ricerca della propria dimensione dello stare in scena e dello stare al mondo, la cui imperfezione ci si augura germogli in fiori ancor più ruvidi ed esigenti.

DRAMA SOUND CITY
Stalker Teatro
Concept: Gabriele Boccaccini
Musiche originali: Simone Bosco – Ozmotic
Performer: Stefano Bosco, Dario Prazzoli, Erika di Crescenzo
Voice over: Adriana Rinaldi
Disegno luci: Andrea Sancio Sangiorgi
Produzione: Stalker Teatro
Con il sostegno di: MIBACT, Regione Piemonte, Turin City Council Awards

durata: 60′

BOZZOLI 
Créature Ingrate
Regia: Silvia Torri, Rita Giacobazzi, Valentina Sanseverino
Drammaturgia: Valentina Sanseverino
Con: Silvia Torri e Rita Giacobazzi
Scenotecnica: Federica Buffoli
Con il sostegno di Qui e Ora Residenza Teatrale e di Network Risonanze

durata: 60′

IO. TU. IO E TE. TU ED IO. NOI. LORO. NOI E LORO
Coreografie: Alessandra Indolfi e Roberta Indolfi
Con: Alessandra Indolfi e Roberta Indolfi
Produzione: Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi per il festival Morsi

durata: 20′

0 replies on “Dominio Pubblico 22: una serata con Stalker Teatro, Indolfi e Créature Ingrate”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *