La sezione danza di Fabbrica Europa, curata da Maurizia Settembri, prosegue la sua proposta culturale svelando al pubblico fiorentino altre nuove produzioni della scena mondiale, con una distinta valenza interdisciplinare, sull’asse Europa > Mediterraneo > Americhe.
Vi proponiamo tre spettacoli, tre danze che ripercorrono questo percorso.
Europa > “Is you me” è una produzione quebecchese che ha molto di europeo, sia per il tipo di artisti coinvolti che per i tratti di una ricerca estrema “occidentale” di contaminazione tra corpo e video. Elementi sapientemente miscelati ma che diventano un po’ ripetitivi in un’ora abbondante di spettacolo. “Is you me”, presentato in prima nazionale a Fabbrica Europa, è l’incontro di quattro artisti che intendono realizzare una performance corale, uno spazio unico.
Ci sono due danzatori, il coreografo Benoît Lachambre e il corpo snodato e convincente di Louise Lecavalier a disegnare coreografie schizofreniche. C’è il compositore di scene, luci e video Laurent Goldring, a cui si riconosce il merito di aver portato Photoshop a teatro per realizzare disegni in movimento, in racconto. C’è, infine, la musica composta e realizzata dal vivo da Hahn Rowe.
Un esperimento azzardato, immerso in un processo contemporaneo, dove le varie figure artistiche riescono a costruire un paesaggio video e sonoro unico, fatto di elaborazioni grafiche (riempimenti di colore condotti attraverso il tratto del mouse, danzante anch’esso) e di strani elfi postmoderni che lo abitano e che diventeranno progressivamente disegni animati. Le due figure sono letteralmente dentro lo schermo grazie a un piano inclinato dal quale fanno capolino. Questo lavoro asettico, freddo, stupisce ma non trasmette se non un certo compiacimento estetico, dato dall’indubbia prova di qualità e di originalità dei performer in campo.
Mediterraneo > Di tutt’altra estrazione è la proposta marocchina del festival, una prima assoluta per la coreografia di Bouchra Ouizguen. La giovane artista si confronta con tre donne marocchine, di mezza età e dalle fisicità importanti. Donne che, rifiutate dalle famiglie, hanno scelto l’arte per liberare il proprio corpo. Si esibiscono anche nei cabaret di Marrakech, creando nel pubblico maschile che le guarda un misto orribile di disprezzo e eccitazione.
È una grande sfida da parte della Ouizguen: un lavoro dove il corpo e la voce di queste donne, totalmente estranee dall’universo coreutico, è protagonista assoluto, diventando ingombro ma sprigionando anche momenti poetici. Ogni singolo movimento delle quattro donne in scena è portatore di un messaggio: svela così la difficoltà nel compiere un certo percorso artistico nel Marocco contemporaneo. Un paese fatto di pregiudizi non facilmente comprensibili all’esterno.
Le donne si toccano, strusciano in terra, rotolano, accennano passi danzanti, compiono piccoli gesti rivoluzionari. Lo fanno con il sudore e con movimenti talvolta incerti ma fortemente evocativi.
Lo spettacolo, contemplativo e coraggioso, deve ancora trovare il giusto ritmo, ma la cultura Aïta delle donne in scena è terreno fertile per tentare un dialogo con l’Occidente. Basterebbe forse limare certi passi, dove la lentezza delle interpreti nei movimenti rischia di trasformare la riflessione in noia.
Americhe > “Non possiamo curare il dolore del mondo, per questo abbiamo deciso di danzarlo”. Con questa dichiarazione dei due direttori artistici Paulo Azevedo e Taís Vieira viene presentato il piatto forte di questo trittico coreutico. “Febre” arriva dal Brasile, e precisamente da Macaé, la città con il più alto tasso di morti violente di tutta la nazione carioca. Febbre come eccitazione e inquietudine. Febbre come violenza. I danzatori della compagnia Membros mettono in scena la loro vita attraverso il rito moderno delle periferie, il gergo delle favelas, lo slang visivo della strada che è quel misto di hip hop, break-dance e capoeira che da passatempo, sport, esercizio stilistico e fisico si trasforma – nello scorrere dello spettacolo – nella messa in scena di un disagio esteso a tutta una generazione.
Storie di droga, sesso, violenza, discriminazione. Storie raccontate con forza attraverso un linguaggio fisico che mantiene la tensione tra gli spettatori anche sulle struggenti note di Chico Barque, non disdegnando la narrazione per immagini attraverso elementi scarni come una t-shirt, una candela o una bottiglia. Grande prova fisica di tutti gli interpreti, giovani brasiliani che usano i loro corpi stupendi come strumento di lotta politica, e tra un assolo acrobatico e certe coreografie sincronizzate, si mostrano anche nudi per testimoniare e condannare le derive sessuali della loro sporca società. Molti gli applausi sul finale e popolo femminile in delirio.
Tra gli spettacoli c’è anche il tempo per sdraiarsi intorno all’interessante installazione dell’artista colombiano Juan Esteban Sandoval, che descrive le “minga” andine e amazzoniche ponendo l’accento sulle profonde differenze nei concetti di ospitalità e di lavoro collettivo che intercorrono tra cultura indigena e occidentale.
IS YOU ME
una creazione di Benoît Lachambre, Louise Lecavalier, Laurent Goldring, Hahn Rowe
drammaturgia: Benoît Lachambre
interpreti: Benoît Lachambre, Louise Lecavalier
scenografia, luci e proiezioni: Laurent Goldring
compositore e musica live: Hahn Rowe
costumi: Lim Seonoc
direzione tecnica: Philippe Dupeyroux
assistente alla creazione: France Bruyère
Visto a Firenze, Stazione Leopolda, il 13 maggio 2009
Fabbrica Europa 2009 – Prima nazionale
MADAME PLAZA
un progetto coreografico di Bouchra Ouizguen
interpreti e musica: Fatima El Hanna, Fatima Aït Ben Hmad, Naïma Sahmud, Bouchra Ouizguen
“Ahat” cantato e composto da Youssef El Mejjad
luci: Hamid Fardjat
costumi: Nouredine Amir
responsabile produzione: Michel Laurent
nell’ambito di La Francia si muove
Visto a Firenze, Stazione Leopolda, il 16 maggio 2009
Fabbrica Europa 2009 – Prima assoluta
FEBRE
coreografia per 7 performer
direttori artistici: Paulo Azevedo e Taís Vieira
coreografia: Tais Vieira
performer: Jean Gomes, Jhosie García, Zanzibar Vicentino, João Carlos Silva, Luiz Henrique, Julius Mack, Rogério Araújo, Fabiana Costa.
sound designer: Paulo Azevedo
musica: Bach, Chico Buarque, Faccai Central, Jorge Aragao, extraits de Funky
creazione luci: José Martins
direzione tecnica: Lionel Henry
produzione/distribuzione: Marine Budin
assistente di produzione: Florence Naze
Visto a Firenze, Stazione Leopolda, il 16 maggio 2009
Fabbrica Europa 2009