
In particolare, il tavolo che ha messo a confronto alcuni degli operatori dei principali luoghi della danza delle due sponde del Mediterraneo ha acceso importanti riflessioni sull’etica e i valori morali dell’arte, e naturalmente in questo caso della danza. Particolarmente importante in una piattaforma come NID, dove le scelte o le non scelte degli operatori definiscono, che piacciano o meno, l’offerta migliore sul mercato, la ricchezza artistica più efficace, in potenza, innovativa che in qualche modo avrà a sua volta una ricaduta, un’influenza.
Se l’interrogativo iniziale ruotava, giustamente, attorno al problema della sostenibilità, l’attenzione si è spostata poi, grazie all’intervento del visual artist greco Alexandros Mistriotis, dal “fallimento” finanziario a quello che potrebbe essere, per più motivi, un fallire a livello artistico e culturale, un fallire del sistema di valutazione e dell’autocritica.
Citando Mistriotis: “La mancanza di fondi in Europa è veramente una realtà o c’è un altro tipo di mancanza?”. “Verità, bellezza e giustizia in quello che si fa” sono, secondo l’artista, i valori e i criteri che stanno alla base di ogni impegno artistico, come può esserlo la danza; criteri e allo stesso tempo interrogativi che mettono a nudo il lavoro di un coreografo o danzatore come quello di qualsiasi altro artista. E riportano la ricerca, a volte fin troppo esasperata, a riconnettersi al binomio necessità-emergenza.
“Lo stato di emergenza è uno strumento per ridefinire la relazione e tutti i valori della nostra realtà” afferma Mistriotis. Quella necessità di cui dà e ha dato prova l’altra sponda del Mare Nostrum, come ha ricordato Karima Mansour del MAAT Dance de Il Cairo: “In Egitto, dopo quattro anni dall’inizio della rivoluzione del 2011, c’è stato un boom di danza, teatro, musica. Gli artisti sono scesi in strada, sono esplosi i graffiti, c’era una grande necessità di esprimersi che prima non trovava sbocchi”.
E qui ancora una volta Mistriotis ha spostato in modo intelligente il punto di vista: “Forse dobbiamo smettere di cercare di educare il pubblico e iniziare ad avere un rapporto con il pubblico. Critichiamo il pubblico e non il sistema utilizzato”. Punto di vista che riporta a sua volta al tema dell’autenticità del lavoro, fondamentale secondo Velia Papa di Inteatro Polverigi: “Il pubblico percepisce un lavoro autentico, indipendentemente dalla formazione. L’autenticità tocca chiunque, tocca il cuore di chiunque”.
E quindi, è così importante cercare, programmare, dare priorità continuamente al nuovo?
Sandrine Mini, direttrice de Le Toboggan Scène Régional Rhone Alpes, sostiene che no, non lo è: “Noi operatori dobbiamo dire stop alla corsa frenetica alla novità. Scegliamo produzioni che hanno già una vita, ma con un contenuto e un valore necessario. Diamo al pubblico quello che è necessario vedere, che non è per forza qualcosa di nuovo”.
Se riprendiamo però questi criteri di verità, bellezza, giustizia, necessità ed emergenza, scegliere tra le proposte delle 16 compagnie/coreografi presenti a NID, non risulta facile.
Sicuramente Giulio D’Anna/Versiliadanza è quello che più di tutti si è tirato fuori dal gruppo con il suo lavoro sulle relazioni interrotte intitolato “OOOOOOOO”, che verrà presentato domani, sabato 31, a Torino per Interplay. Dove i racconti personali danzati, cantati, musicati, ironizzati dei danzatori, con i loro corpi e respiri “rumorosi”, sono arrivati più vicino al pubblico, che ha applaudito con calore la performance.
Peccato però, facendo riferimento alla frase di Sandrine Mini (“Diamo al pubblico quello che è necessario vedere, che non è per forza qualcosa di nuovo”), che la compagnia fosse uno degli ospiti della piattaforma in programma la domenica pomeriggio, ultimo giorno di NID, quando ormai molti avevano già fatto ritorno a casa.
A questo punto però bisognerebbe passare la parola ai protagonisti in vetrina, perché siano loro a dirci quanto l’assenza di fondi, la scarsità di enti di produzione, la preoccupazione costante di produrre qualcosa di nuovo o di assicurare un certo numero di presenze in sala gravi sulla loro libertà e verità creativa, rendendo troppo rischiosa la scelta di essere un passo avanti rispetto a quanto il mondo contemporaneo propone già in tutte le salse.