Homo ridens. Teatro Sotterraneo nel dubbio se ridere o no

Teatro Sotterraneo
Teatro Sotterraneo
Homo ridens

Talvolta una parola riesce a riassumere l’intera gamma di sensazioni suscitate da uno spettacolo a cui si assiste. ‘Perplesso’ si adatta perfettamente al mio stato d’animo nel momento in cui abbandono la sala al primo piano del castello Pasquini.

Perplesso poiché quando tutto termina, con ancora i roboanti colpi di pistola a salve che risuonano nei timpani, non riesco a comprendere bene l’esito della performance di Teatro Sotterraneo, pensata come un “test sul pubblico-cavia chiamato a reagire a determinati stimoli che attengono al riso”.
Assistiamo quindi in diretta a test che prevedono l’ascolto ripetuto di pernacchie registrate, a tentativi fallimentari di suicidio attuati con tutti i mezzi possibili e a molto altro: “L’intento è quello d’indagare l’attitudine umana alla risata, misurandone i limiti e la complessità […] Sappiamo che la coscienza di sé permette all’uomo di vedersi dall’esterno. Sappiamo che la coscienza di sé rende l’uomo consapevole della morte. Ma cosa c’è da ridere?”.

La compagnia toscana, in scena in questa edizione di Inequilibrio 2011, non è più oramai una giovane realtà emergente, bensì una compagnia affermata, conosciuta e anche acclamata. Da qui deriva forse l’aspettativa maggiore. Forse una capacità di rischiare di più.
Non che il lavoro – nei suoi 40 minuti di sviluppo – non risulti tutto sommato ben fatto e a tratti divertente, non che manchi di idee o trovate, eppure talvolta sembra scegliere il percorso facile e sicuro; si ha l’impressione che non ci si diriga in quella direzione dell’evangelica “porta stretta”, tanto cara a André Gide, nel tentativo rischioso di percorrere nuove vie.
Nella scelta iconografica della prima parte del lavoro, ad esempio, vengono mostrate al pubblico foto caratterizzate da una violenza feroce, quasi disgustosa e forse non necessaria. Si vuole impressionare, sorprendere, prendere in contropiede: ma non si scambi l’esibizione con la necessità.

Gli attori sono comunque bravi, convincenti, ma la reazione del pubblico non sembra sempre essere in sintonia con ciò che avviene in scena. In fondo, in questa perplessità, non mi sento solo, e questo non è poco.

Homo ridens_Castiglioncello

creazione collettiva: Teatro Sotterraneo
in scena: Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri
scrittura: Daniele Villa
produzione: Teatro Sotterraneo / coproduzione Armunia, Centrale Fies
col sostegno di: Comune di Firenze – Assessorato alla Cultura e alla Contemporaneità, Le Murate, Suc (Spazi Urbani Contemporanei) / in collaborazione con Santarcangelo 41
Teatro Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory
durata: 39′
applausi del pubblico: 1′ 10”

Visto Castiglioncello (LI), Castello Pasquini, il 2 luglio 2011

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  1. says: gf

    Bravo il critico. Ritengo, questi pur bravi artigiani del teatro, molto sopravvalutati. Si costruiscono mode su poetiche teatrali che poi si esauriscono rapidamente oppure tendono all’autorappresentazione. Per citare la recensione, con una parola si potrebbe ben definire il moderno teatro: FAGOCITANTE.

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