Un dialogo silenzioso. Un’assemblea di corpi e di relazioni. Una concatenazione poetica alternativa al chiasso di connessioni offerte dalla tecnologia, di cui ormai siamo grandi fruitori.
Questo è “Nel Cuore della Notte (NCDN)”, gruppo aperto che si è aggregato a partire dal 2019 per cercare di immaginare azioni, sviluppare pratiche performative inclusive e comunitarie innervate nel tessuto urbano, lavorando in modo volontario. Un progetto culturale, ma anche politico. Un atto di resistenza, che raccoglie voci provenienti non solo dal teatro e dalla danza, ma anche di intellettuali, scrittori e operatori nell’ambito socio-sanitario.
Il tutto è partito esattamente due anni fa. Proprio il 23 dicembre del 2018, Alessandra De Santis di Teatro delle Moire scrisse una lettera a Mimmo Lucano e ai nostri governanti. Il sindaco di Riace era stato arrestato pochi mesi prima con accuse terribili, che andavano dalla truffa agli abusi d’ufficio, dall’associazione per delinquere al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La lettera, sottoscritta da oltre duecento persone del mondo della cultura e della società civile, chiedeva che Lucano potesse rientrare a Riace e riprendere la sua esperienza di accoglienza, inclusione e multiculturalità. Il suo modello, apprezzato e studiato in tutto il mondo, apriva i nodi di un confronto sferzante tra solidarietà ed egoismo, tra umanità e disumanità, in un’Italia nella morsa dei Decreti Salvini sulla Sicurezza.
Questo primo gesto si è poi tradotto in un’azione pubblica grazie anche a un’intuizione dello scrittore Antonio Moresco e alla complicità e al lavoro rigoroso di circa ottanta persone: così la notte del 21 settembre 2019, si snodò un cammino per le strade di Milano con oltre cinquecento partecipanti. Più di trenta chilometri dal tramonto all’alba, attraverso luoghi simbolici della città.
“Dopo questa esperienza abbiamo cominciato a incontrarci per immaginare come rilanciare, come proseguire questo nostro progetto – ricorda Alessandra De Santis – ma con la pandemia è ovviamente stato difficile innanzitutto incontrarsi ma anche capire come proseguire, quali ipotesi di reazione immaginare. A un certo punto abbiamo sentito l’urgenza di ricominciare, di provare a incontrarci coi mezzi consentiti, per riprendere le fila di un agire condiviso. Durante il lockdown, con l’idea di fare qualcosa insieme nello stesso momento, che ci connettesse e ci sostenesse nelle nostre solitudini, abbiamo realizzato delle playlist che ogni giorno per due mesi ognuno di noi faceva partire dalla propria finestra o balcone. Ci siamo così appassionati a questa idea del suono, della parola come strumenti che possono collegare, connettere e abbiamo proposto all’allora neonata Radio India (Teatri di Roma) un progetto sonoro dedicato al cammino. Avevamo a disposizione molto materiale sonoro, voci, dirette radiofoniche. Così abbiamo creato la nostra prima trasmissione radio che poi col tempo ha generato RadioVisione, andata in onda per la prima volta a novembre 2020 sulla piattaforma sprecker.com».
Barbara Piovella, attrice e performer che fa parte di Teatro degli Incontri, esperienza di collettivo artistico e di teatro partecipato attiva su Milano da dieci anni, è stata tra le prime ad aderire alla nuova iniziativa. «Il linguaggio radiofonico – dice – ci ha incuriosito, nonostante molti di noi fossero alla prima esperienza. L’intuizione si è rivelata salvifica all’indomani del blocco imposto dal Covid. Dopo il racconto sonoro per Radio India, abbiamo continuato. È nato così il palinsesto per RadioVisione. Come gruppo di trenta persone, abbiamo sentito di dover continuare. Abbiamo prima di tutto raccolto vari contributi da coloro che fanno parte del gruppo NCDN, prima di tutto per metterne in evidenza la ricchezza e la complessità delle professionalità e competenze che lo compongono e per dare voce alla società civile: non solo artisti, ma anche insegnanti, operatori, educatori, psicologi. Sono nate tre rubriche. La prima, “Cavalieri nella tempesta”, raccoglie conversazioni per immaginare il futuro fuori dalle strade più battute. La seconda, “Sognare la terra”, è un sismografo notturno di riflessioni sui sogni che emergono ai tempi della pandemia, che è stata curata dallo psicanalista Fabrice Olivier Dubosc che pure fa parte del gruppo. La terza rubrica, “Extraterrestre”, è invece il viaggio interstellare di un alieno che approda sulla Terra ed esplora la natura dei terrestri, appassionandosi alle loro storie. Tutte queste esperienze sono un modo per raccontarci, per condividere pensieri, per farci contagiare da visioni di bellezza. Un percorso che ci ha appassionato, ed è possibile trovare online. La programmazione riprenderà dopo le feste natalizie».
Letizia Buoso, dramaturg e regista, tocca le articolazioni più complesse del progetto: «Anche dopo la caduta dello scorso Governo, che coi Decreti Sicurezza aveva indebolito persino la libertà di agire dissenso come moltitudine nello spazio pubblico, ci è stato chiaro che rimanevano irrisolte le questioni gravi focalizzate nel preparareil cammino notturno del 21 settembre 2019. Tutti noi che ci abbiamo partecipato, abbiamo avvertito nei giorni seguenti una stanchezza pervasiva e rivelatrice. Poi è arrivato il Covid, una malattia che blocca il respiro e che ha inciso sulla ritualità, ad esempio sui funerali e come ci permettono di stare nel lutto. E che estremizza vulnerabilità e precarietà: anche in Italia cominciavano a esistere persone cui era negato il diritto alla cura, “sacrificabili”. “Persone dispensabili”, come le ha definite Judith Butler. Che propone invece, come risposta, “l’alleanza dei corpi”, un’azione performativa comune. Attraverso la radio, abbiamo raccolto e fatto viaggiare voci, suoni, immaginazione. Ma ci mancava l’agire in presenza. Per dire ancora che esistiamo incarnati, che siamo interdipendenti, che possiamo creare nuove esperienze di coabitazione e ritualità, abbiamo scritto un Manifesto: traccia la tensione tra i fantasmi che sentivamo agire anche in noi stessi – accelerazione e non ascolto, strumentalizzazione, prevaricazione – e cosa sentiamo ci lascia integri, come ad esempio poter essere uno per l’altro discendenti-antenati. Vorremmo innescare un contagio vitale: un’azione culturale che ci permetta di coesistere irradianti anche in questo presente ancora buio. Il nostro è un gruppo aperto, senza un vertice, che ricerca la coralità e tenta di comporre le dimensioni del pubblico e del privato».
L’obiettivo di “Nel Cuore della Notte” è ora di tessere un arazzo, di ricamare il Manifesto coinvolgendo le persone anziane. La speranza è di ripartire a primavera, magari approdando a Palazzo Lombardia, luogo più che mai simbolico in quest’epoca Covid, e donare quell’arazzo alla città perché resti come testimonianza visibile e generatrice.
“Nel Cuore della Notte” è, infatti, anche un progetto che ha vinto un bando. Ce ne parla Luca Monti, docente a contratto all’Università Cattolica di Milano, esperto di progetti per la cultura: «Abbiamo vinto con “(Non) è la fine del mondo” il bando del Comune di Milano – Ambito 3 – FOCUS, Fondo per la cultura sostenibile. Il progetto nasce dal nucleo di persone che si sono aggregate nella camminata. È una chiamata all’arte processuale, che intende operare perché quello in atto non sia un crollo irreparabile. Cercheremo di valorizzare le pratiche performative inclusive e comunitarie, innervate nel tessuto urbano, che abbiamo perseguito durante i mesi della pandemia. Il Comune ha voluto premiare pochi progetti. Su 178 in lizza, ne sono passati solo sei. Abbiamo ottenuto 32.500 euro. Ciò che manca al monte spesa previsto di 42mila euro, sarà a nostro carico. Obiettivo del progetto è creare lavoro in un momento di crisi, realizzando reti sociali e culturali con persone in condizione di disagio. Il progetto sarà imperniato proprio sulla costruzione di un arazzo. Proveremo a coinvolgere gli anziani delle Rsa, dei luoghi di cura ma non solo, e cercheremo di portare a termine il progetto calibrandolo rispetto a quella che sarà la situazione che ci troveremo davanti».
Una trama di fili tesi o aggrovigliati, liberi o annodati, s’impossesserà dunque dei linguaggi silenziosi di una piccola comunità. Diventerà tessuto vivo. Pur partecipando al gruppo a titolo personale, è interessante notare che tra i soggetti che compongono NCDN fanno parte tra gli altri molti esponenti di realtà artistiche e sociali del territorio quali Qui e Ora, Teatro Periferico, Compagnia La Lucina, Teatro degli incontri, Compagnia delle Ali, Nina’s Drag Queen, Repubblica Nomade, SEM Società Editrice Milanese e molti altri. A loro si aggiungeranno durante il percorso del progetto altre realtà prestando la loro competenza e accompagnando il gruppo in alcuni laboratori come ad esempio l’associazione Serpica Naro per la cura del gesto del ricamo.
In attesa che arrivi primavera. Nella speranza di riprendere quest’itinerario di pace con un nuovo cammino simbolico per le vie di Milano. Magari il giorno del solstizio d’estate del 2021, con approdo davanti al Palazzo della Regione.