
Il “fool” non è, al contrario di ciò che si possa pensare, un personaggio o un carattere definito dell’opera shakespeariana, ed anzi lo si può incontrare dissimulato nei personaggi più diversi e distanti tra loro: un mondo di clown, zotici, contadini, buffoni di corte e matti, la cui funzione drammatica nel teatro elisabettiano è un abbassamento ironico del discorso alto di re, regine ed eroi. È questo il caso di personaggi come Toutchstone in Come vi piace, il Matto nel Re Lear, Falstaff nell’Enrico IV, Tersite nel Troilo e Cressida e Calibano ne La Tempesta, che prendono e riprendono forma nel lavoro di Luca Fontana, a cui si deve il complesso assemblaggio lirico e la creazione testuale che sorregge tutto l’impianto.
Dal canto suo Michele de’ Marchi, attore, regista (ed anche compositore) di indubbia esperienza, attraversa tutti questi personaggi con la levità di chi va sicuro sui propri passi: quando in punta di piedi, quando affondando il gesto sulla strada tracciata dalla parola del bardo inglese, in una prova magistrale che, data l’eterogeneità dei personaggi, la complessità testuale (inclusa una certa varietà dei toni del discorso a cui de’ Marchi appone l’utilizzo di differenti accenti linguistici e un lavoro con i costumi da vero trasformista), rimane come esemplificativa di cosa sia il teatro nella sua accezione più elementare quanto palpabile.
FOOL – Il metodo della pazzia
da William Shakespeare
con: Michele De’ Marchi
produzione: Libera Scena
durata: 1 h 02’
applausi del pubblico: 1′ 20”
Visto a Roma, Teatro Vascello, il 20 aprile 2008