Maurizio Donadoni: l’attore fra palcoscenico, cinema e tv

Maurizio Donadoni
Maurizio Donadoni
Maurizio Donadoni (photo: teatroeliseo.it)

Attore nato dal teatro, Maurizio Donadoni non ha disdegnato, nella sua carriera ormai quasi trentennale, cinema e televisione. Donadoni rappresenta infatti quel tipo di interprete polivalente, che sempre più di frequente capita d’incontrare sui palcoscenici nazionali.
E pensare che, come ci racconta anche nella video-intervista che proponiamo oggi, ha avuto nella musica la sua prima passione: tanto da compiere studi musicali al conservatorio. Poi, nel 1982, decide di buttarsi nel teatro, esordendo con Shakespeare in “Come vi piace”, accanto a Ottavia Piccolo.

Fin da subito trova estimatori delle sue possibilità artistiche e, nello stesso ’82, viene contattato da Gabriele Lavia per un “Amleto”. Nel giro di quattro anni arriva a vincere il premio Ubu per “Bestia da stile”, interpretato con Marisa Fabbri, passando, due anni dopo, nel team di lavoro di Ronconi, che gli affiderà ruoli importanti ne “I dialoghi delle Carmelitane” e “Rosamunda” (1989), fino a “La vita è sogno” del 1991.

In tutto questo tempo, però, Donadoni lavora anche nel cinema, diventando una sorta di interprete magico per Marco Ferreri: dall’esordio con “Storia di Piera” del 1983, accanto a nomi del calibro di Isabelle Huppert, Marcello Mastroianni e Hanna Schygulla, e poi nei successivi “Il futuro è donna” e “I love you”. Oltre che con Ferreri, Donadoni lavora con Marco Tullio Giordana, Marco Bellocchio e in pellicole per la tv, da “La sonata a Kreutzer” fino al recente “Caravaggio”. Nel 2008 è stato “Mangiafuoco”, proprio mentre mandava a memoria il copione teatrale per l’importante ruolo checoviano di Boris Trigorin.

Abbiamo intervistato Donadoni nei camerini del Teatro Donizetti di Bergamo, sua città natale, in occasione delle repliche dalla produzione che lo ha visto impegnato in questa prima parte di stagione, “Il gabbiano” nell’allestimento dello Stabile di Bolzano per la regia di Marco Bernardi.
L’idea alla base dell’intervista è quella di raccogliere, all’interno di un percorso artistico affermato, le tracce non solo delle sorti magnifiche e progressive dell’esperienza artistica, ma anche della scommessa agli inizi, della fatica di assecondare la propria indole e della costanza necessaria ad applicarsi nel tempo con passione.

Il contributo fa parte di una serie di testimonianze sul mestiere dell’attore che vi proporremo nei prossimi appuntamenti, attraverso interviste ad altri protagonisti del palcoscenico, dai più giovani (Paolo Coletta e Mercedes Martini, Teatro Sotterraneo, Lorenzo Glejieses, Armando Iovino) ai più esperti (tra cui Maria Grazia Mandruzzato, Cristina Crippa, Giorgio Albertazzi). Un modo per cercare di raccontare non solo gli spettacoli in scena di questa stagione, ma anche come nasce e si afferma la consapevolezza di voler diventare attore.

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