TeatroLab. I linguaggi del teatro contemporaneo a Pompei

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TeatrolabPer fortuna il teatro a Napoli non è solo una merce per rivalutare zone dimenticate dalle istituzioni o una kermesse per turisti, quindi non solo un concetto fisico ma anche un qualcosa che va al di là del semplice specchietto per le allodole. Basta spostarsi un po’ in provincia (o in uno dei teatri off napoletani dimenticati dagli organizzatori del NTFI) per capire che senza fondi ma con molte idee si può arrivare lontano.
È il caso del Teatrolab, primo festival organizzato dai ragazzi del Pompeilab di Pompei (NA), centro di aggregazione sociale e culturale, che a partire dal 12 giugno ha aperto le porte ai linguaggi del teatro contemporaneo.

Si è cominciato con Gea Martire, che ha presentato in apertura “Della Storia di G.G.”, tratta da un’opera di Maria Grazia Rispoli. Protagonista è una donna che ha un colpo di fulmine, innamorandosi dell’impresario delle pompe funebri, dinanzi a un padre costretto a letto, moribondo.
Si prosegue, invece, il 26 giugno con Marco Manchisi, l’ultimo pulcinella napoletano in maschera bianca, vittima di un giudice che lo sottopone ad un assurdo processo. Un Pulcinella atipico, quello di Manchisi, attuale, che utilizza il classico registro surreale del Pulcinella tradizionale imbevendolo di numerosi riferimenti alla realtà odierna.

Il 17 luglio è il turno di Antonio Rezza, che presenta “Io”, uno dei migliori lavori del performer romano. Come sempre, Rezza lavora sinergicamente con Flavia Mastrella con l’utilizzo di drappi e tele in cui il performer inserisce il suo volto plastico.
Rezza prende di mira le nostre paure, un’umanità ridicola e individualista che si fa strada con cattiveria e banalità. Grazie ad un lavoro fisico e provocatorio, il pubblico può avvertire sulla propria pelle tutto il disagio di un mondo alla deriva.
Il 24 luglio è protagonista il teatro di Annibale Ruccello con “Le cinque rose di Jennifer” portato in scena da Salvatore Mattiello di Ichos Zoe Teatro. Mattiello, già protagonista di “Ferdinando”, torna a frequentare il teatro del drammaturgo stabiese innovando e ampliando il testo originale con ulteriori elementi.
La chiusura, invece, è affidata a Teatro Di Legno, una delle più interessanti realtà campane, che, il 12 settembre, presenta “La nave dei folli”, tratto dal libro di Sebastian Brant. Una nave piena di corpi-relitti, di folli, doppi involontari, esiliati nel dolore del ricordo. Uno spettacolo commovente, che va dritto al cuore dello spettatore, e che rappresenta un esempio di vera ricerca teatrale.

Un debutto importante, quindi, per i ragazzi del Pompeilab che hanno rivitalizzato un ex depuratore ormai in disuso delle acque della città per creare un luogo in cui far confluire teatro, musica, pittura, fotografia, arti visive e progetti di solidarietà sociale.
Il centro si trova a pochissima distanza dal fiume Sarno ed è gestito da volontari che, senza fini di lucro, prestano la loro opera all’interno del Pompeilab.
Due palcoscenici all’aperto, di cui uno adibito per il teatro da 154 posti, e una sala al chiuso dotata di un’attrezzatura adeguata sia per la musica che per il teatro.
Insomma, il Pompeilab è un luogo importante che sta crescendo di anno in anno, apportando nuova linfa ad un territorio non sempre attivo su questo fronte.

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