
Ecco, così ci sono risuonate nell’aria le parole di D’Annunzio all’inizio di “In-boscati – ll cammino dello sguardo, Ikariotico”, la quarta passeggiata-evento di Scarlattine Teatro, dedicata questa volta al mito del Labirinto.
Dopo le versioni ispirate al mito delle Esperidi e al Fuoco, e a seguito di quella finlandese realizzata per Hanko Festival 2012 sulla figura della Sirena, Michele Losi ha voluto dedicare l’ultima edizione dell’evento alla celebre storia del Minotauro e del contrastato amore di Teseo e Arianna.
“In-boscati” è infatti diventato ormai un progetto insito nel sentire stesso della compagnia lombarda, dopo il suo insediamento a Campsirago, una performance itinerante sempre diversa, che si immerge e si nutre di natura e paesaggio. Una ricerca che ogni volta (ri)nasce grazie all’incontro con territori reali ed immaginari dell’anima, sempre diversi, dove tutti i sensi del camminatore vengono coinvolti.
Altro punto di forza di “In-boscati” è il fatto che vengano coinvolti attori, narratori e danzatori provenienti da diverse compagnie e nazioni, che animano il percorso attraverso i loro rispettivi linguaggi in un disegno unitario.
E così, per quanto riguarda Il giardino delle Esperidi, dopo aver narrato mediante l’acqua e il bosco la leggenda delle Esperidi nelle selve di Civate e aver accompagnato gli spettatori, nella notte, tra i sentieri di Campsirago in compagnia di folletti e fate, privilegiando il fuoco, riverberando Pavese e Pirandello, eccoci quest’anno a Figina, un piccolissimo nucleo abitativo agreste mentre piove, e grosse nuvole nere si stagliano all’orizzonte.
Lo spettatore però non si perde d’animo e inizia lo stesso il viaggio.
Il percorso, in fila indiana su due tragitti contigui, è accompagnato da due narratrici, e si snoda attraverso i campi e le selve che fanno da corona a Figina, abituando lo sguardo a continui cambi di orizzonte, con un continuo interscambio tra le apparizioni teatrali e quelle che la natura ha preparato. Veramente numerosissime sono state quelle della natura, come se il più grande creatore di spettacoli del mondo si fosse messo d’accordo per variare la luce, il colore delle nuvole, l’intensità dei lampi e dei tuoni che man mano si sono fatti più lontani.
Ecco che in principio è lei stessa che invita gli spettatori a seguire il filo rosso che tende loro, mente le cantrici li accompagnano.
Poi Teseo (Marco Mazza) rompe il flusso del cammino, presentando la sua impresa, liberare Arianna rinchiusa nel Labirinto preda del Minotauro, il mostro metà toro, metà uomo, ma ecco che in una radura il percorso dei “camminanti” forma il luogo dove si consuma lo scontro tra uomo e bestia (il maestro cileno di teatro di figura David Zuazola).
Su un verde costone è lo stesso Dedalo (Joseph Scicluna) l’abile costruttore del Labirinto, nell’unico momento di narrazione pura della performance, a raccontare il terribile volo del figlio Icaro che, essendosi avvicinato troppo al sole, si inabissa nel mare.
La festa per l’uscita dal labirinto dell’eroe, tra canti e danze, a cui partecipano anche gli spettatori, è celebrata invece in un’altra radura, mentre alla fine lo sguardo segue la fuga di Teseo e Arianna verso un’effimera quanto breve felicità.
Li rincontreremo alla fine del percorso divisi per sempre (ma innumerevoli sono le storie a lei dedicate, con esiti diversissimi tra loro, ci rammentano le cantrici).
Nulla nella composizione del percorso è lasciato alla sola narrazione verbale: il canto (reinventato da Miriam Gotti, che parafrasa gli inni e le lamentazioni, non solo di ispirazione ellenica), la danza, le apparizioni multicolori lontane e vicine, accompagnate da strumenti particolari e dal gong, così come i bellissimi oggetti di Anna Turina disseminati nel percorso, fanno parte in ugual misura di questa creazione, un unicum che si rivela sempre di grande fascino e suggestione.