Sono passati vent’anni da quando nasceva Attraversamenti Multipli, più che un festival un progetto multidisciplinare che si snodava e si snoda tra le arti performative, la strada, la città, le metropolitane, le biblioteche, tutti gli “spazi” che da luoghi fisici diventano spazi mentali di apertura, di contaminazione, di innesto e di creazione. “Everything is connected” è lo slogan del triennio 20/21/22. Tutto è connesso e tutti noi siamo connessi, nonostante una pandemia ci abbia fatto in gran parte dimenticare le relazioni tra corpi e anche, di riflesso, tra menti e anime.
Lo spazio urbano di largo Spartaco, fulcro di un quartiere popolare, vitale e indigeno come il Quadraro, ospita per questo festival progetti site specific, perfomance ibride, spettacoli per giovani spettatori e forme artistiche di ogni genere che hanno in sé la natura stessa dell’arte condivisa che non ha un proscenio separatista. Nella piazza tutto si mischia e si abbraccia, e da questo abbraccio nascono nuove forme, nuova vita.
Nel caso specifico di “La parola è un’arma”, lo spettacolo/concerto di Militant A e Alessandro Pieravanti, sono le storie che si raccontano a formare il disegno della città, e quelle storie che sentiamo dal palco sono le stesse storie che animano questa platea, questo spazio abitato da vite non dissimili da quelle di chi sta sul palco.
Militant A, al secolo Luca Mascini, è docente di rap e leader storico degli Assalti Frontali. Pieravanti è un musicista, ma soprattutto grande paroliere di sé stesso e del Muro del Canto. Insieme e separati hanno fatto e fanno musica, ma soprattutto hanno parlato e fatto della parola un’arma. Negli anni hanno usato la pancia e le viscere della grande città per trasformare il malcontento in azione propositiva, per raccontare periferie silenziate, ingiustizie, ma anche vita vera, cruda e appassionata. Perché “Roma è ‘na madre premurosa, che te mena e t’accarezza”, ma questa madre, in cambio, va abbracciata e tutelata. Come quando gli Assalti Frontali si fecero parte civile nella battaglia per la difesa del lago dell’ex Snia, minacciato dal progetto dell’ennesimo centro commerciale. Militant A dice che era il lago a combattere, e che loro hanno solo fatto il possibile per amplificare la sua voce. La voce del lago diventa quindi la voce del rap, e la voce del rap diventa la voce di tutti. E non parliamo solo dei giovani dei centri sociali, perché qui, a largo Spartaco, si percepisce nettamente l’empatia, la vicinanza che le persone di tutte le età provano per le parole di questi due poeti di borgata. Due moderni cantastorie che, dal Casilino a Centocelle al Quadraro, raccolgono fatti di lotta e fatti di vita e creano relazione, connessione con quelli che non sono più spettatori, ma piuttosto un’agorà solidale.
La comunità ha il dovere di prendersi cura della comunità. E non c’è cura più amorevole del farsi amplificatori del bene comune, dei bisogni e dell’urlo mortificato di una periferia autogestita. Lo stesso urlo di Simonetta Salacone, maestra del Casilino simbolo di una lotta interna a un sistema incartapecorito, la lotta della cultura come bene di prima necessità al grido di “la scuola può tutto”.
Lo spettacolo non si può quindi neanche definire un concerto, quanto piuttosto un esperimento di oratoria sociale in cui chi sta sul palco non è più sapiente di chi sta sotto. Militant A e Alessandro Pieravanti cantano e raccontano per “armarsi” e “armare” una comunità, la loro e la nostra.