Pulsi 2012: corpi, suoni e sguardi in tempo reale

Piccole meraviglie|Pulsi 2012|Francesca Proia
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Pulsi 2012Come vedono i nostri occhi? Cosa si guarda durante un’azione improvvisativa? Gli occhi hanno la velocità del suono? O quella del movimento? E’ possibile per un fotografo fissare, fermare in uno scatto fotografico, un’azione improvvisativa?

Nasce da queste sollecitazioni la nona edizione di Pulsi, rassegna di “corpi e suoni in tempo reale” ideata dall’associazione culturale Takla Improvising Group.
Si svolgerà a Milano, fra Teatro dell’arte, Triennale e Pim Off, da domani 3 novembre fino al 18.
In programma dieci performance e tre workshop per un totale di 22 artisti coinvolti tra danza, musica, videoproiezioni, installazioni, attività per bambini, aperitivi e degustazioni con artisti.

Si parte con i workshop, aperti a danzatori, musicisti, artisti visivi ed educatori. Vedranno protagonisti il fotografo Roberto Masotti (Il segreto dell’azione: 9, 10 e 11 novembre su fotografia, video e improvvisazione), il danzatore Leonardo Delogu (Camminare nella frana: 3, 4, 5 e 8, 9, 10 novembre su danza, teatro e improvvisazione), e la danzatrice e coreografa Francesca Proia (How to grow a lotus: 17 e 18 novembre su danza e yoga).
Le performance saranno invece concentrate nelle giornate del 9, 10 e 11 (con inizio alle ore 18): in programma, fra gli altri, “The breathing us”, di e con Francesca Proia e Danilo Conti, che arriva a Milano dopo il debutto al festival Vie di Modena; il musicista Paolo Angeli e il danzatore Franco Senica in “L’animale che dunque (non) sono”, e sempre in ambito di danza Claudia Catarzi, Maria Francesca Guerra, Giselda Ranieri ed Elia Moretti

Infine una sezione del festival dedicata all’infanzia, “Piccole meraviglie”, in cui la danza e la musica dal vivo coinvolgeranno bambini da 0 a 10 anni e relativi genitori: un’avventura teatrale senza testo né narrazione che vedrà i bambini dialogare con i performer attraverso il corpo e i suoni (11 e 12 novembre).

Ad accomunare la proposta di Pulsi sarà lo sguardo rivolto alla disciplina dell’improvvisazione, prerogativa dei padroni di casa. Takla, associazione milanese nata nel ’98, ha infatti una netta vocazione per l’improvvisazione come forma di espressione artistica, e nel festival sarà rivolta in particolare a musica e danza.
Abbiamo chiesto a Cristina Negro, direttore artistico della rassegna, di raccontarci il loro percorso dal 2000 ad oggi e le novità di quest’anno.

Francesca Proia
Francesca Proia e Danilo Conti
Siete arrivati alla nona edizione. In un periodo di tagli e crisi, per un festival delle vostre dimensioni è senz’altro un traguardo. Cos’è cambiato rispetto alle prime edizioni?
E’ cambiato moltissimo: il contesto socio-culturale, l’approccio all’arte contemporanea, la modalità organizzativa, la promozione e la comunicazione, il pubblico. E’ cambiata anche la nostra consapevolezza, la nostra esperienza.
Le prime edizioni erano strutturate senza un filo conduttore, ma scegliendo artisti che corrispondessero alla nostra sensibilità artistica e all’esperienza con l’arte dell’improvvisazione. Oggi riceviamo molte più proposte rispetto ai primi anni da parte degli artisti, e organizziamo il festival con grande cura al tema conduttore intorno a cui ruotano le performance, i workshop, gli incontri, le installazioni. Il festival è un’importante occasione di scambio professionale e umana, di incontro, di conoscenza, di scoperte per noi, per gli artisti, per il pubblico.
Capiamo quando il festival “funziona” dai progetti che ne scaturiscono: significa che gli artisti hanno trovato un’atmosfera propizia per potersi parlare, confrontare, ascoltare. Cerchiamo sempre di coltivare questo aspetto fin nei minimi dettagli, oggi molto più di un tempo. Per noi il valore è nelle persone più che negli spettacoli.
 
Tema di quest’anno è lo sguardo, che verrà declinato attraverso differenti discipline, dalla musica alla danza alla fotografia. Performance e workshop cercheranno di riflettere su come e quanto percepiamo attraverso lo sguardo, per poi condividere i pensieri emersi insieme al pubblico, nella giornata del 10 novembre. Da dove è nata la scelta di questo tema?
Il tema dello sguardo, a noi caro, è arrivato e si è sviluppato insieme a Roberto Masotti, fotografo che collabora con noi da tempo. Roberto ci ha proposto quest’anno un workshop su questo tema e insieme a lui lo abbiamo progettato, strutturato, promosso. Che cosa vedono i nostri occhi quando assistiamo ad una performance di improvvisazione? Può, l’improvvisazione, che accade nell’istante, essere “catturata” dagli occhi di un fotografo o di un video artista? Può chi improvvisa orientare il fotografo? Come il nostro sguardo può “entrare” nella perfomance, nei suoni prodotti, nei corpi in movimento? Come fermare in uno scatto un’azione continuamente mutabile? Il workshop cercherà di indagare questo tema attraverso momenti teorici e pratici, offrendo davanti al pubblico, sabato 10 novembre, la possibilità di riflettere e condividere pensieri ed esperienze, facendo nascere domande e interrogandosi sulle possibili risposte.

Piccole meraviglie
Piccole meraviglie, la sezione Pulsini del festival
Altra novità di quest’anno è una sorta di festival nel festival, Pulsini, dedicato ai bambini. Che, da sempre, hanno uno sguardo più libero e meno condizionato verso la realtà. Cosa proporrete ai loro sguardi?
Lavorare in improvvisazione coi bambini è un’esperienza meravigliosa. I bambini sono soprattutto nel tempo presente, poco nel passato e raramente nel futuro. Sono dunque i migliori fruitori dell’improvvisazione, che si svolge proprio nel presente, che sfrutta l’attimo, che si nutre dell’istante.
I bambini colgono ogni sfumatura delle nostre performance, e improvvisare con loro è una grande occasione per riappropriarsi di materiali, tempi, sguardi dimenticati. Domenica 11 novembre accoglieremo bambini e famiglie a “Piccole Meraviglie” – il nostro nuovo progetto che ci sta dando grandissime soddisfazioni di pubblico e critica – pensato per e con i bambini, nel quale i piccoli da 0 a 10 anni diventeranno parte integrante della performance come musicisti e danzatori.

Essenza del vostro essere è appunto l’improvvisazione. Dal ’98, quando Takla Improvising Group è nata, avete avuto come obiettivo diffondere l’improvvisazione nella danza, nella musica, nel teatro e nelle arti visive: la pratica improvvisativa come momento fondante di ogni processo creativo. Una “scuola” che, in Italia, ha forse maggiori sostenitori in campo musicale rispetto a danza e teatro.  
Difficile risposta e forse falsa domanda. E’ vero che la musica ha una tradizione improvvisativa più “riconosciuta” se ricordiamo che già Bach improvvisava nelle sue composizioni, ma proviamo a pensare a cosa facevano con il corpo le popolazioni di tutto il mondo – soprattutto quelle dei paesi non occidentali – in occasione di matrimoni, funerali, cambiamenti di stagione: danzavano.
E noi ogni mattina quando ci svegliamo cosa facciamo? Non facciamo altro che improvvisare. La differenza risiede nella consapevolezza che possiedo rispetto all’azione che sto svolgendo: quanto ho scelto dell’azione che sto compiendo? In una performance di improvvisazione non faccio altro che scegliere: dove stare, come stare, cosa fare, cosa guardare, se muovermi, se suonare, cosa suonare, quando suonare, quando muovermi, se parlare, cosa dire, quando dirla etc. etc., e tutto ciò nasce da un delicatissimo equilibrio tra un ascolto interiore e un ascolto esteriore, verso gli altri partner, lo spazio, il pubblico.

Raccontaci, senza svelare troppo, cosa succederà nella serata di lunedì prossimo, 5 novembre: un’anteprima del festival ospitata al Pim Off in cui il collettivo Strasse proporrà un particolare “Pit stop”.
Sarà un’esperienza sullo sguardo, l’ascolto e la percezione, per un solo spettatore alla volta. Qualcosa di inusuale, breve, essenziale, cui si sommeranno durante la serata buona musica e un aperitivo stuzzicante!

Info e prenotazioni: organizzazione@takla.it – tel. 02 55183323 /cell. 331 8226439.
 

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