L’Edipo di Muscato: un Allegri col naso rosso

Eugenio Allegri in Edipus (photo: Manuela Giusto)
Eugenio Allegri in Edipus (photo: Manuela Giusto)
Eugenio Allegri in Edipus (photo: Manuela Giusto)

Un attore in abiti da clown, assonnato, è colto di sorpresa in un momento di riposo: si è persino dimenticato di togliere il canonico naso rosso.
È seduto su una sedia su cui campeggia la scritta ‘fragile’ e sorride dolcemente al pubblico, pronto ancora una volta a vestire i panni di altri personaggi, a ricominciare la finzione del teatro.

Già dalla prima scena si intuisce che “Edipus” è, prima di tutto, un atto d’amore verso il teatro e l’arte dell’attore.
Lo spettacolo, che vede protagonista Eugenio Allegri per la regia di Leo Muscato, è arrivato a Roma inserito nella rassegna Dominio Pubblico, progetto di stagione congiunta fra teatro Argot e teatro dell’Orologio, che ha l’intento di proporre spettacoli capaci di indagare il nostro contemporaneo.
Ed è quello che fa anche l’“Edipus” di Giovanni Testori, testo scritto nel 1977, terzo capitolo della “Trilogia degli Scarrozzanti”. Che qui non si presenta come una semplice riscrittura del mito di Edipo, bensì come una storia che, prendendo elementi dalla tragedia sofoclea, ne elabora una nuova, autonoma e originale a partire dal linguaggio cosiddetto “italicano”, un miscuglio inventato di latinismi, francesismi e dialetto lombardo, capace di esprimere le più basse volgarità come la più struggente poesia.

La storia è quella della Compagnia degli Scarrozzanti, un gruppo di reietti e disadattati che bazzicano teatrini di provincia ostinandosi a mettere in scena i classici. Man mano che i componenti abbandonano il capocomico per seguire strade più facili, questi si ritrova da solo a ricoprire tutti i ruoli dell’Edipo, che però sono molto diversi da quelli tradizionali.

L’Edipo raccontato da Testori è un portatore, a tratti inconsapevole, di valori alternativi a quelli cui ci hanno abituato la cultura e la tradizione, e che Edipus non è disposto ad ereditare per mera consuetudine. La tragedia testoriana è quindi la messa in scena di un conflitto ‘giusto’ tra padre e figlio: questi non è succube del suo destino ma ne è l’artefice, ed è così che si ribella al padre, il tiranno Laio, che minaccia di morte chiunque tenti di sovvertire l’ordine prestabilito. Ecco perché uccidere il padre e il suo sistema di valori sembra l’unica possibilità di riscatto per Edipo: il parricidio come soluzione necessaria per una riscossa.
Giocasta, dal canto suo, madre e futura moglie di Edipo, dopo l’amplesso con il figlio, anziché rimane inorridita ritroverà qui invece una vitalità che non provava da tempo.

A distanza di vent’anni dall’interpretazione di Sandro Lombardi e a quaranta da quella storica di Franco Parenti – da cui Allegri rimase profondamente colpito – il progetto “Edipus”, al contempo riflessione politica e sul rapporto padre/figli, è stato ripensato per l’attore piemontese, alla sua prima volta sotto la direzione di Leo Muscato.
Allegri, allievo di Lecoq, si fa carico nella sua magistrale interpretazione di tutta la lunga esperienza di comico dell’arte, assorbita nella sua fisicità come nella parola, che pare risentire anche della lezione del grammelot di Dario Fo.
Riesce così a donare molteplici sfumature al testo: ora malinconico, ora irriverente o ironico, a seconda dei personaggi che prendono vita davanti agli occhi del pubblico. La regia di Muscato prevede cambi d’abito in scena, sfumati solo da una tenda trasparente che lascia intravedere i manichini con i costumi, in un continuo rimando tra teatro e finzione, fra il personaggio e l’attore che lo interpreta.

Calato il sipario, smessi i panni dei personaggi, il capocomico tornerà nei propri abiti abituali per ritrovare quella sedia iniziale, rimettersi il naso rosso e riprendere il sorriso di chi, ancora una volta, ha reso felice il pubblico.
Ecco allora che la solitudine, prerogativa esistenziale dell’artista, ribadita da quella scritta ‘fragile’ sulla sedia, ha qualcosa di struggente, quasi a descrivere la fragilità di chi è solo contro un sistema che non garantisce i mezzi per produrre cultura. Lo scarrozzante però ci ricorda che, nonostante le poltrone vuote, far teatro non solo è possibile, ma necessario, perché lo spirito del teatro “existe e rexisterà contra de tutti e tutto, infino alla finis delle finis”.
In tournée stasera a Legnano (MI), il 21 marzo a Verbania, il 27 e 28 marzo al Teatro del Lido di Ostia.

EDIPUS

di Giovanni Testori
con Eugenio Allegri
regia di Leo Muscato
produzione Pierfrancesco Pisani, NidodiRagno, OffRome, Artquarium
in collaborazione con Infinito s.r.l e Fondazione Orizzonti d’Arte

durata: 1h 30′

Visto a Roma, Teatro dell’Orologio, l’8 marzo 2015

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