Nell’aria, l’atmosfera di evento ad apertura del Festival dei Due Mondi, che fa seguito alla prima di “The Piano Upstairs”, alla regia Giorgio Ferrara, e del ritorno tanto atteso della danzatrice Alessandra Ferri, alla sua prima coreografia.
Quell’atmosfera si perde a poco a poco nell’intimità del centro e del suo sali e scendi. Ci lasciamo così alle spalle le personalità, da Giuliano Ferrara a Gianni Letta; i colori della moda degli intervenuti e della Fondazione Carla Fendi, qui a promuovere il suo sostegno alla ristrutturazione del Teatro Carlo Melisso, ora anche Spazio Carla Fendi, hanno ridato tono a una giornata malinconica, attraversata dalla pioggia intermittente.
L’occasione per esserci, in un’atmosfera esplosa di mondanità, ha creato un cortocircuito con quanto avveniva intorno, e cioè la tranquillità di una città in attesa di ridestarsi dal torpore del maltempo, con un guizzo di vitalità che appartiene ad altri tempi. O almeno non a questo, di tempo.
Mentre la moglie danza, con tre estensioni di libertà incarnate dai tre danzatori in scena, il marito è accasciato a terra, dopo aver ripercorso il tragitto che porterà alla loro separazione.
Il corpo di Alessandra Ferri sembra volare, il dono della leggerezza e dell’armonia che contamina dentro, e lo sguardo si sposta da lei a Boyd Gaines, il marito, raccolto nel dolore.
Il Piano, “The Piano Upstairs”, che all’inizio dominava su di una piattaforma, e che risalendo aveva rivelato le sagome che di lì a poco sarebbero state danzanti, ridiscende.
Nel dialogo di lui narrante, e di lei in movimento, si scrive la fine di un amore, o forse il suo nuovo inizio, nell’ammissione di colpa, nel dichiarare di essere rimasto nel fondo, mentre la compagna di una vita si è innalzata lontano, ascoltando la melodia che proviene “dal di sopra”, da altri, emotivi, livelli.
Mentre tutto questo avviene, le note di “Spiegel Im Spiegel” di Arvo Part vanno, tasselli di un puzzle sensibile, che si ricompone, inesorabilmente.
Cammini per le vie dell’intimo centro della città umbra e osservi il pallone aerostatico color oro, che galleggia nell’aria vicino al Teatro Romano.
Dietro a una macchina uno sponsor del festival: “Art or Nothing Art”… e il manifesto di questa edizione, lei e lui stretti in un bacio, nel dipinto di Sandro Chia.
Nel secondo, nuovo, giorno [oggi, per chi ci legge] ci saranno inaugurazioni di mostre, con gli “Sconfinamenti” a cura di Achille Bonito Oliva alla Rocca Albornoziana; l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” all’interno di European Young Theatre; per l’opera “Il Matrimonio Segreto”, dramma giocoso in due atti con le musiche di Domenico Cimarosa, con Ivor Bolton a dirigere l’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari; “L’Ile des Esclaves”, primo capitolo de “La Trilogie des Iles” di Irina Brook; “Le Opere di Misericordia” con le “Prediche: Consigliare i dubbiosi” e “Il Decalogo” di Stefano Francesco Alleva, nel suo progetto di ripercorrere idealmente la strada umana intrapresa dal compianto Krzysztof Kieslowski. Oggi e domani il Primo Comandamento: “Non avrai altro Dio fuori di me”.
Sai che ti aspetta tutto questo, e il brivido di aspettativa per la nuova giornata sarà impagabile. Ma ora, mentre cammini in questi sentieri che profumano di storia, e stringi la mano di una persona che ami, non può che rimanere l’immagine di quell’uomo ormai solo, raggiunto da lei. Sdraiati insieme in un abbraccio, mentre il sipario scende, finalmente lui si risveglia, alzando la testa per guardare semplicemente lei.