La guerra di Troia, emblema di tutti i conflitti, nel nuovo allestimento di Comteatro, in prima nazionale a Milano
“Le Troiane” di Euripide fu il primo esempio di dramma anti-bellicista. Quando, nel 415 a.C., il drammaturgo greco scrisse e mise in scena il ciclo troiano, Atene, in piena guerra del Peloponneso, maturò un primo assalto in Sicilia, rivelatosi poi disastroso. Euripide, pertanto, nelle Troiane lanciò un messaggio di pace, raccontando, in una tragedia quasi senza trama, da grande sperimentatore della forma drammaturgica, il dolore e le nefaste conseguenze della guerra sia nei vincitori che nei vinti.
In linea con il senso civico delle tragedie greche, Claudio Orlandini sceglie di lavorare alle Troiane già prima dello scoppio delle due guerre, ma lascia che il contemporaneo attraversi la tragedia originale, preferendo non riscriverne il testo ma adoperando solo dei tagli ai cori, e ambientandola in un non-luogo contemporaneo.
La timida e abbozzata scenografia di Valentina Volpi racconta così di un ambiente domestico, quasi un vecchio salotto distrutto dalle bombe, a ricordare le immagini recenti degli appartamenti sventrati in Ucraina.
Il pubblico si accomoda direttamente sul palco, in una scena rettangolare. La platea resterà vuota. Il regista Orlandini, buon interprete nel ruolo di Menelao, invita infatti il pubblico a muovere elementi e ad intervenire durante i cori, imitando suoni e gesti. L’intento è quello di creare un coro pubblico ma intimo, rendendo gli spettatori partecipi attraverso questa prossimità e condivisione con gli attori, quasi a ricordare l’utilità civica del teatro.
Durante la pièce, in realtà saranno pochi gli spettatori che accoglieranno il forzato invito, forse per via di una platea più che altro composta da scolaresche.
Ecuba fa il suo ingresso e declama da subito il suo dolore. Immediatamente emerge come le parole vengano smorzate da una impostazione attoriale volutamente declamatoria e distaccata. Le attrici – Francesca Biffi, Carola Boschetti, Cinzia Brogliato, Eleonora Iregna e Benedetta Marigliano – si lasciano attraversare dal testo originale senza forzarne l’emotività, intente semmai a scandire bene le parole.
«Tutto questo non è più Troia, né più noi siamo sovrani di Troia» dirà Ecuba prima dell’arrivo della figlia Cassandra, l’unica estranea allo straziante dolore, che con imprecisi e convulsi movimenti, e un’enfasi quasi baccanale, profetizza la paradossale rivincita della Grecia.
Apparirà anche Astianatte, il figlio di Ettore e Andromaca condannato a morte, trascinando svogliatamente un cavallo a dondolo. La scelta di inserire un bambino in scena, uno spaesato Alessandro Simonini, nelle intenzioni del regista è un rimando all’attuale dramma nella Striscia di Gaza. Proseguendo quindi nell’impronta anti-bellicista della tragedia originale, Orlandini intende evocare la morte rimarcandone il dolore.
Degne di nota, sicuramente, le musiche originali di Gipo Gurrado, che sostengono i cori e i passaggi tra le scene.
Tuttavia la produzione di ComTeatro, al suo debutto nazionale al Teatro Leonardo di Milano, pur nei lodevoli intenti, al momento risulta ancora troppo abbozzata, smorzata da un’enfasi declamatoria che stenta a coinvolgere l’emotività del pubblico.
LE TROIANE
da Euripide
con Francesca Biffi, Carola Boschetti, Cinzia Brogliato, Eleonora Iregna, Benedetta Marigliano, Claudio Orlandini, Alessandro Simonini
scene e costumi Valentina Volpi
musiche originali Gipo Gurrado
luci Alessandro Bigatti
assistente alla regia Simone Muciaccia
regia Claudio Orlandini
produzione Comteatro
durata 60’
applausi del pubblico: 1’15”
Visto a Milano, Teatro Leonardo, il 19 aprile 2024
Prima nazionale
L’intensità del testo e la superba narrazione, recitata con incalzante dolore, hanno coinvolto il pubblico, un tema tragicamente attuale.
Magistrale interpretazione delle attrici e sapiente padronanza della scena per il giovane attore, nuova rivelazione. Ambientazione, musiche, cori e rumori in sintonia con la drammaticità dell’Opera Le Troiane che il regista Orlandini ha saputo riproporre con grande direzione nei nostri giorni di inesorabile sofferenza.